Artigianalità e sartorialità Dall’unione tra design e moda nascono lampade a forma di manichini antropomorfi

Hanno il corpo in resina e la testa di vetro, il vetro di Murano, che nell’antica tradizione del luogo viene soffiato dagli artigiani. Questi prodotti fuori dagli schemi fanno parte della nuova collezione nata dalla collaborazione tra il designer Luca Nichetto e lo storico e innovativo lanificio Vitale Barberis Canonico

Luca Nichetto per Vitale Barberis Canonico

In una mattinata apparentemente normale, il designer Luca Nichetto arriva nello showroom milanese di Vitale Barberis Canonico e se ne innamora perdutamente. Si innamora dello spazio espositivo eclettico, della rinomata attività di un‘azienda che produce tessuti sviluppati selezionando le migliori materie prime e la lana di pecore di razza.

Ma è l‘attenzione al dettaglio, l‘artigianalità, la sartorialità a colpirlo più di tutto. Sono questi gli elementi che uniscono il suo ambito – il design – e la moda, e li riconosce nel lanificio biellese con più di trecento anni di storia. Da un‘alleanza tra i due mondi, pensa, può nascere qualcosa di unico. Proprio da qui sviluppa una tiratura limitata di nove lampade che ricordano manichini antropomorfi, proprio quelli che si trovano nei laboratori sartoriali. Hanno il corpo in resina e la testa di vetro, il vetro di Murano, che nell‘antica tradizione del luogo viene soffiato dagli artigiani.

Il lavoro manuale made in Italy è l‘imperativo portante del progetto, forse anche per ragioni affettive: Nichetto è veneziano. Il legame con Venezia si ritrova anche negli abiti indossati dalle lampade, ideati e cuciti dal sarto Anthony Knight, originario di Londra e personaggio visionario della laguna, dato che insegna modellistica agli studenti universitari e per molti anni ha tenuto corsi nel centro di detenzione femminile della Giudecca – gli oggetti creati dalle detenute venivano poi venduti nelle boutique della città.

Courtesy of Vitale Barberis Canonico

I sarti sono spesso figure invisibili, quasi mai menzionate, eppure in loro c‘è qualcosa di segreto, di magico. Lavorano nelle retrovie, in camice bianco, producendo schizzi, intuizioni su cui si regge l‘intero mondo della moda. La collezione di lampade BemyGuest intendeva proprio dare loro corpo, visibilità. Non è un caso che somiglino a persone in carne e ossa, tutte con una loro personalità.

In occasione del Salone del mobile, sono state presentate all‘interno di un‘installazione che ricordava un laboratorio sartoriale, con cartamodelli appesi al soffitto, e poi si trasformava in un whisky bar all‘inglese, dotato di pianoforte a coda e pezzi iconici di design, provenienti dalla collezione Wittmann – sedie, divani, poltrone, tavolini da caffè – in un sottofondo di musica jazz che il pianoforte suona incredibilmente da solo.

Courtesy of Vitale Barberis Canonico

Allora, secondo l‘estro congiunto di Knight e di Nichetto, le lampade avrebbero interpretato il ruolo dei tipici avventori da bar: la giornalista, ad esempio, carica di borse dentro cui conserva gelosamente i taccuini e gli appunti, il business man in giacca e cravatta, la cantante lirica col boa, il dandy con gilet, l‘intellettuale e i suoi libri. Tutto rigorosamente realizzato a mano. È come se l‘ambiente avesse preso vita in una sorta di tableau vivant che esalta al tempo stesso il design e la moda sartoriale.

Courtesy of Vitale Barberis Canonico

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