Watergate atenieseIl caso di spionaggio in Grecia è arrivato in parlamento (e anche a Bruxelles)

L’uso di spayware come Pegasus e Predator ai danni di politici e giornalisti èllenici un problema sempre più inquietante. Si è già attivata la prima commissione d’inchiesta parlamentare per indagare, ma adesso la questione ha assunto una certa rilevanza anche in Europa

Unspash.com

Oggi si riunisce per la prima volta la commissione d’inchiesta del parlamento greco che indaga sul caso di spionaggio politico che da inizio estate agita l’attualità politica del Paese. Un caso che rischia di mettere in seria difficoltà la tenuta del governo di centrodestra di Kyriakos Mitsotakis, eletto nel 2019 e determinato a restare in carica fino al termine della legislatura, previsto per la prossima estate.

A fine luglio l’europarlamentare e leader del Partito Socialista (PASOK) Nikos Androulakis, tra i leader dell’opposizione, ha denunciato alla Corte suprema di essere stato intercettato per tre mesi dai servizi segreti greci. Nello stesso periodo, Androulakis riferisce di aver sventato un tentato attacco da parte di Predator, un potente software di spionaggio ideato dalla startup macedone Cytrox.

Le accuse hanno portato alle dimissioni del capo dei servizi segreti (EYP) Panagiotis Kontoleon e di Grigoris Dimitriadis, segretario generale e nipote del primo ministro Mitsotakis, che ha ammesso che l’operazione condotta dall’EYP era «formalmente e legalmente adeguata, ma politicamente inaccettabile».

Mitsotakis ha anche negato ogni coinvolgimento personale, nonostante una delle sue prime decisioni prese al suo arrivo al governo sia stata proprio quella di far dipendere direttamente l’EYP dall’ufficio del primo ministro, ed escluso l’ipotesi che i servizi segreti greci abbiano mai utilizzato Predator.

Il primo ministro ha invece puntato il dito su forze straniere sconosciute che vogliono «governi deboli, perché in questo modo credono di poter esercitare la loro influenza». L’allusione più ovvia è al governo di Recep Tayyp Erdogan, con il quale Atene è ai ferri corti da inizio estate per una disputa sullo status delle isole greche situate a poche miglia dalle coste dell’Anatolia, anche se la stampa greca ha inizialmente incolpato i servizi segreti di Armenia e Ucraina, che hanno negato qualsiasi coinvolgimento.

«Il governo ha assicurato più volte che le autorità greche non utilizzano Predator. Ma essere stato sorvegliato sia dall’EYP che da Predator nell’arco di pochi giorni è forse una coincidenza?», chiede Androulakis, che ha evitato l’attacco del malware ignorando un messaggio contenente un link infetto.

A differenza di Pegasus, il software di sorveglianza utilizzato da vari governi per spiare giornalisti, politici e attivisti con la sua tecnologia “zero-click”, il funzionamento di Predator ricorda quello dei classici tentativi di phishing: la vittima riceve un messaggio contenente un link che, una volta aperto, permette al malware di accedere a tutte le conversazioni salvate sul telefono e attivare registrazioni audio e video per spiarne il proprietario.

A luglio, il giornalista greco Thanasis Koukakis era invece caduto nella trappola di Predator, inasprendo il dibattito sulla libertà di stampa in Grecia, che quest’anno ha perso 38 posizioni rispetto al rapporto precedente di Reporter Senza Frontiere, scivolando all’ultimo posto tra i paesi europei.

«Accolgo favorevolmente l’avvio da parte del parlamente greco di una commissione d’inchiesta sulle tecniche di sorveglianza dei servizi segreti e spero verrà esaminata con occhio critico anche la sorveglianza dei media, che dovrebbero essere liberi di lavorare senza aver paura di essere spiati», ha commentato su Twitter Teresa Ribeiro, rappresentante dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per la libertà dei media.

Proposto dal partito di Androulakis, l’avvio dell’inchiesta parlamentare ha raccolto 142 voti favorevoli, mentre i fedeli di Mitsotakis hanno preferito astenersi dichiarandosi a favore di un’indagine che faccia luce anche sui rapporti tra i servizi segreti greci e il governo di Tsipras, in carica dal 2015 al 2019.

Secondo Politico, la prima seduta potrebbe essere più lunga e complessa del previsto, dal momento che la commissione d’inchiesta ha chiamato a testimoniare – seppur in contemporanea – non solo i dimissionari Kontoleon e  Dimitriadis, ma anche l’attuale capo dell’EYP e due ex-direttori in carica durante le precedenti legislature. Inoltre, il presidente del parlamento Konstantinos Tasoulas ha chiesto ai membri di Nuova Democrazia, il partito di Mitsotakis, di non utilizzare i telefoni durante le sedute per evitare qualsiasi fuga di notizie.

I partiti di opposizione hanno immediatamente accusato il governo di voler «delegittimare il processo», impedendo al pubblico di seguire con la dovuta attenzione lo svolgimento dell’inchiesta.

Per il primo ministro, l’esito dell’inchiesta e la reazione dell’opinione pubblica potrebbero anticipare la fine del suo percorso al governo, che era stato accolto come una boccata di aria fresca dopo un periodo di profonda crisi economica. In ogni caso, potrebbe essere solo una questione di mesi: nonostante l’ampio consenso da parte della popolazione è improbabile che Nuova Democrazia riesca a guadagnarsi la rielezione a causa della nuova legge elettorale.

«È uno scandalo più grosso del Watergate, ma nessuno sta muovendo un dito», ha affermato Sophie in ‘t Veld, membro della commissione d’inchiesta del Parlamento Europeo sull’uso di Pegasus e altri spyware di sorveglianza (PEGA).

Da settimane i membri del Parlamento e della Commissione europea si interrogano sul ruolo che dovrebbero avere di fronte ai casi di spionaggio avvenuti in Grecia. Nonostante il rappresentante permanente della Grecia presso l’Unione Europea Ioannis Vrailas affermi che i due casi non siano di competenza di Bruxelles, in ‘t Veld sostiene il contrario, dal momento che «oltre a violare le leggi europee, e nello specifico il GDPR, [Predator] ha preso di mira un membro della Commissione europea».

Dopo giorni di acceso dibattito, lo scorso mercoledì l’account Twitter di PEGA ha annunciato che l’uso di Predator in Grecia verrà discusso nella prossima riunione della commissione, in programma per giovedì. Sollecitata dall’ala progressista del Parlamento europeo, anche la presidente Roberta Metsola (che appartiene allo stesso partito europeo del primo ministro greco) ha fatto sapere tramite un portavoce di aver preso le accuse di spionaggio «molto sul serio» e di «star cooperando» con le autorità greche.

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