Giuseppe Conte ad Avvenire spiega di essere rientrato a Roma per affrontare «con determinazione ed entusiasmo» la sua prima campagna elettorale da leader dei Cinque Stelle. E lo farà da capolista in più collegi, perché «a me piace mettere la faccia, non mi tiro indietro».
Il nuovo corso, l’ennesimo, dei Cinque Stelle sarà fatto di «responsabilità e coerenza», assicura. «La destra si batte non agitando uno spauracchio, ma smontando le loro ricette. Dimostreremo che questa destra è una tigre di carta».
Ma proprio come Giorgia Meloni che ha proposto di rinegoziare il Piano nazionale di ripresa e resilienza «per renderlo adeguato alle nuove esigenze economiche del Paese», lo stesso fa Giuseppe Conte. Considerando la crisi energetica e l’inflazione, i leader grillino spiega che i tempi di attuazione del piano dovrebbero «essere allungati, laddove necessario», ipotizzando pure di valutare le «possibilità di adattamento del programma» previste dal regolamento europeo del Nex Generation Eu.
Sul piano internazionale, poi torna sulla guerra russa in Ucraina e dice: «Una politica al passo con i tempi aprirebbe oggi un dibattito sulla necessaria fine della corsa agli armamenti, non solo in Ucraina».
E tramontato il campo largo con il Pd, ora – dice Conte – «noi siamo nel campo giusto, dove i valori euro-atlantici e progressisti incontrano i capisaldi della storia a Cinque Stelle: transizione ecologica ed energetica, progressività fiscale, lotta al precariato, inclusione sociale. Non ci troverete in ammucchiate dell’ultimo minuto o in cartelli elettorali nati nei palazzi. L’agenda del M5s parte dalle urgenze dei cittadini e guarda a quel 2050 presente nel simbolo».
Conte poi elenca le prime tre cose da fare. «La prima urgenza è il lavoro: il M5s propone un salario minimo legale da 9 euro l’ora, per mettere fine a paghe da fame e sfruttamento legalizzato. Poi la lotta al precariato mettendo fine a stage e tirocini gratuiti e tutte quelle forme contrattuali che umiliano i lavoratori. Infine, abbassamento del cuneo e cancellazione dell’Irap».
Sul fronte delle politiche giovanili, invece, propone il «potenziamento del congedo di paternità che va reso identico a quello delle mamme», poi «nuove e più forti garanzie statali per l’acquisto della prima casa agli under 40, con garanzia totale del mutuo» e infine «una pensione di garanzia per i giovani costretti a contratti intermittenti».
Ma sui provvedimenti passati targati Cinque Stelle non fa «nessuna abiura». «Il Superbonus ha trainato il Paese contribuendo in modo decisivo al +6,6% di Pil ed è stato applaudito dai vertici di Bruxelles, mentre il premier Draghi ne parlava male. Il cashback ha spinto in alto i consumi ed è stato alleato indispensabile in quella lotta all’evasione che ogni anno costa al Paese 100 miliardi di euro», dice.
E se il 26 settembre si creasse una situazione di pareggio, Conte dice che non appoggerebbe un nuovo governo Draghi: «Mi sento di poter escludere questa ipotesi, che comunque non mi sembra sul terreno».