Cantello, 4.675 abitanti, paese natale della giovane fotografa Ludovica Limido. Un luogo dove ha vissuto gran parte della sua vita, senza mai sentirsi del tutto a casa. «Vivere in provincia ha un sapore acre. Il tempo in campagna scorre in modo nettamente diverso e il luogo mi è sempre parso un luogo provvisorio, un passaggio intermedio, di mezzo, fondamentale ma non definitivo», ci racconta la 27enne lombarda.
«Ho sempre provato una forte necessità di evasione, anche se i ricordi sono spesso contraddittori, colmi di ampi e accoglienti spazi vuoti intrecciati a momenti lenti e soffocanti. Mi sono sempre chiesta cosa leghi un essere umano a un luogo e quanto questo sia in grado di influenzarne e cambiarne la vita».
Nel realizzare questo progetto, Ludovica ha ripercorso i luoghi di sempre, questa volta rivivendoli da spettatrice. Scene presenti che evocano quelle passate. «Sensazioni impresse in una memoria lontana e sfumata, volti sconosciuti attraverso cui tutto diventa familiare», spiega.
Generazioni diverse che da anni condividono ricordi tramandati, spazi silenziosi e spopolati costruendo così un legame tra il territorio e i suoi abitanti. Ludovica scatta e cerca i significati contenuti da queste apparenze. La sua ricerca corre sul filo ambiguo che separa lo spettacolo dallo spettatore. Una ricerca senza respiro tesa verso un obiettivo che, come l’orizzonte, sembra spostarsi con chi lo insegue. Fotografie che sotto l’apparenza del ritratto nascondono un’interrogazione sul senso dello spazio e del luogo.
Chi è Ludovica Limido
Nasce in un paese nella provincia di Varese il 21 aprile 1995, dove vive fino al diploma presso il Liceo Artistico. Subito dopo inizia a viaggiare e si trasferisce oltreoceano. Fin da piccola una forte attrazione con la macchina fotografica che si è poi trasformata in un legame indissolubile durante i suoi viaggi “zaino in spalla” nel Sudest Asiatico. Nel 2019 vince una borsa di studio e frequenta il corso biennale all’Accademia di Fotografia John Kaverdash di Milano. Dal 2020 collabora con giornali locali e inizia a lavorare a un grande progetto fotografico, ancora on-going, una ricerca, svolta in tutta Europa, sull’antica pratica delle sospensioni corporali.