A Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, questa campagna elettorale non piace affatto. «Soprattutto perché non è basata sul confronto fra proposte e programmi di ciascuna delle forze in campo, ma piuttosto sulla denigrazione dell’avversario. Io mi sforzo di parlare ogni giorno delle cose che faremo, che penso interessino agli italiani più dello stucchevole e inutile “teatrino della politica”», dice al Corriere, rilanciando la sua idea di flat tax al 23%. La definisce «la rivoluzione copernicana non solo del fisco, ma del rapporto fra Stato e cittadino. E come insegna l’esperienza di altri Paesi un serio taglio alle tasse — lo fecero in America prima Kennedy e poi Reagan — crea benessere per tutti, riduce l’evasione e migliora le finanze pubbliche».
E nel confronto con gli alleati della coalizione, Berlusconi assicura di non nutrire alcuna gelosia e di avere ancora un ruolo centrale: «Il centrodestra vincerà perché Forza Italia ne fa parte. Senza di noi non vi sarebbe centrodestra, vi sarebbe una destra democratica, come c’è in altri Paesi, che raccoglierebbe un numero importante di voti, ma insufficiente a governare. Noi siamo i garanti del profilo liberale, cristiano, garantista, europeista, atlantico del futuro governo. Siamo il centro, quello vero, quello del Partito popolare europeo che orgogliosamente rappresentiamo in Italia».
Ma, nonostante i numeri risicati nei sondaggi, Berlusconi non ha mai pensato che non aver lasciato il timone di Forza Italia a un altro esponente politico sia stato un errore: «In politica la leadership non si eredita e non si concede. Eventualmente si conquista». Poi elenca i meriti dei suoi governi del passato: «Non abbiamo mai introdotto nuove tasse e abbiamo mantenuto sempre la pressione fiscale sotto il 40% mentre oggi è al 43,6%, così come abbiamo tenuto sempre la disoccupazione sotto la media europea. E poi con le nostre 36 riforme abbiamo realizzato un’infinità di provvedimenti, come ad esempio aver restituito ai ragazzi un anno di libertà, abolendo il servizio militare obbligatorio, e aver salvato molte vite con le nostre leggi anti-fumo. E ancora: la nostra politica estera che ha portato l’Italia ad avere un peso e un rispetto, nell’Europa e nel mondo, che non aveva mai avuto nel passato. Nel 2010 abbiamo quasi azzerato l’immigrazione dal Mediterraneo grazie agli accordi con i Paesi della Costa africana, riducendola a soli 4.400 migranti. Per concludere, un sondaggio di questi giorni mi ha indicato come il miglior presidente del Consiglio negli ultimi vent’anni. Menomale che qualcuno se n’è accorto».
Eppure c’è un altro sondaggio, l’ultimo di Alessandra Ghisleri pubblicato sulla Stampa, che preoccupa Berlusconi. Fratelli d’Italia è il primo partito con il 24,6% dei consensi, segue il Pd con il 23,1%. Poi Lega (12,5%) e Movimento 5 Stelle (12,3%) viaggiano fianco a fianco, con la differenza che mentre il partito di Conte è in rimonta quello di Salvini perde terreno.
E per la prima volta Forza Italia si ferma al 7%, mentre il terzo polo di Azione-ItaliaViva sale al 7,4%. La novità espressa dal partito di Carlo Calenda e Matteo Renzi appare oggi maggiormente rinvigorita di fronte a un partito, quello di Forza Italia, che deve affrontare una campagna elettorale da outsider di coalizione. La creatura di Paragone, ItalExit, è molto vicina alla soglia del 3%.