Gli inconvenienti sono inevitabili: shit happens, grazie al cielo. Io me li procuro. Ne sento proprio l’urgenza. I disegni che traccio col pennino sulla carta di cotone hanno una qualità istantanea e automatica, ma pur sviluppandosi come improvvisi, deliberatamente infantili e irridenti nello smaccato erotismo che li caratterizza, appaiono controllati, geometrici, forse schematici.
Per questo compio atti di sabotaggio e introdurre elementi incontrollabili, imponderabili, addirittura distruttivi, e se l’esperimento dovesse andar male, via di nuovo a improvvisare: l’acqua, vaporizzata sull’inchiostro non ancora asciutto, o pennellata in abbondanza sui tratti umidi; il dripping sferzante, come a pulire il pennino sul foglio testè vergato; il fuoco, sempre lì lì sul divampare e distruggere, che sia un fiammifero o la punta rovente e precisa di un pirografo.
La serie in queste pagine si intitola Fiammelle ed è stata realizzata tra il 17 e il 26 aprile del 2022. Contiene tutti gli elementi di disturbo appena elencati, ma il protagonista indiscusso è il fuoco, fermato giusto un istante prima di ridurre i pezzi di carta a cumuli di cenere – molti sono comunque finiti così, e non racconto dell’odor di bruciato nella stanza. Fuoco che mangia bordi e disegna occhi; nerofumo dei tizzoni usato come il carboncino nella grotta di Lascaux.
Fiamme e acque che rendono ogni cosa relativa, passeggera, instabile, perché in fondo è proprio tutto un attimo. I passaggi di stato sono accidenti inevitabili, per questo assai eccitanti. Mi sta andando a fuoco la stanza, quindi passo e chiudo.