Coltivare il marePerché puntare sull’alga kelp

Alleata sostenibile in cucina, già ampiamente consumata in Asia, questo vegetale è sotto i riflettori per le sue proprietà nutritive e per il basso impatto ambientale. Protagonista di progetti di innovazione gastronomica, ha attirato l’attenzione di molti investitori e viene coltivata in vere e proprie “fattorie marine”

Nella lista dei cibi amici dell’ambiente o climate-friendly, per dirla all’inglese, l’alga kelp sta scalando posizioni e conquistando i palati di tutto il mondo. Utilizzata da sempre nei piatti tradizionali della cucina orientale, oggi viene riscoperta grazie alle proprietà nutritive e alla sua essenza sostenibile.

Fa bene a noi e al pianeta
Alimento funzionale dall’alto potere nutritivo, ricco di sali minerali e vitamine del gruppo B, l’alga kelp è un importante asset per il movimento della nuova agricoltura etica. Al contrario della maggior parte delle materie prime più “tradizionali”, cresce rapidamente (fino a 61 cm al giorno) e non ha bisogno di fertilizzanti né di essere irrigata con acqua fresca per vivere rigogliosa. È inoltre fondamentale per arrestare il ritmo incalzante del riscaldamento globale, come ha raccontato Pia Winberg, ecologista dell’australiana University of Wollongong, in una recente video intervista con la BBC.

Dall’altra parte del mondo, dove gli aborigeni sono stati gli early adopter della kelp, la Winberg studia da anni gli effetti di quest’alga sull’ambiente. Attraverso la fotosintesi clorofilliana è infatti capace di assorbire grandi quantità di anidride carbonica (a livello globale sono 200 milioni di tonnellate all’anno) e di contribuire al processo di deacidificazione degli oceani. Con questi numeri in mente, nel 2013 Pia ha aperto la prima fattoria di alghe marine nel New South Wales, producendo estratti di kelp per cibo, cosmetici e farmaci.

Le nuove frontiere dell’agricoltura rigenerativa
Secondo le ricerche della società di trend forecasting WGSN, le alghe rappresentano uno dei principali driver dell’agricoltura rigenerativa. Si tratta di un nuovo approccio che punta a ridurre l’impatto ambientale delle attività agricole e, allo stesso tempo, tutelare la fertilità dei terreni combattendo contro il loro impoverimento. Impiego di fertilizzanti naturali per eliminare i prodotti sintetici, rotazione delle colture e gestione integrata dei pascoli sono alcune delle strategie messe in atto dall’agricoltura rigenerativa, sostenuta non solo dall’industria alimentare ma anche da quella della moda, con progetti come il Regenerative Fund for Nature lanciato da Kering. Ecco perché Atlantic Sea Farms rappresenta un nuovo modello di agricoltura marina sostenibile.

Fondata nel 2009 negli USA con l’obiettivo di dare impulso alla gestione delle risorse marine delle coste del Maine (dove i cambiamenti climatici si fanno sentire), con il motto “Kelp the Earth” questa fattoria del mare ha messo in piedi dei corsi per insegnare ai pescatori di aragoste atlantiche a diversificare le proprie entrate, tramite l’avvio di una produzione di kelp. Grazie a progetti come questo, l’agricoltura di alghe si svilupperà in modo costante e, se l’incremento della produzione si manterrà stabile su un indice del 14% all’anno, entro il 2050 il World Bank Group ha stimato che l’approvvigionamento globale di cibo potrà crescere del 10%.

Perché piace così tanto?
Al di là delle questioni ambientaliste, la kelp sta conquistando i palati di tutto il mondo ed è impiegata quale base principale di prodotti come burger, hot-dog e perfino spirits analcolici. Infatti, con la sua concentrazione di umami, rispecchia le ultime tendenze del gusto e incontra le richieste di chi è alla continua ricerca di novità. In questo senso, WGSN dichiara che le giovani generazioni sono il target più interessato a cibi e bevande preparate con la kelp, specialmente in America e in UK. A Brooklyn c’è Akua, brand nato nel 2019 per proporre soluzioni plant-based con prodotti a base di alghe marine.

Primo tra tutti il Kelp Burger, pronto da cuocere in padella e degustare racchiuso in un fragrante bun, insieme a maionese vegana, lattuga e avocado, dal sapore simile a quello di funghi e pomodori, di cui solo nel 2021 sono state vendute oltre 120 mila confezioni. In Europa c’è anche The Dutch Weed Burger, azienda fondata da Mark Kulsdom, attivista per Animal Liberation Movement che nel 2012, durante le registrazioni di un documentario con la scrittrice gastronomica Lisette Kreischer a New York, ha preparato il suo primo burger all’alga.

Rivelatosi un ottimo sostituto della carne, si è poi sviluppato diventando un vero e proprio brand che oggi produce anche le Weed Balls, ispirate alle tradizionali Bitterbal olandesi, ripiene di ragù ai funghi shiitake e kelp, oppure The Dutch Weed Dog, realizzato con lattuga di mare, funghi e piselli, dal gusto affumicato e leggermente sapido. Sulle coste della Cornovaglia nasce infine Sea Arch, alternativa analcolica al gin, che parte dalla distillazione di botaniche come alghe kelp, cardamomo e arancia rossa. Per realizzarlo, gli aromi vengono estratti e separati dall’alcol creando un sapore che ricorda una ventata di brezza marina, con il tocco umami dell’alga e la nota fresca del finocchietto selvatico. Da degustare con un Sea&Tonic per apprezzare un sapore relativamente nuovo al quale, a quanto pare, i nostri palati si abitueranno molto presto.

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