Operazione ClnLo schema di Letta non può ridursi a un “tutti dentro” contro Meloni fatto con il Cencelli

Una sommatoria di forze politiche non potrà essere vincente se non sarà animata da un certo spirito politico-programmatico ispirato alla chiarezza (che al centrosinistra difetta da trent’anni). Eppur qualcosa si muove. Con Calenda e Renzi. E senza Conte

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L’operazione-Cln è partita. Tutti i democratici, antifascisti, progressisti, socialisti, liberali contro la destra capitanata – almeno a oggi – da Giorgia Meloni, una che secondo Enrico Letta dà sempre la colpa di tutto agli altri, l’amica di Viktor Orbán e di Marine Le Pen e di Vox.
Lo schema del leader del Pd – il derby tra noi o la Meloni – è teoricamente elementare: tutti dentro contro la minaccia nera o nerastra, da Roberto Speranza a Renato Brunetta (lasciamo poi perdere che sul ministro ex forzista ci siano dubbi sulla opportunità di candidarlo) con il Pd che si apre persino nel simbolo, Pd-Dp (democratici e progressisti) – tanta gente resterà fuori dalle liste per raggiunti limiti di mandati ricoperti e largo ai giovani (si spera, almeno).
Tutti dentro non solo “contro”, ma anche in positivo, vale a dire tutti dentro coloro che hanno appoggiato l’opera di Mario Draghi, il vero spartiacque tra “noi” e “loro” (ma questo vale anche per Nicola Fratoianni?), il gran convitato di pietra di queste elezioni del 25 settembre: ed è da qui che discende l’anatema, il fortissimo anatema, per Conte-the-killer. Lui non ci sarà nella Grande alleanza draghiana, e non gli resta che imprecare contro un destino tutt’altro che cinico e baro che si è fabbricato con le sue stesse mani. Il M5s si avvia a una disfatta senza precedenti, e l’avvocato ne sarà il becchino.
Letta sceglie dunque di cacciare il mercante Conte dal tempio democratico pur senza fare un minimo di autocritica, comme d’habitude, ma la storia è cambiata, e questo è un fatto. Finalmente il Pd indica il proprio orizzonte politico a partire dalla storia di questo anno e mezzo sotto il segno dell’ex banchiere centrale, naturalmente forzandone i capitoli sociali, ma quello è il riferimento politico e ideale.
Va detto però che l’operazione “motivazionale” del segretario, volta a bloccare un pauroso animo depressivo che si è impossessato del Nazareno dinanzi a sondaggi che non lasciano spazio ai sogni, non risponde ancora alla questione di fondo. Perché l’operazione lettiana non si può ridurre a un “Cencelli” tra le varie forze politiche ma ha bisogno di essere animata da un certo spirito politico-programmatico ispirato alla chiarezza – e sui contenuti la storia del centrosinistra da trent’anni a questa parte non è certo rosa e fiori. Né si potrà eludere la questione del candidato premier: ma è ovvio, su questo punto, che se l’intera cattedrale lettiana dovesse essere edificata pur in così poco tempo sarà lui, l’uomo venuto da Parigi, a impersonare l’anti-Giorgia.
Ma intanto l’apertura c’è. La novità più grande è l’improvviso feeling con Carlo Calenda, non a caso l’unico nome citato esplitamente da Letta nell’intervista a Repubblica. Calenda ha capito che qualcosa si è mosso. E ora è pronto al confronto unitario, lasciando perdere la vocazione isolazionista seguita sin qui. E cade il veto su Matteo Renzi che qualche brillante dirigente del Pd aveva insufflato all’orecchio dei giornalisti, anche se Ettore Rosato è comprensibilmente guardingo: «La questione non è solo quella dei veti di Letta ma è politica, vedremo nelle prossime giornate».
Così si fanno i primi calcoli, qualcuno ipotizza una pattuglia renziana di 15 parlamentari, tra eletti nella quota proporzionale ed eletti nei collegi; mentre Calenda, potrebbe guidare almeno 35 deputati e senatori. E dunque nei prossimi giorni sarà tutto un fare i conti con il bilancino per garantire le varie componenti della Grande alleanza antimeloniana e la fatica non sarà poca. Lui, il segretario-certosino, ha cominciato a tessere la tela parlando con Speranza, i socialisti e altri. I contatti sono in corso, la partita è cominciata. Nel segno di Draghi e contro Conte e la destra. Alla fine ci sono arrivati pure loro.

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