«Il Pd oggi è il primo partito tra i giovani. La destra ha gli occhi rivolti al passato. Giorgia Meloni ha posizioni più retrograde di Marine Le Pen. Ma noi la destra la battiamo. Mi creda. Noi vinciamo». A dispetto dei sondaggi, il segretario del Partito democratico Enrico Letta dice al Foglio che da qui al 25 settembre, giorno delle elezioni, è pronto a girare l’Italia «a tappeto» e spera nella rimonta. «Non mi fermerò. Io questo Paese non lo consegnerò alla Meloni».
Letta accusa Calenda e Renzi. Il loro obiettivo, dice, è «distruggere noi, attaccare la sinistra». E il punto, secondo il segretario, è che «trascurano che la sfida è contro la destra. È una destra che, non ho paura di dire, staccherebbe l’Italia dal resto d’Europa. Io paragono questo voto alla Brexit. È la nostra Brexit».
Per questo, spiega, «io sto facendo una campagna all’attacco. Sono convinto che debba essere condotta così e voglio continuare fino all’ultimo giorno utile. Bisogna essere giustamente aggressivi nei confronti della destra ma voglio anche che i candidati del Pd raccontino la nostra idea di Italia, quella del lavoro, delle diversità».
Mentre il segretario della Lega Matteo Salvini radunava il popolo leghista a Pontida, proponendo l’azzeramento del canone Rai, domenica a Monza Enrico Letta ha riunito 500 sindaci del Pd, definendo Pontida come una «provincia dell’Ungheria».
Letta si dice preoccupato sulle posizioni di Giorgia Meloni sull’aborto e i diritti: «Ci sono ambiguità evidenti da parte di Meloni. Ci sono ammiccamenti pericolosi. Quando ripeto che la destra della Meloni, sui diritti, è più indietro di quella della Le Pen lo dico perché io quella della Le Pen la conosco, l’ho vista da vicino. La vera Meloni è quella di Vox, quella retrograda, oscura. È Dio, patria e famiglia».
Poi spiega la sua posizione su Draghi: «Quando dico che Draghi va recuperato intendo che va recuperata quella sua lezione di governo. Di sicuro ho fatto di tutto per non farlo cadere. Di tutto». E aggiunge: «Io ritengo che Draghi non abbia finito il suo compito. Sì, è vero ne sono convinto. Nel Paese che sto girando c’è una professione di simpatia e sintonia verso quello che ha fatto Draghi».
E ancora dice che se farà il presidente del Consiglio vorrebbe tenere la delega di ministro dell’Istruzione, «perché l’Istruzione è il vero ministero chiave».