No drink no partyArriva il caldo e la nostra sete aumenta: per fortuna, oltre all’acqua, ci sono sempre più gin a dissetarci

Con l’estate si moltiplicano le etichette dall’Italia e dal mondo che accompagnano aperitivi estivi e bevute al tramonto. Cinque nuovi prodotti con cui divertirvi al bancone

Chi segue il mondo dei distillati come bevitore appassionato o addetto ai lavori si aspetta, con l’arrivo dell’estate, la comparsa sul mercato di una serie di prodotti concepiti appositamente per l’arrivo del caldo e dei mesi di maggiore svago e relax. Le cocktail list estive si arricchiscono di frutta di stagione, profumi della macchia mediterranea, gusti freschi, citrici, leggeri e di tante nuove etichette. Nonostante il gin stia vivendo una leggera battuta di arresto rispetto al boom dell’ultimo decennio, è in questa categoria che nascono più facilmente nuovi prodotti, limited editions e release dedicate ai mesi più caldi.

Dal Lago Maggiore, e più precisamente dalla storica distilleria Rossi d’Angera, arriva un nuovo prodotto legato al territorio e creato in collaborazione con un piccolo produttore di Canapa Sativa Light della zona. Gin Hemp, la nuova creatura di Arturo Rossi – quinta generazione della famiglia Rossi al timone della distilleria – , è realizzato con 12 botaniche tra cui il cardamomo piccante, la vaniglia, agrumi e ovviamente il ginepro. Più di tutti domina l’aroma della canapa sativa, ottenuto distillazione delle infiorescenze della cannabis, che completano il profilo aromatico del gin stressandone le note più erbacee e amaricanti. Un prodotto di nicchia, dove la canapa appare come botanica senza chiaramente contenere THC o CBD  tant’è che il pay off scelto da Rossi d’Angera è proprio Don’t Worry Be Hemp!


Restando in Italia, c’è un altro gin di cui vi avevamo già parlato e che sempre più spesso ritroviamo nelle bottigliere dei nostri bar di riferimento: si tratta di Gin Engine, l’unico e inconfondibile “gin nella latta”. Con una grafica accattivante e un intero immaginario sviluppato intorno al mondo dei motori, la finta tanica di benzina blu bianca e rossa pensata da Paolo Dalla Mora – founder – sostiuisce la classica bottiglia di vetro ed entra facilmente nella memoria visiva dei consumatori. Un gin piemontese, che nasce a Barbaresco nel cuore delle Langhe piemontesi, 100% biologico, particolarmente adatto a una miscelazione fresca e mediterranea. La salvia (ligure) è la sua botanica principale, insieme alla rosa damascena, ai limoni della Costiera, al ginepro e alle radici di liquirizia. Un marchio che difficilmente non soddisfa il palato del bevitore di gin tonic e che – grazie ad un valido lavoro di ricettazione e miscelazione portato avanti dal brand – sta progressivamente conquistando anche i palati più difficili.

E tra i progetti italiani più attuali e lodevoli del momento non possiamo non citare Naturæ Gin, prima azienda italiana carbon negative del settore beverage. Nato dall’idea di Diego Sgarbossa – tecnico dei servizi della ristorazione – e dal perito agrario Carlo De Filippo, questo prodotto d’avanguardia utilizza una base alcolica certificata Bio, in bottiglie di vetro PCR 100% riciclato, etichette in polipropilene riciclabile e un packaging plastic free. Una parte del ricavato delle vendite è devoluto a Treedom, una piattaforma che consente di piantare alberi a distanza. E solo in un anno sono stati 211 quelli piantati! Fructetum, la prima referenza del brand realizzata con bergamotto, scorza di aracia, rosa canina, coriandolo, mela e pepe cubebe ha vinto il premio come Best Italian London Dry Gin nel 2021. Una produzione piccolissima, 700 bottiglie il primo lotto e 2000 al secondo ma che speriamo possa crescere vista la qualità e la sostenibilità complessiva del brand.

