Alla faccia dei giovani sdraiati sul divano che non hanno voglia di lavorare. I dati Istat riferiti a giugno 2022 registrano in un mese un aumento degli occupati di 86mila unità. E di questi, 83mila sono giovani tra i 25 e i 34 anni. Il dato sul Pil in aumento dell’1% della scorsa settimana e ora le cifre sul mercato del lavoro confermano che negli ultimi mesi, nonostante guerra, inflazione e problemi nelle forniture, l’economia italiana è andata meglio di quanto si temeva.
In una crescita, seppur fragile, ad aumentare sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato (+116mila), con una risalita quasi alla pari tra donne e uomini. Anche se a giugno l’occupazione femminile è cresciuta perfino leggermente di più (+44mila contro +41mila) di quella maschile. Risultato: il tasso di occupazione è salito al 60,1%, un record da quando esistono le serie storiche.
Ma i dati vanno guardati anche più in profondità. E l’aumento degli occupati registrato dall’Istat, insieme al calo degli inattivi di 91mila unità, molto probabilmente si deve anche alla riduzione delle ore autorizzate di cassa integrazione, che – secondo gli ultimi dati Inps – a giugno sono calate del 9,1% rispetto a maggio, quando si era registrato invece un aumento del 19,8%. Va ricordato che, in base alla nuova metodologia delle rilevazioni Istat, i lavoratori in cassa integrazione non sono considerati occupati se l’assenza supera i tre mesi. Quanti siano i nuovi occupati e quanti i fuori usciti dalla cig, però, non viene specificato dall’Istituto di statistica.
L’occupazione aumenta soprattutto per i contratti a tempo indeterminato, che in un mese sono 116mila in più, crescendo di 194mila in un anno. Mentre calano leggermente (di 3mila unità) i contratti a termine. E tornano a perdere terreno gli autonomi, con 27mila unità in meno (a fronte di un aumento di 33mila a maggio 2022): l’unica categoria a essere ancora sotto di oltre 100mila unità rispetto al periodi pre pandemia.
Rispetto a giugno 2021, l’incremento di oltre 400mila occupati è determinato dai dipendenti che, a giugno 2022, ammontano a 18 milioni e 100mila, il valore più alto dal 1977, primo anno della serie storica.
I disoccupati, coloro che non hanno un lavoro ma sono alla ricerca, calano di 21mila unità tra le donne, mentre aumentano di 17mila unità tra gli uomini. E tra i giovani tra i 15 e i 24 anni i disoccupati aumentano di 33mila unità, a fronte di una riduzione in tutte le altre fasce d’età, soprattutto tra i 25-34enni (-17mila), dove si concentra la crescita dei nuovi posti di lavoro. L’unica fascia in cui si contano meno occupati rispetto a maggio è quella tra i 35 e i 49 anni, con -19mila unità. La diminuzione del numero di inattivi (-0,7%, pari a -91mila unità) coinvolge invece uomini e donne e le classi d’età al di sotto dei 50 anni.
Confrontando il secondo trimestre 2022 con il primo, si registra un aumento del livello di occupazione dello 0,4%, per un totale di 90mila occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-81mila unità) sia degli inattivi (-61mila unità).
Il numero di occupati a giugno 2022 supera in un anno quello di giugno 2021 dell’1,8%, pari a 400mila unità in più. L’aumento riguarda entrambi i generi e tutte le classi età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica. Il tasso di occupazione, in aumento di 1,6 punti percentuali, sale infatti anche tra i 35-49enni (+0,9 punti) «perché, in questa classe di età, la diminuzione del numero di occupati è meno marcata di quella della popolazione complessiva», spiegano dall’Istat.
Per capire quanto le dinamiche demografiche, con l’invecchiamento della popolazione, si stiano facendo sentire sul mercato del lavoro basta confrontare i numeri. A febbraio 2020, prima della pandemia, l’Italia registrava un tasso di occupazione al 59%, la disoccupazione giovanile era al 28,7% e il tasso di inattività al 34,6%. A giugno 2022, con soli 44mila occupati in più e il ritorno oltre la soglia dei 23 milioni di posti di lavoro, il tasso di occupazione tocca la soglia record del 60,1%, la disoccupazione giovanile è scesa al 23,1% e il tasso di inattività si è abbassato (di pochissimo) al 34,5%. Percentuali che ci raccontano quanto la forza lavoro attiva si stia progressivamente riducendo.
Al netto della componete demografica, però, l’occupazione è cresciuta in un anno soprattutto tra gli under 35, con un aumento del 7,2%. A seguire gli over 50, con un +2,1% e i 35-49enni con un +1,2%. Qualora servisse, il mantra dei giovani che non hanno voglia di lavorare non regge. È a questa fascia che, seppur in diminuzione, bisogna dare risposte per smuovere il mercato del lavoro. Suggerimenti (non richiesti) per la campagna elettorale.