La frattura nei Cinquestelle, la scissione grillina, la nascita di un partito di Luigi Di Maio disposto a unirsi ai centristi. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi non sembra credere molto a nessuno di questi scenari. Perché il conflitto interno al Movimento è più che altro una contesa «per decidere chi farà le liste», spiega al Messaggero. Alla fine, dice, non romperanno per la risoluzione sulle armi da votare il 21 giugno in occasione dell’intervento del premier Mario Draghi in Parlamento.
«Mi sembra che la divisione grillina sia legata solo agli equilibri sulle poltrone», prosegue Renzi. «Noi pensiamo all’Ucraina, loro hanno in testa il secondo mandato. Di Maio ha rinnegato tutte le idee che lo hanno portato in Parlamento: bene, meglio tardi che mai. Ma questo non significa dargli la leadership dell’area Macron: è pur sempre l’uomo che ha visitato i gilet gialli. Stiamo ancora aspettando che si scusi per le sue parole sulla Boschi dopo l’assoluzione su banca Etruria e contro gli amministratori del Pd su Bibbiano».
E in questo caso, che succederà il 21 giugno? La maggioranza riuscirà a trovare un documento comune da votare? «Ma sì», dice Renzi. «I grillini hanno cambiato idea su tutto. Volevano uscire dall’euro, bloccare la Tav, dire no al Tap, mettere in Stato di accusa Mattarella, rispettare i due mandati e non allearsi con nessuno. Come vede hanno cambiato idea su tutto. Capita a chi fa politica solo per difendere lo stipendio e non le proprie idee. Anche adesso finirà con tanto rumore per nulla».
Insomma, nessun pericolo per il governo Draghi dopo le turbolenze delle amministrative – dice Renzi. «I partiti hanno meno di un anno per organizzarsi: facciano politica, se ne sono capaci, anziché disturbare il conducente».
Intanto, si parla molto dell’ipotesi di creare un nuovo soggetto politico di centro. Luigi Marattin lancia l’idea delle primarie per scegliere il nuovo leader liberaldemocratico, visto l’affollamento di nomi. Renzi spiega: «Mi sembra prematuro parlarne e soprattutto giocare sui nomi va bene sotto l’ombrellone, ma ha la stessa credibilità del calcio mercato. L’area centrale sarà decisiva per decretare il vincitore delle elezioni: è sempre andata così è sempre andrà così. Vedremo se il Pd o la destra sapranno occuparlo o se la lasceranno libera così da permettere la creazione di un terzo polo vincente. Faremo questa discussione tra sei mesi, non ora. Ora occupiamoci di cose serie».
E tra le cose serie, ovviamente, c’è la guerra russa in Ucraina e le sue conseguenze: «Servono poche cose chiare. Continuare a difendere gli ucraini certo, provando a fare dell’Europa anche un attore diplomatico come noi chiediamo dal 24 febbraio: assurdo che medi Erdogan e non medi Bruxelles. Ho votato per le sanzioni e per l’invio delle armi, sono pronto a farlo di nuovo. Ma accanto a tutto ciò serve una iniziativa politica e diplomatica che il viaggio di Macron, Scholz e Draghi lascia presagire. Inutile oramai vivere di rimpianti sul passato: dopo l’aggressione russa è cambiato tutto. Ma la pace ha bisogno anche di una iniziativa politica. Tenere insieme il sostegno agli ucraini sul terreno e la fatica della via diplomatica è difficile, ma è il compito storico dell’Europa. Perché qui è chiaro che non vincerà nessuno, ma se continua così perdiamo tutti».