Lo spettacolo osceno di un avvocaticchio senz’arte né parte che, nel pieno di un drammatico attacco all’Europa ordito da un criminale ammirato dal suo movimento di cinque deficienti, fa cadere il governo guidato dal più autorevole uomo politico dell’emisfero occidentale, con il pretesto surreale di non voler costruire un termovalorizzatore nella città che i suoi babbei e la sua babbea hanno trasformato in una discarica a cielo aperto, è il segno di questi tempi impazziti, di ‘a fessa mmano a ‘e criature, e di volenterosi complici del populismo non meno colpevoli di questo disastro annunciato che costerà miliardi di euro ai cittadini italiani tra spread, rientro degli investimenti esteri e poderosi crolli in borsa, senza contare gli effetti negativi della mancanza di un governo capace di meritarsi i finanziamenti europei post Covid.
Eppure questa non è la notizia più agghiacciante della giornata.
La notizia più agghiacciante della giornata è l’attacco missilistico russo contro un centro commerciale, un palazzo di uffici e una clinica oncologica di Vinnytsia, in Ucraina, a sud ovest di Kyjiv, a migliaia di chilometri dal fronte del Donbas, eseguito con due missili Kalibr ad alta precisione il cui margine di errore è di due-quattro metri e che quindi sono stati puntati proprio lì, sul cuore pulsante di una città e su un ospedale per malati di cancro, in pieno centro e in pieno giorno, alle dieci e trenta del mattino, con l’unico obiettivo di massimizzare il numero delle vittime civili ucraine.
I russi hanno assassinato almeno ventitré persone, tra cui tre bambini, i feriti gravi sono oltre cinquanta, i dispersi altrettanto.
Una delle bambine uccise dal terrorismo russo, Lisa di tre anni, aveva la Sindrome di Down e stava andando con la madre Iryna dal medico. È stata filmata fino a qualche istante prima dell’esplosione, mentre spingeva il passeggino davanti alla mamma orgogliosa di quella bimba speciale.
Le fotografie successive all’attacco mostrano Lisa a terra, immobile e coperta da detriti e da quel che è rimasto del passeggino. La mamma, Iryna, ha perso una gamba e molto più di una gamba.
La Russia è uno Stato terrorista, guidato da una cosca di mafiosi paranoici e popolato da milioni di volenterosi carnefici di ucraini e delle libertà occidentali, a questo punto altrettanto colpevoli dei loro leader o perché incapaci di fermare la mattanza orchestrata dal Cremlino o perché conniventi con le politiche stragiste di Putin e con i suoi crimini contro l’umanità.
Non è più una guerra, quella della Russia all’Ucraina. È un genocidio, dichiarato, pianificato, in via di esecuzione.
Mario Draghi è stato uno dei leader occidentali, con Joe Biden e Boris Johnson, ad averlo capito perfettamente e pur avendo provato più volte a far ragionare Putin è stato l’architetto delle sanzioni internazionali e della risposta unitaria del mondo libero.
Giuseppe Conte, invece, si è opposto all’invio di armi offensive all’Ucraina, non sia mai che potessero offendere Putin, un dittatore ricevuto a Roma come un Papa e al quale ha concesso di far sfilare l’esercito russo da sud a nord dell’Italia durante il lockdown.
Oggi parleremo tutti della sfiducia dei Cinquestelle al governo e delle dimissioni di Draghi, ma non della strage di innocenti a Vinnytsia, né del genocidio ucraino né dei brindisi al Cremlino per la caduta di Draghi e di Johnson, come da tweet di quel pesce lesso di Medvedev, l’ex Robin di Putin.
Parleremo, però, delle operazioni politiche speciali condotte in Bieloitalia dai facilitatori e dagli utili idioti dei criminali di Mosca. Non parleremo di Vinnytsia, dunque, ma del fronte italiano del genocidio ucraino pianificato dai russi.