Si chiama VeRa, Verifica dei Rapporti finanziari. È il nuovo algoritmo che potrebbe dare una svolta all’evasione fiscale in Italia. Creato da Sogei, è in grado di elaborare milioni di dati in contemporanea e individuare liste di contribuenti a rischio di evasione fiscale. E grazie all’Intelligenza artificiale, evolverà e migliorerà, diventando sempre più preciso. L’Agenzia delle entrate userà anche i droni per censire gli immobili fantasma. Mentre il data scraping, ovvero l’uso dei social network in funzione anti-evasione, deve ancora arrivare.
Come spiega Repubblica, l’evasione fiscale e contributiva in Italia è scesa per la prima volta sotto i 100 miliardi nel 2019. L’ultimo dato ufficiale è di 99,5 miliardi. Da quando il fisco è diventato più digitale, a partire dal 730 precompilato, la cifra ha cominciato a scendere anche se resta altissima.
E la svolta arriva ora grazie al Pnrr, che ha messo tra gli obiettivi anche quello di erodere la distanza tra le tasse dovute e quelle incassate, al 15,8% entro il 2024 dal 18,5% del 2019. Se non ci fosse stato il Pnrr, a fine giugno non sarebbe mai arrivato il decreto ministeriale che l’Italia aspetta da quasi tre anni, dalla legge di bilancio 2020: incrociare i dati per avere liste sempre più selettive e accurate di potenziali evasori. Ora ci siamo. E anche se la delega fiscale, ormai decaduta con la fine del governo Draghi, avrebbe impresso altro sprint alla lotta all’evasione, VeRa e i suoi eredi esistono.
Anche il Garante della Privacy ha dato il suo via libera a incrociare i dati dei conti correnti, immobiliari, finanziari, le fatture elettroniche, i pagamenti con le carte degli italiani purché questo incrocio non sia una caccia alle streghe. Sia fatto cioè su dati “pseudo anonimizzati” e solo dopo, a liste compilate e controllate da “umani”, abbinati a nomi e cognomi per dare poi la possibilità di spiegare scostamenti improvvisi nei saldi dei conti correnti e anomalie che VeRa non riesce a giustificare.
Il governo vuole comunque che i contribuenti vadano verso l’adempimento spontaneo. Per questo invierà lettere in cui verrà chiesto al cittadino di saldare il conto prima che venga avviato un accertamento formale per difendersi e spiegare le sue eventuali ragioni. L’impegno dell’esecutivo con l’Europa è di aumentare del 15 per cento l’invio di queste lettere. Si prevedono 2,5 milioni di missive.
Finora, secondo l’Osservatorio dei conti pubblici della Cattolica di Milano, la rottamazione chiesta a gran voce da Matteo Salvini e le sue varianti hanno riportato nelle Casse dello Stato solo 18 miliardi su 53 totali, dal 2016 a oggi. Ogni anno l’Agenzia conta 70 miliardi di crediti da riscuotere e solo 10 riscossi. L’obiettivo di incassi dalla lotta all’evasione ora è ambizioso: 14,4 miliardi quest’anno, 15,9 nel 2023 e 16,1 nel 2024.
Alessandro Santoro, consigliere del ministero sull’evasione fiscale, spiega nel dettaglio il funzionamento della procedura: «Si parte dai riscontri dell’anagrafe dei rapporti finanziari, ovvero di tutti i conti correnti. Se l’algoritmo individua scostamenti rilevanti tra il saldo di inizio anno e quello di fine anno, non giustificati in apparenza da nulla, come per esempio eredità, donazioni, vendite di immobili, vincite, allora l’amministrazione farà la prima mossa. Ovvero quella «”gentile” della compliance, della letterina, della spinta a spiegare l’anomalia o a mettersi in regola. Questa norma c’era da oltre due anni, rimasta inattuata. Ora grazie anche al Pnrr – si tratta anche in questo caso di un milestone del Piano nazionale – si parte davvero».
Santoro spiega anche che i dati che vengono incrociati sono pseudo anonimizzati, «privi di codici fiscali, criptati. Solo nella fase successiva, quando dalla lista si passa alla prima verifica delle anomalie, allora si individua il contribuente da contattare».
Santoro spiega anche che l’Agenzia userà anche i droni per andare a pescare chi oggi non paga, soprattutto sul fronte immobiliare: «L’Agenzia delle entrate e gli stessi Comuni da diversi anni sono impegnati a censire sia gli immobili non classificati sia quelli fantasma usando diverse tecnologie, tra cui i droni per scattare foto dall’alto. Un metodo che ha già portato all’emersione di diversi fabbricati».
Niente da fare invece, per ora, per il data scraping, ovvero la possibilità di incrociare informazioni provenienti dai social network e dal web per chiederne conto al possibile evasore. «La Francia lo usa da due anni, possono cioè rilevare dati esclusivamente pubblici sulle piattaforme social e Internet per fare riscontri. Ad esempio possono verificare se chi affitta casa d’estate poi dichiara questo reddito. Oppure se i soggetti che offrono un’attività professionale hanno la partita Iva», spiega Santoro. Il governo Draghi aveva in mente di implementarlo, dopo il via libera del Garante della privacy, ma con la sua caduta toccherà al prossimo esecutivo.