Populismo capitaleIl niet di Giuseppe Conte sul termovalorizzatore è un pericolo per Roma e per l’Italia

In vista di future alleanze, il Pd deve prendere atto che la scelta dell’ex avvocato del popolo è in sintonia, senz’altro involontaria ma oggettiva, con soggetti opacissimi e fuorilegge che non vogliono mollare la miniera d’oro della monnezza. E che quindi, come dice Calenda, il M5s è un rischio per la sicurezza del Paese

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Ci ha messo ventiquattr’ore ma alla fine abbiamo visto e sentito il sindaco di Roma in tv, un paio di minuti al Tg1 ieri sera. Meglio di niente. Roberto Gualtieri, dunque, è vivo e lotta insieme a noi e anzi ha detto una cosa molto importante confermando il massimo impegno per il termovalorizzatore che può salvare Roma. La (tardiva) apparizione televisiva del sindaco non tranquillizza molto: faremo, vedremo…

Comunque è stato proprio l’annuncio del termovalorizzatore dato settimane fa da Gualtieri ad aver scatenato una reazione gangsteristica da Chicago anni Venti: i governanti della Roma post-Raggi, dunque il Pd, ne sono convinti. Ci sono delle indagini in corso sul tremendo incendio di sabato scorso a Centocelle, popolare e grosso quartiere a sud-est. E c’erano già state le fiamme al Pineto-Valle Aurelia, a nord, e l’incendio dell’ex discarica di Malagrotta, il primo segnale che tra l’altro ha fatto decuplicare i sacchetti della mondezza non raccolti.

Saremmo dunque a una “mani sulla città” con protagonisti non i palazzinari della Napoli di Francesco Rosi ma forze occulte e opacissime che non vogliono mollare la miniera d’oro dei rifiuti. Se così fosse, Roma sarebbe under attack come mai prima d’ora. Una roba da chiamare la città alla vigilanza e alla mobilitazione, come si diceva una volta.

Il problema è: chi lo fa? Il sindaco c’è, ma certamente si sarebbe dovuto far vedere sabato sera in tv in maniche di camicia a dirigere le operazioni insieme ai vigili del fuoco e a parlare con i cittadini come avrebbero sicuramente fatto Francesco Rutelli, Walter Veltroni, Ignazio Marino e, a suo modo, Gianni Alemanno (l’aliena Virginia Raggi magari no): sarebbero stati sul campo, avrebbero rilasciato decine di interviste a tv e giornali, avrebbero spiegato ai romani la situazione.

Ma, a parte i limiti e i problemi comunicativi di Roberto Gualtieri, qui c’è una questione politica molto seria che riguarda il Pd e il governo. Che è appunto la decisione sul termovalorizzatore che salverebbe la Capitale consentendo di gestire la metà dei rifiuti prodotti ogni giorno e producendo nuova energia, una scelta sulla quale si è abbattuto il no di Giuseppe Conte, che l’ha addirittura inserito tra le “condizioni” per restare al governo.

L’avvocato del popolo, con il fiato della Raggi sul collo, così rischia di diventare l’avvocato di chi sta appiccando i roghi o comunque di chi ha interesse a che le cose non cambino. La norma sul termovalorizzatore è inserita nel decreto “Aiuti” passato con la fiducia alla Camera e che verrà approvato sempre con la fiducia giovedì al Senato, con il M5s che dovrebbe uscire dall’aula consentendo che la fiducia passi ma senza la sua firma. Insomma, i grillini guidati dall’ex premier Conte, che aveva proprio Gualtieri come suo ministro dell’Economia (e che fregava a quest’ultimo i progetti, intestandoseli nelle orride conferenze stampa casalinesche), sono esattamente i nemici della soluzione che salverebbe la Capitale d’Italia e in questo senso è difficile dar torto a Carlo Calenda quando dice che «il M5s è un pericolo per la sicurezza del Paese».

Qui emerge in chiaro una contraddizione non tra le minori di questa fase: possono Mario Draghi e Enrico Letta tollerare un niet dell’azzeccagarbugli foggiano su una misura di enorme importanza, e davvero di salute pubblica, come questa? Può, il segretario del Pd, immaginare ancora un’alleanza con chi sabota l’interesse pubblico in oggettiva sintonia con soggetti opacissimi e fuorilegge? È chiaro che nessuna mediazione è possibile. Sarebbe come fare un regalo alle gang di Roma. Non è esattamente quello che ci si attende dal “campo largo”.

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