Dario Nardella, che da sindaco di Firenze sta toccando con mano la gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E a pochi giorni dal voto, al Corriere dice: «Sono preoccupatissimo: la destra vuole cambiare il Pnrr, il che significa che perdiamo tutti i 220 miliardi del piano».
Lo ha già detto la settimana scorsa il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis: il rischio è di perdere i fondi. E Nardella non nasconde il suo «allarme» per una delle battaglie annunciate dal centrodestra in questa campagna elettorale.
«È un atteggiamento folle, non saprei come altro definirlo. È una battaglia autolesionista che ci farebbe perdere tutti i miliardi. Lo dico anche come coordinatore delle Città metropolitane dove si concentra gran parte degli investimenti: noi abbiamo 15 mesi per appaltare le opere e questo vale per i Comuni, per le Regioni e per lo Stato. La verità è che non sanno di che cosa parlano: qualunque governo dovrebbe motivare la modifica del piano con l’impossibilità di realizzarlo, non con una scelta politica di priorità. E anche se riuscisse a motivarlo, la Commissione europea ha diritto a due mesi per decidere prima di passare la palla al Consiglio europeo che deve votare all’unanimità dei suoi 27 Paesi. Si perderebbero almeno quattro o cinque mesi, e di conseguenza si perderebbero tutti i fondi».
E «anche piccole modifiche richiederebbero ulteriori procedure. Rischiare di perdere più di 200 miliardi per un piccolo ritocco è pazzesco. Non ha senso. È la prima volta che l’Italia ha così tante risorse, un terzo delle quali sono contributi a fondo perduto: come possiamo pensare che gli altri Stati europei che stanno rispettando i tempi consentano all’Italia di cambiare le carte in tavola?».
Per Nardella, «più che del pericolo fascista ho paura dell’improvvisazione e dell’approssimazione. L’approssimazione di Lega e Fratelli d’Italia è superiore persino alla loro arroganza». E «l’unico partito che può davvero strappare dei collegi alle destre è il Pd. Può essere antipatico dirlo, ma non c’è solo il voto utile, c’è il voto unico se si vogliono battere le destre. Lo dice la matematica».
In ogni caso, dice il sindaco, «secondo me noi non dobbiamo interrompere il dialogo con tutte le forze che condividono i valori europeisti e democratici. Mai. Dopodiché vediamo come va il voto. Io non do per scontato che la destra vinca. I sondaggi in passato hanno sbagliato. Ci sono almeno una quarantina di collegi uninominali, soprattutto nelle grandi città, dove la partita è apertissima».