Umani, troppo umani. Gli albatros – proprio come noi – divorziano. E lo fanno sempre più frequentemente a causa della crisi climatica. Uccelli di mare che vivono negli oceani meridionali e nel nord del Pacifico, i diomedeidi (detti anche albatros) sono tra le specie di volatili più grandi e longeve: hanno un’apertura alare che può raggiungere anche i 340 cm e vivono fino a 50-60 anni.
Ciò che li caratterizza maggiormente e che li rende molto simili agli esseri umani è la propensione alla monogamia: dopo aver scelto il proprio partner, restano insieme per tutta la vita. Ora, però, molti esemplari tendono a separarsi sempre più spesso. Per quale motivo? Secondo uno studio pubblicato dalla Royal Society – che ha analizzato 15.500 coppie nidificanti a New Island, una delle Isole Falkland nell’oceano Atlantico meridionale – ciò che induce alla separazione è l’aumento delle temperature delle acque.
Gli esperti hanno infatti evidenziato un collegamento diretto tra il riscaldamento degli oceani e l’insuccesso riproduttivo negli albatros, fattore che generalmente porta le coppie a dividersi. Normalmente, solo l’1-3% degli animali “divorzia”, ma negli ultimi anni la percentuale è salita fino all’8%.
La temperatura delle acque è una variabile proxy: descrive l’andamento di un fenomeno che non è osservabile in modo diretto. «Le basse temperature superficiali degli oceani sono indice del cosiddetto vertical water mixing, ovvero di acque produttive e abbondanza di nutrienti – spiega Francesco Ventura, coautore dello studio della Royal Society e ricercatore all’Università di Lisbona – mentre alte temperature delle acque sono indice di condizioni più povere dal punto di vista della distribuzione e dell’abbondanza delle prede di cui gli albatros hanno bisogno. Nei nostri studi abbiamo visto che con acque più calde è più probabile fallire nella riproduzione. Dunque, è anche più probabile “divorziare” nella stagione successiva».
Ma non è tutto. I ricercatori hanno notato anche che «indipendentemente dal successo o meno nella riproduzione, all’aumentare della temperatura dell’acqua è più probabile la separazione delle coppie». Questo per due fattori: il primo è l’asincronia delle coppie, il secondo lo stress fisiologico.
Gli albatros sono animali estremamente coordinati tra loro: durante l’incubazione delle uova, uno dei due volatili resta fermo al nido – spesso anche per due o tre settimane senza mangiare e bere – e l’altro va a procacciare cibo. In condizioni difficili, però, questa coordinazione può andare a scemare. «Ambiente più difficile significa dover andare più lontano per trovare cibo e significa che, quando la stagione riproduttiva finisce, gli uccelli ci mettono più tempo per rifocillarsi, recuperare energie e preparasi per la stagione successiva. Così rischiano di ritornare alla colonia in maniera asincrona e di conseguenza divorziare», afferma Ventura.
Inoltre, in condizioni ambientali complicate, i livelli di ormoni dello stress negli albatros possono essere più alti, e per questo «essere malinterpretati dalla femmina, che è l’iniziatrice del divorzio, come una performance non adeguata e incompetente del partner».
La femmina è infatti l’individuo che determina la scelta della separazione e ha un ruolo cruciale nella sexual selection. Dopo un divorzio, è lei che riceve il beneficio più grande: aumentano il successo riproduttivo e le possibilità di trovare un partner nuovo. Il maschio divorziato, invece, ha più probabilità di rimanere single.
«L’effetto del cambiamento climatico sull’ambiente – continua il ricercatore – rischia di provocare seri danni anche alle specie che già stanno affrontando difficoltà o sono minacciate: diminuiscono i partner alternativi, le possibilità di trovare cibo e la coordinazione tra le coppie».
Come risolvere il problema? «Oltre a cercare di raggiungere gli obiettivi proposti dal Paris Agreement (il trattato internazionale stipulato nel 2015 tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ndr) è necessario continuare a investire sul monitoraggio a lungo termine. Ci sono cose che vanno oltre la nostra comprensione: quando uno pensa al cambiamento climatico, non pensa al divorzio negli albatros. È una direzione inaspettata che la nostra ricerca ha documentato. Però ci sono effetti che possono essere misurati solo con un attento monitoraggio nel tempo».