Buio nel MezzogiornoAl Sud il Pd sta proponendo il Pnrr come un clamoroso gratta e vinci

Nella campagna elettorale in Puglia, Letta si è allineato alla retorica del satrapo Emiliano senza rendersi conto che, nonostante queste pose neopopuliste, in quella parte del Paese i dem rischiano di arrivare terzi dietro i bipopulisti d.o.c.

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Non è il milione di posti di lavoro promessi nel 1994 da Silvio Berlusconi ma gli si avvicina: 300mila nuove assunzioni nella pubblica amministrazione nel Sud, che poi arriveranno a 900mila nel decennio. A due settimane dal voto la forza delle cose trascina un po’ tutti i protagonisti della campagna elettorale a spararle grosse, ma da un uomo serio come Enrico Letta la promessa suona male parecchio, soprattutto se accompagnata dall’inseguimento di Giuseppe Conte sul reddito di cittadinanza.

Il ragionamento che il segretario del Pd ha fatto a Taranto è questo: non votate Conte che tanto perde, meno che mai dovere votare per Giorgia Meloni che il reddito di cittadinanza ve lo toglie, dunque votate Pd se volete continuare a prenderlo (ovviamente “riformato” ma fidatevi).

È nel Mezzogiorno dunque, specificamente nella terra dell’avvocato del populismo, che il leader del Nazareno dà il peggio di sé, legittimando la lettura di un Sud che altro non aspetta che assistenzialismo e rilanciando il reddito di cittadinanza, uno strumento tanto criticato a suo tempo proprio dal Pd e facendo quindi involontaria propaganda per l’ex alleato diventato avversario che è il “padre” di quella legge.

Il Partito democratico si trova dinanzi a una difficoltà a cui potrebbe reagire elevando il tono e i contenuti della propria campagna ma invece sembra preferire la strada più semplice e più rozza delle promesse a effetto ancorché di dubbia realizzazione: 300mila posti nella pubblica amministrazione al Sud?

In questa cornice neopopulista ben si comprende dunque come a far da scudieri ai lati al segretario sul palco di Taranto ci fossero i due governatori più populisti d’Italia, Vincenzo De Luca e soprattutto Michele Emiliano, il satrapo delle Puglie, il ciambellano dalemian-contiano (povera Puglia di Giuseppe Di Vittorio e Aldo Moro), il nemico del Tap e dell’innovazione: «La Puglia è la Stalingrado d’Italia, qualunque cosa accada da qui non passeranno, sputeranno sangue», ha detto ieri con metafora un pochino più garbata del «vi dovete cacare sotto» adoperata, con la stessa intenzione, da Luigi De Magistris all’epoca sindaco di Napoli con riferimento a Matteo Renzi.

Ma le cose paiono essere esattamente al contrario di come dice Emiliano: al Sud la destra sembra proprio che “passerà”, mentre è esattamente il partito di Emiliano, De Luca e Letta in grande affanno, in Campania e in Puglia rischia di arrivare terzo dietro Giorgia e Giuseppi, come alle Regionali in Sicilia dove la povera Caterina Chinnici, abbandonata dal M5s sull’altare, è data dietro l’ineffabile Renato Schifani e l’indipendente Cateno De Luca, il pirotecnico “zio di Sicilia” già sindaco di Messina.

È insomma qui, nel profondo Sud, che si concentrano le pulsioni peggiori che circolano in un pezzo importante del Pd, quelle che da anni si era detto di voler contrastare ma che ora sembrano avere partita vinta, in un quadro generale di disfatta, la resurrezione del partito dei satrapi e dei cacicchi, l’antitesi della modernità e della cultura di governo, qui il Pnrr è la grande occasione per un clamoroso gratta e vinci.

Il povero Mezzogiorno, troppe volte blandito e tradito, adesso guarda a una destra incolta senza dimenticare il contiano voto di scambio, con il Pd locale che scimmiotta i vincenti ovviamente soccombendo. Ed Enrico Letta si appoggia a tutto questo abbracciando sul palco Michele Emiliano, il simbolo della resa al peggio della politica.

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