Tempi duri Il mondo non è pronto per affrontare il crollo della biodiversità

Secondo gli esperti, lo sconvolgimento globale generato dalla pandemia - che ha provocato l’inversione dello sviluppo umano - non è nulla in confronto alla perdita di diversità biologica. Una tragedia che ci sta cogliendo impreparati, anche perché continuiamo (imperterriti) a puntare su soluzioni rapide e non di ampio respiro

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«Viviamo in un mondo di preoccupazioni. La pandemia da Covid-19, dopo aver provocato l’inversione dello sviluppo umano in quasi tutti i Paesi, continua a produrre varianti in modo imprevedibile. La guerra, in Ucraina e altrove, ha creato maggiore sofferenza umana. Temperature da record, incendi, tempeste e inondazioni suonano l’allarme dei sistemi planetari sempre più fuori controllo. Insieme, stanno alimentando una crisi del costo della vita avvertita in tutto il mondo, dipingendo un quadro di tempi incerti e vite instabili».

Esordisce così la presentazione dell’ultimo e recentissimo Rapporto sullo sviluppo umano 2021/22 (HDR) – intitolato Uncertain Times, Unsettled Lives: Shaping our Future in a Transforming World – reso pubblico lo scorso 8 settembre secondo il quale per la prima volta nei suoi 32 anni di vita l’indice di sviluppo umano, che misura la salute, l’istruzione e il tenore di vita di una Nazione, è diminuito a livello globale per due anni consecutivi ed è tornato ai livelli del 2016, invertendo gran parte dei progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile che costituiscono l’Agenda 2030.

Lo studio ci invita a guardare con preoccupazione una società globale che, rimbalzando da una crisi all’altra sull’onda di nuove incertezze, rischia di sfociare in un futuro di privazioni e ingiustizie crescenti. È vero che l’incertezza non è un elemento nuovo per l’umanità, di nuovo però ci sono le sue dimensioni, che stanno assumendo nuove forme minacciose, e l’emersione di un nuovo “complesso” di variabili mai visto prima nella storia. Un complesso di variabili fatto di pressioni e disuguaglianze planetarie destabilizzanti, di ricerca di radicali trasformazioni sociali per alleviare tali pressioni e di polarizzazione diffusa e intensificata.

In testa alla lista degli eventi che causano i gravi sconvolgimenti globali troviamo la pandemia: secondo gli esperti, questo evento – rispetto ai precedenti – non è più da considerarsi come una semplice deviazione dal percorso ma come una vera e propria finestra su una nuova realtà. Prendiamo l’esempio dei vaccini: il loro sviluppo è da un lato un risultato monumentale che ha salvato circa 20 milioni di vite e ha dimostrato l’enorme potere dell’innovazione legata alla volontà politica. 

Dall’altro lato, però, ha acuito le enormi disuguaglianze di un’economia globale che ne ha concesso l’accesso in modo irrisorio a molti Paesi a basso reddito, e ha permesso che fossero donne e ragazze a sopportare il peso di maggiori sofferenze presenti e future: si sono dovute assumere maggiori responsabilità domestiche e di assistenza e stanno affrontando un aumento della violenza nei loro confronti. 

In sintesi, il tema cruciale non è solo che i disastri causati dall’impatto umano sull’ambiente sono sempre più grandi e mortali, ma anche e soprattutto che attraverso le nostre scelte politiche e sociali sempre più polarizzate e demagogiche indirizziamo i loro esiti distruttivi sui più vulnerabili tra noi. 

Gli autori dello studio affermano che lo sconvolgimento globale generato dalla pandemia non è nulla in confronto a quello che il mondo sperimenterebbe se si verificasse un crollo della biodiversità, dovendo risolvere la sfida di coltivare cibo su larga scala, senza insetti impollinatori, con una comunità internazionale paralizzata com’è oggi su quel percorso di cambiamento basato sulla solidarietà e sulla coopetition (una strategia che coniuga competizione e cooperazione) globali, tanto necessario quanto urgente. E invece perseveriamo nella scelta di puntare solo sulle soluzioni più rapide alle varie crisi, pensiamo ai sussidi o ai bonus o ai vari ristori, che sono certo tattiche di soccorso immediato ma anche ostacoli che stanno ritardando i cambiamenti sistemici di lungo termine che tuttavia dobbiamo apportare.

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