Natura e nobiltàUn paradiso terrestre sul Lago Maggiore: le Isole Borromee

Una notte al Delfino: il più antico e nobile hotel ci porta alla scoperta di Isola Bella e Isola Madre, tanto care a Flaubert

Secondo lei, taluni luoghi sulla terra possedevano la peculiarità di produrre la felicità, quasi essa fosse stata una pianta alla quale è necessario un particolare terreno, una pianta che cresce male in qualunque altro luogo”. Chissà se lo scrittore francese Gustave Flaubert ha scritto questi versi di Madame Bovary dopo aver visitato una delle Isole Borromee. Pare gli sia bastato guardare l’Isola Madre, col suo patrimonio botanico incalcolabile, per descriverla come il luogo più voluttuoso visto al mondo.

Così appare ancora oggi: un eden tropicale che abbraccia lo sguardo e stordisce tutti i sensi celebrando la grande bellezza della natura. L’attuale Parco Botanico dell’Isola Madre, che segue i dettami dei giardini all’inglese, è stato realizzato tra la fine del 700 e i primi anni dell’800 per volere del conte Vitaliano Borromeo. Il suo aspetto originario è stato mantenuto nei secoli e il giardino è diventato con il tempo meta imprescindibile di scrittori, artisti e imperatori.

Accanto alle siepi di azalee e rododendri, le spalliere di antiche camelie, cedri e limoni, i pergolati di glicini vetusti, vi crescono banani, magnolie e una collezione di ibischi (Hibiscus spp.), arbusti esotici e alberi come aceri, palme, eucalipti, grandi Gingko biloba e un monumentale cipresso del Kashmir (Cupressus cashmeriana), specie che nella sua terra di origine, ai piedi dell’Himalaya, sta scomparendo: ha oltre 200 anni di età, è alto circa 25 metri, 8 metri di circonferenza alla base, ed è il più grande esemplare d’Europa, definito da Stendhal (“nom de plume” di Marie-Henri Beyle, 1783-1842) “l’albero più bello del mondo”

La visita guidata inizia proprio da questo parco botanico che non è la sola attrazione dell’isola, che vanta anche un palazzo dalle forme cinquecentesche. Una vera dimora di campagna – non a caso l’intera Isola Madre era stata concepita come una riserva di caccia dove potersi dilettare nei mesi più miti dell’anno.

Già, perché il palazzo di rappresentanza, quello designato a esprimere rango e status è su un’altra isola, l’Isola Bella: 320 metri di lunghezza e 180 di larghezza, questo lembo di terra è la sede del Palazzo Borromeo che ricopre quasi tutta l’isola, che fino al 1630 era uno scoglio abitato da pescatori, con due piccole chiese e qualche orto. I Borromeo, già proprietari dell’isola Madre dal 1501, dal primo ventennio del Seicento diedero avvio al grandioso progetto che portò alla creazione del Palazzo e del giardino a cura di Vitaliano I Borromeo ma l’esecutore materiale di questo progetto fu Carlo III Borromeo che iniziò la costruzione di questo luogo dedicato a sua moglie Isabella D’Adda che diede appunto il nome all’ “Isola Bella”. 

Vitaliano VI dedicò moltissimo tempo alla costruzione e ideazione del palazzo. Ma fu Carlo IV a completare la costruzione dei giardini e l’isola venne ristrutturata in modo da trasformarla in una nave fantastica, in cui il palazzo ricopriva il ruolo della prua e il giardino con l’anfiteatro la poppa.

Dal 2002 i giardini dell’Isola Bella, insieme a quelli dell’Isola Madre, fanno parte del prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society

Non basta un pomeriggio per visitare entrambe le isole, e per godersi l’atmosfera serale che vede dopo le 18.30 tutti i visitatori lasciare l’Isola Bella si può sempre soggiornare in uno dei due appartamenti di quello che fu l’albergo più antico di Stresa, Baveno e Pallanza: il Delfino. Già a fine Settecento esisteva come osteria Molinari, dal nome del droghiere di Milano che ne era proprietario. Nell’archivio storico della famiglia Borromeo è custodito un documento con cui il signor Molinari, droghiere in Milano, offre in affitto la “grande abitazione adattabile ad osteria, con orto, cantina, torchio e tinaia…..” di sua proprietà sull’Isola Bella, riferendosi al Delfino. 

Oggi, rivive una struttura di cui si ritrovano citazioni e tracce anche nella letteratura: tra le opere di grandi autori dell’epoca, il celebre romanzo “Piccolo mondo antico” di Antonio Fogazzaro e la “Guida ad uso di chi viaggia in Italia” di Stendhal.

La serra di Isola Bella, Lago Maggiore. Foto: Linkiesta

All’interno, tutto è in equilibrio perfetto. Colori, materiali, oggetti vintage e mobili antichi ma riportati a nuova vita con l’aggiunta di una stoffa lucente o di un dettaglio profumato. I pavimenti in piastrelle di cemento rosse e nere precedono il terrazzo veneziano; i soffitti a cassettoni su cui è stato riportato il colore originale, le ringhiere in ferro battuto dei balconi e i lampadari in ferro degli anni Trenta ricordano l’allure vintage di un tempo, ma senza esser polverosi. L’architetto torinese Salvatore Simonetti ha restaurato le sale mantenendo stile e atmosfera, come voluto dalla principessa Marina Borromeo: «L’edificio è stato oggetto di un complesso intervento di recupero con la supervisione della Soprintendenza dei beni culturali, finalizzato a conservare il fascino storico della struttura, privilegiando l’impiego di materiali originali e il restauro di dettagli antichi».

Anche al ristorante alcune chicche, a partire dai piatti su disegno di Ginori 1735. Altri arredi e oggetti d’epoca sono stati ricercati con pazienza tra brocante e antiquari per dare vita ad un ambiente intimo ma vissuto. Lo chef, Luca Vietti, di origini campane, ha il culto della materia prima che sceglie per essere locale e sostenibile, avendo anche a disposizione l’orto della famiglia Borromeo.

L’uovo cotto a bassa temperatura dello chef del Delfino, Isola Bella.

Il Delfino apre al pubblico tutto il giorno, da marzo a fine ottobre, con un ristorante da circa 150 posti e una terrazza affacciata sul Lago Maggiore.