Passaggio d’epocaIl centrodestra è finito, è cominciata l’era di Giorgia Meloni

La scena di Piazza del Popolo è la rappresentazione evidente di un’incoronazione. Salvini è crollato e Berlusconi, nelle urne, è sparito. Il bilancio dei voti non cambia, ma sono tutti nelle mani di Fratelli d’Italia

Shirly Niv Marton, Unsplash

Il centrodestra non c’è più, ieri a Roma si sono celebrati i suoi funerali. Adesso c’è solo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, il partito di estrema destra che ha fagocitato gli altri due, Lega e Forza Italia. I toni di Meloni, anche considerando che l’occasione era un affollato comizio, sono stati quelli di una leader di opposizione, minoritari, vittimistici e ovviamente super-aggressivi, non esattamente quelli di una presidente del Consiglio in pectore: ma così è oggi la destra italiana.

Le “voci da dentro” raccontano di una probabile Caporetto per Matteo Salvini, respinto con perdite nella ridotta del Nord, e soprattutto per Silvio Berlusconi, per la prima volta da trent’anni in qua sostanzialmente irrilevante nella campagna elettorale, una marginalità confermata anche sul palco, dove ha parlato per primo, che non è esattamente la posizione migliore.

Non è più l’era di Super-Silvio, fantasma di una belle époque di cui un diciottenne di oggi neppure ha sentito parlare: la piazza del Popolo, storica location missina-aennina è ora meloniana, giù dal palco per lei un’onda delirante, un pezzetto d’Italia che si sente già nella stanza dei bottoni: se li troverà, questi bottoni, è tutto da vedere.

Ma intanto l’impressione, suffragata dai sondaggi e anche da una percezione diffusa, è che nel complesso il centrodestra non aumenterà nei voti assoluti ma appunto sarà dominato dalla leader di FdI: un riequilibrio dei pesi comunque storico. Finora infatti Forza Italia aveva garantito una relativa moderazione della destra Italiana (a buon diritto si parlava infatti di centro-destra) grazie al peso, in tanti sensi, del Cavaliere, mentre oggi quella funzione calmieratrice è svanita, unitamente alla dimensione nazionale della Lega che dopo l’incredibile exploit alle Europee del 2019 con oltre il 30 per cento precipiterà a percentuali dell’era bossiana, ma senza quella spinta propulsiva neppure al Nord.

Berlusconi in tutti questi giorni è stato collegato fisicamente dal salotto della “discesa in campo”, come a voler fermare il tempo per rinverdire slogan non più efficaci (aveva ricominciato con le dentiere) e con la mattana dell’apparizione in superficie allegra ma in realtà molto triste su TikTok: quell’uomo anziano che fa oscillare la testa – tic toc tac – è stata una pena soprattutto per chi ha vissuto la “fase eroica” del berlusconiano che incantava il Paese.

I vari Tajani, Ronzulli, Mulé, Bernini e gli altri fanno quello che possono, cioè nulla. I vecchi Tremonti e Pera sono andati dalla Meloni a cercare una terza giovinezza. Lei ha spolpato la parte dell’osso più di destra, più di potere, mentre Carlo Calenda è riuscito a graffiare l’ala liberal che fa riferimento alle posizioni di Mara Carfagna e quella popolare di Mariastella Gelmini con il risultato è che la “cosa azzurra” nata nel 1994 non regge più. Ieri Piazza del Popolo è stata il teatro di un passaggio d’epoca, dominata anche dal punto di vista iconografico da Fratelli d’Italia, sul palco la star è stata lei, Giorgia. Gli altri non esistono più.

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