«Giustizia è fatta»Il capo di Al Qaeda Al Zawahri ucciso da un drone in un’operazione americana in Afghanistan

Il successore di Osama bin Laden è stato colpito a Kabul lo scorso fine settimana, undici mesi dopo il ritiro delle truppe americane. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato nella notte alla nazione: «Lo avevamo promesso. Non lasceremo che l’Afghanistan diventi il paradiso del terrorismo»

(La Presse)

«Giustizia è fatta. Ayman Al-Zawahri è morto. Era uno dei responsabili dell’11 Settembre, ha seminato una scia di sangue americano». A confermare la notizia è stato il presidente americano Joe Biden in persona, parlando alla nazione dalla Casa Bianca.  L’uomo di origini egiziane che aveva preso in mano le redini di al Qaeda dopo l’eliminazione di Osama Bin Laden – di cui ai tempi dell’attacco dell’11 Settembre era il luogotenente – era uno dei 22 terroristi più ricercati dagli Stati Uniti nel mondo con una taglia da 25 milioni di dollari sulla testa. Aveva 71 anni.

«L’operazione di precisione è stata un successo», ha detto Biden. «Oggi siamo più sicuri in un mondo incerto. Lo avevo d’altronde promesso: non lascerò mai che l’Afghanistan si trasformi in un paradiso per terroristi».

Secondo le informazioni circolate, Al-Zawahri è stato ucciso a Kabul da un drone lanciato durante una operazione di antiterrorismo condotta dall’intelligence americana, quasi certamente con l’aiuto di fonti pakistane, nella notte fra sabato 30 e domenica 31 Luglio, quando a Washington erano le 21.48 di sera. Una missione delicata, condotta con accuratezza.

L’uccisione di Zawahri è considerata un grande successo per l’antiterrorismo statunitense, 11 mesi dopo il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan seguito dalla conquista di Kabul da parte dei talebani. Zawahri era infatti il più stretto collaboratore di bin Laden e uno dei leader di al Qaeda che avevano progettato i più gravi attentati terroristici contro obiettivi americani nel mondo, tra cui quelli dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington, nel quale furono uccise quasi 3mila persone.

«Lo avevamo individuato da tempo, e identificato anche la moglie e la figlia», spiega Biden. Era andato a vivere con la famiglia a Kabul, dove aveva fatto ritorno in Afghanistan dopo il ritiro degli americani un anno fa. «Lo abbiamo colpito mentre era in balcone. La sua famiglia era in altre aree della casa ed è rimasta illesa. Non sono state uccise altre persone», spiegano i giornali americani.

Secondo il New York Times, la residenza, in un ricco quartiere del centro di Kabul, era la residenza di un alto collaboratore del ministro dell’Interno talebano, Sirajuddin Haqqani.

La decisione di agire è stata infine presa lo scorso 25 luglio, dopo aver analizzato attentamente pure le ricadute sulle relazioni con i talebani. Secondo fonti sul terreno, il terrorista è stato appunto l’unica vittima dell’attacco. Le autorità talebane, accorse sul posto, hanno rapidamente trasferito altrove i familiari superstiti.

La prima reazione di Kabul è stata quella di condannare l’operazione che, sostengono, violerebbe l’accordo di Doha (quello che delineò i termini del ritiro delle truppe americane). Secondo la loro interpretazione, agli americani erano stati esplicitamente vietati attacchi all’interno del Paese. Washington però non concorda e assicura di essersi confrontata anche con i suoi esperti legali prima di agire.

L’ex chirurgo oculista era assurto ufficialmente a capo dell’organizzazione creata da Bin Laden l’8 giugno del 2011 subito dopo l’uccisione del capo in Pakistan e da allora ha proseguito la propria ascesa. Secondo un rapporto dell’Onu, aveva fra l’altro avuto «un ruolo consultivo con i talebani durante i negoziati con gli Stati Uniti».

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