Fedeli alla naturaRiscoprire da dove veniamo grazie agli anelli degli alberi

Nel suo ultimo saggio, la scienziata Valerie Trouet dà lustro all’origine delle piante e ribadisce come l’impegno verso l’ambiente sia la soluzione per riscoprire chi siamo

Io sono una dendroclimatologa: analizzo gli anelli degli alberi per ricostruire le condizioni climatiche del passato e il loro impatto sugli ecosistemi e sui sistemi umani. Nel corso degli ultimi vent’anni ho trascorso buona parte delle mie giornate pensando, scrivendo e parlando dei cambiamenti climatici del passato e del futuro. Questo può essere un compito scoraggiante.

Anno dopo anno impariamo nuove cose sul clima e sugli effetti devastanti dell’utilizzo umano dei combustibili fossili. E sulle conseguenze del cambiamento climatico antropogenico nella nostra società (Ondate di calore! Uragani! Tempeste di neve!) e negli ecosistemi (Incendi forestali! Orsi polari!).

Eppure, anno dopo anno, i governi del mondo continuano a fare troppo poco per limitare le nostre emissioni di diossido di carbonio (anidride carbonica, o CO 2 ) e per mitigare i peggiori effetti del cambiamento climatico. Anche dopo la firma dell’Accordo di Parigi nel 2015, con la quale 196 stati si sono impegnati a intraprendere ambiziose misure di contrasto al cambiamento climatico, non vi sono stati grandi miglioramenti.

I livelli di emissione di CO 2 sono più elevati che mai, e negli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, la minaccia del cambiamento climatico di origine antropica è stata non soltanto largamente ignorata, madefinita addirittura una menzogna, una «fake news».

All’inizio del 2017 ero stanca e frustrata. Stanca della continua raffica di cattive notizie sul clima. Frustrata a causa della costante pressione a cui venivo sottoposta per difendere le mie competenze, il mio essere donna e perfino la scienza che rappresento. Decisi di non trascorrere il mio anno sabbatico a contemplare e a descrivere la tetra realtà del cambiamento climatico, ma a scrivere storie che raccontassero la gioia della scoperta scientifica e la lunga e complessa storia umana, spiegando come questa si sia intrecciata con il nostro ambiente naturale per radicarsi nelle storie degli alberi.

La dendrocronologia è una scienza straordinariamente adatta a tale scopo per due principali motivi. Innanzitutto, le persone hanno familiarità con il concetto su cui si fonda questa disciplina, dal momento che a tutti è capitato, da piccoli, di osservare la ceppaia di un albero tagliato e di contarne gli anelli. È quindi un campo scientifico tangibile: si può toccare il legno con le mani, si possono vedere gli anelli a occhio nudo. Non ci occupiamo di oscure nanoparticelle o di galassie lontanissime. 

In secondo luogo, la dendrocronologia ha la capacità unica di rivelare le interazioni tra la storia umana e quella dell’ambiente, in quanto elemento di raccordo fra l’ecologia, la climatologia e le vicende degli umani. Ed è così fin da quando ha visto la luce, quasi cent’anni fa, nella regione sud-occidentale degli Stati Uniti.

Nell’ultimo secolo, questo campo in evoluzione ha prodotto una rete di dati sugli anelli degli alberi che continua a espandersi nel tempo e nello spazio. Tale rete globale oggi comprende l’albero più solo al mondo, sull’Isola Campbell nell’Oceano Antartico, a oltre 173 chilometri di distanza dal suo vicino più prossimo. La più lunga documentazione ininterrotta sugli anelli degli alberi, la cronologia della quercia e del pino tedeschi, copre gli ultimi 12#650 anni, nessuno escluso. Questa crescente rete di dati ha permesso alla ricerca di affrontare questioni sempre più complesse.

Ci ha messo nelle condizioni di poter studiare i fenomeni climatici del passato che interessarono non soltanto la superficie terrestre, dove crescono gli alberi, ma anche gli strati superiori dell’atmosfera, dove si determina il clima della superficie. Ci ha dato la possibilità di studiare il clima «normale» del passato, ma pure gli episodi estremi, come le ondate di calore, gli uragani e gli incendi boschivi.

Il livello di precisione della dendrocronologia, che tiene conto di ogni singolo anno e di ogni singolo anello, offre un appiglio, un ormeggio sicuro allo studio delle complesse interazioni tra la storia umana e quella del clima. Ciò ha consentito di procedere dalle descrizioni semplicistiche e deterministiche dei rapporti tra clima e società del passato a una comprensione più globale, dalla quale è emerso quanto sia importante la capacità di resilienza e adattamento delle società.

In questi “Anelli della vita” intendo raccontare come la dendrocronologia si sia evoluta dalle sue umili origini fino al giorno d’oggi, diventando uno dei principali strumenti per lo studio delle intricate interazioni fra foreste, esseri umani e clima. Si tratta di un percorso tutt’altro che lineare e pieno di sorprese.

Le vicende narrate vanno dalle stupefacenti origini della dendrocronologia nel Deserto di Sonora, dove gli alberi sono rari, alle informazioni rivelate dalla «conta degli anelli» nei reperti archeologici e storici, fino alle epiche saghe climatiche degli ultimi millenni.

Mi concentrerò sulle minacce naturali e sulle minacce antropogeniche che sono registrate negli anelli (terremoti, eruzioni vulcaniche, incidenti radioattivi ecc.), per mostrare come i cambiamenti climatici del passato abbiano influenzato le società di tutto il mondo, compresi l’Impero Romano in Europa, quello mongolo in Asia e l’antica civiltà dei Pueblo nell’area sud-occidentale degli Stati Uniti.

Parlo di molte cose in questo libro. Parlo di cellule del legno con un diametro inferiore a quello di un capello umano e di correnti a getto che fanno il giro di tutto l’emisfero boreale all’altitudine degli aerei in volo. E interseco i due piani con racconti su pirati, marziani, samurai e anche su Gengis Khan. Scrivo le storie che trovo affascinanti.

A unire il tutto è la storia dell’utilizzo del legno e della deforestazione, grazie alla quale i dendrocronologi possono studiare il passato e contribuire a garantire un pianeta vivibile in futuro. Credo che queste storie di scoperta meritino spazio nell’attuale atmosfera di sfiducia e disinteresse nei confronti dei progressi scientifici.

Nella migliore delle ipotesi, spero che avvertirete un piccolo brivido di eccitazione imparando qualcosa di nuovo da questo libro, lo stesso brivido che aiuta noi scienziati ad andare avanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da Gli anelli della vita”, di Valerie Trouet, Bollati Boringhieri, 288 pagine, 24 euro 

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