Cambiamo luogo, andiamo addirittura in un altro continente, perché arriva dalla lontana Australia un nuovissimo prodotto per il mercato europeo che ricalca in tutto e per tutto la sua terra d’origine: si tratta di Never Never Gin il cui nome deriva dal detto locale «to step into the never never». L’attuale sede della distilleria si trova infatti in quello che potremmo definire “the middle of nowhere” nella McLaren Vale, una trentina di km a sud alla capitale Adelaide. Trattandosi di territori piuttosto ampi e inabitati per innumerevoli miglia, spesso e volentieri l’addentrarsi nell’entroterra australiano non garantisce di uscirvi senza peripezie di varia natura. Tim, George e Sean sono i tre soci di questa ambiziosa e giovane avventura, nata in modo amatoriale in 16 metri quadri e ad oggi cresciuta fino ad avere circa 50 dipendenti, 3 etichette esportate nel mondo e un alambicco da 300 litri chiamato, amichevolmente, Wendy.

Never Never nasce per essere un gin in classico stile London Dry, realizzato meticolosamente e pensato per poter essere miscelabile nella maggior parte delle ricette classiche con grande versatilità. Quaranta botaniche distillate singolarmente e uno speciale innovativo triplo processo di infusione del ginepro. Forse il gin più gin che si possa trovare al momento e perfetto per i veri puristi della categoria.
Con una storia più legata alla geografia del suo territorio e alle differenti contaminazioni culturali che lo caratterizzano, Song Cai Distillery è la prima distilleria di Gin vietnamita. La ricerca, la raccolta e la selezione delle botaniche – autoctone del Vietnam salvo il ginepro proveniente dalla Macedonia – viene direttamente fatta dagli operatori della distilleria attingendo all’incredibile varietà di piante, fiori, spezie offerte dalla vegetazione locale. Le bottiglie sono piccoli capolavori perché contengono ognuna una rappresentazione diversa realizzata nello stile Hang Trong, un’antica arte pittorica di cui è rimasto un solo artista in tutto il paese. Un progetto, quello di Song Cai, che ancora prima di giungere al prodotto finito opera nel tentativo di preservare le diverse etnie locali, le loro tradizioni, il differente uso culinario o medicale che viene fatto delle stesse botaniche a seconda del bagaglio ereditario che si è andato tramandandosi nel corso degli anni. Il risultato è un gin creato guardando alla sostenibilità dell’intero processo, alla difesa culturale delle minoranze etniche locali e realizzato attraverso un’economia che sia in grado di dare lavoro e sostenere gli agricoltori della zona. Il bagaglio di tradizioni e cultura locali è salvaguardato soprattutto nel processo di foraging delle singole spezie, fiori, cortecce, bacche e successivamente rielaborato con tecniche e know how più tipiche della cultura europea e americana.

Oltre al classico Dry Gin dove si sentono chiari i profumi della scorza di limone, il pino, il lychee, una punta di miele, il pepe nero verso la fine e la liquirizia più dolce, esiste anche una versione più profumata e floreale, il Floreal Gin. Fiore all’occhiello della famiglia è lo Spiced Roselle, un gin che inganna facendoti credere di essere uno slow gin quando in realtà la sua acidità e la presenza dei frutti rossi e della speziatura più calda, lo rendono un prodotto molto intrigante ed elegante. La sua ricetta si ispira ai liquori fruttati prodotti in Vietnam ed è particolarmente consigliato per drink intensi e complessi.

Non può mancare in questa piccola panoramica l’ultima release di un noto brand, forse uno dei marchi che ha contribuito maggiormente alla diffusione di massa del gin: Hendrick’s. L’ultima release, anche questa volta ideata dalla geniale mente di Lesley Gracie, si chiama Neptunia. Il colore verdastro e bluette della bottiglia lascia subito intendere lo stretto collegamento con il mare, la salinità e il salmastro delle coste scozzesi da cui sono arrivano le botaniche che contraddistinguono questa ricetta da quella originale. Il risultato è un gin particolarmente fresco, agrumato e con una sapidità particolarmente accentuata.
Ora che un po’ di nozioni le abbiamo imparate non resta che individuare questi prodotti nelle bottigliere dei nostri cocktail bar di fiducia e chiedere quale può essere il perfect serve per ognuno di questi gin e brindare. Buona estate!

 

 

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