La bomba in testaL’argomento dell’atomica come ultima spiaggia dei pacifisti filorussi alla Conte

Sostenere che la Russia non possa essere contrastata in quanto potenza nucleare implica una deformazione della realtà che confonde (come sempre del resto) aggressore e aggredito e dimentica che a rischio ci sono i valori democratici europei, per i quali Kyjiv sta combattendo

di Killian Karger, da Unsplash

I tentennamenti del mondo cattolico, i prezzi del gas infiammati dalla speculazione e la stanchezza di un’opinione pubblica già spossata dalle restrizioni legate al Covid, hanno raffreddato l’iniziale sostegno assicurato dagli italiani alla causa dell’indipendenza dell’Ucraina e del suo ingresso nell’Ue. L’interpretazione dell’aggressione russa come episodio di una guerra per procura e la resa morale di fronte all’arroganza della minaccia nucleare rischiano di fare il resto, mettendo fine al sogno dell’espansione pacifica dell’Europa in un mondo regolato dal diritto internazionale.

La campagna italiana contro l’Ucraina si è infatti arricchita di un nuovo e apparentemente sofisticato argomento elettorale, secondo cui la Russia non si potrebbe sconfiggere perché è una potenza nucleare. Naturale corollario è che si debba cercare la pace alle condizioni della Russia. Ultimo, solo ultimo, portavoce di questa teoria è stato uno sconcertante Giuseppe Conte, già pronto a garantire che Putin sia pronto a cercare la pace.

Come nella teoria della guerra per procura, si tratta di un argomento che deforma la realtà nel momento stesso in cui viene formulato, avvelenando la discussione e ogni possibilità di un’analisi razionale della situazione: è la Russia che sta cercando – senza peraltro avere alcuna possibilità di riuscirci – di sconfiggere l’Ucraina. Gli ucraini stanno semmai provando a respingere la Russia fuori dai propri confini, cioè si stanno difendendo, ma non mi pare stiano marciando su Mosca o elaborando piani di spartizione della Federazione Russa.

Si tratta di un argomento particolarmente abietto perché non solo deforma la sostanza della questione, ma anche perché porta a ritenere che è inutile contrapporsi ai desideri di qualsivoglia potenza nucleare nel nome di un approccio che si vorrebbe realista ma che è solo suicida, in particolare per la nostra Europa.

Se l’Italia sedesse nel ristretto club dei paesi dotati dell’atomica si potrebbe almeno comprendere il vantaggio opportunistico di tale argomento. Ma, considerato che non siamo nemmeno in grado di garantire l’approdo ad una nave-rigassificatore, l’ingresso nel club nucleare non può dirsi vicino.

Siamo pronti a sostenere che le pretese del Pakistan o della Corea del Nord, entrambi paesi dotati della bomba atomica, vanno accolte e discusse perché non è possibile sconfiggerli? E, soprattutto, dopo la resistenza eroica degli ucraini, siamo pronti a sacrificare la realtà ad un sofisma tanto approssimativo?

È la prima volta che l’Europa è chiamata ad un prova di forza contro un gigante che la sta sfidando apertamente e che punta a decretarne il tramonto, per lasciare spazio alle pretese del suo impero. È una sfida militare e politica tra un impero oscurantista e l’Europa liberale: l’Ucraina viene punita perché ha scelto noi. Sostenere che la Russia non si possa sconfiggere significa coltivare la nostra indifferenza e preparare la nostra sconfitta.

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