Ridisegnare la mappaL’unicorno del gas che potrebbe ridurre i prezzi dell’energia

Il giacimento qatarino di North Dome da solo contiene il 14 percento delle riserve mondiali. Il suo impiego può riportare il sistema dell’approvvigionamento e dei costi all’equilibrio precedente all’invasione dell’Ucraina

di John Simmons, da Unsplash

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul numero 53 di We – World Energy, il magazine di Eni

Negli ultimi due decenni è tutto un proliferare di unicorni. Sono chiamate così quelle aziende che nei settori delle nuove tecnologie e del digitale beneficiano di una forte crescita dei risultati e delle performance in borsa, con una traiettoria esponenziale che richiama il simbolo dell’animale mitologico. Amazon, Google e Facebook e molti altri sono gli unicorni della nostra epoca, certamente meno sfuggenti del mitico cavallo bianco.

Ma esiste anche un altro unicorno che non ha avuto lo stesso livello di visibilità e di riconoscimento. È un animale che si identifica con un giacimento supergiant, quello di North Dome in Qatar, e con una tecnologia, la liquefazione del gas. Parlare di unicorno per un campo di gas e l’estrazione di idrocarburi può apparire una contraddizione in termini. Ma, con le dovute proporzioni sulla scala dei tempi, possiamo certamente affermare che il North Dome e il Qataar LNG sono tra gli unicorni della nostra epoca.

Il tesoro del North Dome
North Dome viene scoperto nel 1971 e la partenza è compassata. Si perforano 15 pozzi in oltre un decennio per delimitare un tesoro: il più grande giacimento di gas del mondo con 26.000 miliardi metri cubi. In realtà, sommando anche la porzione che giace sotto le acque iraniane (denominata South Pars), più o meno la metà di quella qatarina, è il più grande giacimento di idrocarburi del nostro pianeta con oltre 360 miliardi di barili di olio equivalente in posto (superando il vicino Ghawar in Arabia Saudita, il campo petrolifero più grande). North Dome è composto da 4 diversi livelli di rocce che hanno uno spessore di circa 400 metri a circa 3000 metri di profondità. Assieme al gas è presente anche un’ampia riserva di liquidi (condensati), che rendono ancora più profittevole la produzione del metano. La sezione qatarina del giacimento contiene da sola il 14 percento delle riserve mondiali di gas e beneficia di una produttività decisamente elevata.

Come detto, lo sviluppo del campo è inizialmente morbido, con l’avvio della produzione nel 1989 per un consumo iniziale esclusivamente domestico, ma in un decennio la crescita diventa tumultuosa, grazie alla massiccia applicazione della tecnologia di liquefazione.

La liquefazione è il processo di raffreddamento che porta il gas a -162 °C e lo rende liquido. In questo processo il volume si restringe di 600 volte consentendo il suo caricamento su navi specializzate.

Liquefare il gas (e riscaldarlo sul mercato di consumo per riportarlo alla forma originaria) trasforma il mercato del metano da flusso point to point via gasdotto (che è l’equivalente del trasporto ferroviario, un trasporto rigido su una struttura definita) a potenziale mercato mondiale, libero da infrastrutture. Unico vincolo la disponibilità di un rigassificatore a destinazione.

Il mercato del GNL
La commercializzazione del GNL ha inizio negli anni ’60 e domina principalmente il mercato asiatico. Tra isole e penisole separate da mari l’opzione “ferroviaria” (i gasdotti) è troppo costosa e quindi si ricorre alla nave (GNL). Indonesia e Malesia sono i grandi produttori di gas liquefatto, assieme all’Algeria che è una sorta di produttore swing di GNL sul mercato atlantico. Ma negli anni ’80 questo mercato rallenta. Costi elevati, prezzi bassi del gas e lo sviluppo delle grandi pipeline riducono la sua attrattività. Ci vuole una nuova scintilla, un progetto pivot per rilanciare il mercato GNL e ampliarne la dimensione dal livello regionale ad un vero business mondiale. E quella scintilla si chiama North Dome.

North Dome ha una serie di vantaggi significativi: il potenziale di un campo di gas gigantesco, con bassi costi di produzione. Pochi pozzi sono necessari per riempire un modulo di GNL (che, ironia della sorte, è chiamato treno). Una frazione ricca di condensati arricchisce il gas e aggiunge un flusso di incassi significativo. Uno sviluppo in acque convenzionali a pochi chilometri dalla costa semidesertica dove possono essere messi in sequenza una serie di treni di liquefazione con un ampio potenziale sinergico. È una posizione baricentrica per i mercati europei ed asiatici. Il sanzionamento del primo GNL da 3,3 milioni tonnellate/anno porta allo start up del 1996, seguito da un nuovo treno all’anno fino al 1998. Destinazione Giappone, dove un gruppo di nove utilities locali erano pronte ad usare la nuova fonte, e Spagna. Da quel primo carico, il Qatar prende la rincorsa che lo porterà, in meno di un decennio, con un approccio in fasi e modulare, a diventare il più grande esportatore di GNL al mondo nel 2006 con 42 milioni tonnellate/anno di capacità. E il ritmo si fa più incalzante con una serie di unità GNL sempre più grandi da 7,8 milioni tonnellate/anno l’una.

Nascono anche le metaniere più grandi del mondo, le cosiddette Qmax, lunghe più di tre volte un campo da calcio. O quelle più piccole, denominate Qflex. Nel 2012 il record di 77 milioni tonnellate/anno da 14 treni è raggiunto e l’unicorno si ferma. È in corso una moratoria per valutare il potenziale del campo e per dare al giacimento il necessario tempo di riposo.

Nello stesso periodo la leadership del Qatar è superata dall’Australia che ha avviato una serie di progetti lungo tutta la sua costa e dagli Stati Uniti, regno dello shale gas destinato anche all’esportazione. Questi tre paesi messi insieme coprono oggi più del 50 percento del mercato mondiale di GNL.

Il North Field East Project
La moratoria termina nel 2017 quando viene annunciato un altro faraonico progetto. È il North Field East project, che porterà la capacità da 77 a 110 milioni tonnellate l’anno (e in una fase successiva a 127 milioni) entro fine decade. Il progetto è ambizioso perché è la prima volta che si costruiscono in simultanea quattro treni di GNL (e altri due sono previsti nella fase successiva). In un mercato affamato di gas “sicuro”, l’avvio di un progetto di queste dimensioni è la soluzione più importante per ridurre l’esposizione dal gas russo. Nei prossimi cinque anni è infatti probabile che almeno due terzi della nuova capacità produttiva derivino da quella penisola e da quell’unico gigantesco reservoir. Inoltre, è il gas più economico del mondo, grazie alla produttività del giacimento, alla frazione di condensati ed alle sinergie di scala dei megatreni da otto milioni di tonnellate ciascuno.

In conclusione, l’unicorno qatarino è tornato al galoppo ed è pronto a ridisegnare la mappa del mercato. L’animale mitologico era famoso per le proprietà curative del proprio corno, un potente antidoto contro i veleni. E chissà che anche North Dome non consenta di curare la febbre dei prezzi, riportando il sistema del gas all’equilibrio sconvolto la mattina del 24 febbraio scorso.

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