L’escalation impressa da Putin con la mobilitazione parziale della Russia «è un segnale di grande nervosismo e debolezza. Le cose evidentemente non stanno andando come la Russia si aspettava e quello che la comunità internazionale ha messo in campo sta funzionando, a partire dalle sanzioni». Giorgia Meloni lo dice in un’intervista al Messaggero mentre, a tre giorni dal voto, la guerra in Ucraina irrompe nella campagna elettorale. «Questo nervosismo richiama tutti noi alla responsabilità perché una realtà in quelle condizioni può aprire ogni sorta di scenario. Da parte dell’Europa servono lucidità e compattezza».
Dopo giorni di attacchi più o meno diretti a Bruxelles, compreso il voto a favore di Orban all’Europarlamento, la leader di Fratelli d’Italia torna a mostrare il suo volto moderato. E in un’intervista al Tempo ricorda anche che i capisaldi storici della politica estera per il centrodestra sono l’Europa e l’Alleanza Atlantica. «La nostra collocazione non è in discussione», dice.
Ma sull’Ungheria mette le mani avanti: «È uno Stato democratico. Certo, i modelli dell’Europa dell’Est sono diversi dal nostro perché fino agli anni Novanta li abbiamo abbandonati sotto il giogo sovietico. Ora più che mai dobbiamo sforzarci di dar loro una mano, accompagnarli se davvero ci sono normative nazionali che non garantiscono la trasparenza degli appalti e che possono pregiudicare la spesa efficace e corretta dei fondi europei. Il testo votato a Strasburgo e il dibattito in corso, invece, sono entrambi viziati da un eccesso di ideologia. È un documento molto politico, che ben poco ha a che vedere su come vengono spesi quei soldi. Nel testo si dice in sostanza che bisogna bloccare l’accesso dell’Ungheria alle risorse europee, ma questa decisione deve essere presa in base ad accuse circostanziate, non in base a simpatie o avversioni politiche».
In sostegno di Giorgia Meloni, arriva poi anche Guido Crosetto, che in un’intervista alla Stampa assicura che la leader di Fratelli d’Italia da premier rispetterà i vincoli di bilancio. Crosetto sostiene anche che la Germania è peggio di Viktor Orban, visto che sta trattando sconti sul gas a un terzo del prezzo di vendita all’Italia. «Da una parte c’è chi fa la faccia dura ai russi e dall’altra chi tratta il prezzo del gas a un terzo del nostro». Ovvero Berlino, che farebbe più danni dell’atteggiamento filo Putin di Orban perché – spiega – «è il perno fondamentale dell’Ue, mentre l’Ungheria conta relativamente. Se la trattativa sul gas fosse vera, significherebbe la rottura dello spirito europeo e un’idea scorretta della competizione tra i vari Paesi».
E sull’appoggio di Meloni ai neofranchisti di Vox, dice: «Intanto Vox nasce da una scissione del Partito popolare spagnolo. Poi Meloni guida il Partito conservatore europeo, non quello Identità e democrazia dove c’è Le Pen, e cerca di avvicinarlo al Partito popolare per creare un centrodestra da contrapporre ai socialisti. E quando Orban è uscito dai Popolari Meloni e i conservatori polacchi non lo hanno voluto».
Quanto al rapporto con l’Europa, Meloni sostiene sul Messaggero che «dovrebbe cambiare la postura dell’Italia. Mi ha molto colpito il viaggio di Letta in Germania qualche giorno fa. La Germania che si oppone al tetto al prezzo del gas, avendo contratti molto vantaggiosi con Gazprom per cui pagano il gas un terzo di quello che spendono le nostre aziende. La Germania dunque difende un proprio interesse nazionale. Io lo considero normale». E prosegue: «Io credo invece che l’Italia in Europa debba avere una postura diversa: solida, affidabile, leale, cercando soluzioni comuni ma senza consegnarsi».
Per quanto riguarda il programma di un eventuale governo di centrodestra, spiega che la priorità, per abbassare le bollette degli italiani, è il tetto al prezzo del gas. Ma anche il disaccoppiamento del prezzo del gas dalle altre fonti energetiche. Come spiega al Tempo, «questo ultimo intervento, se fatto dall’Europa, avrebbe un impatto più rilevante, ma l’Italia può adottarlo anche autonomamente. Verrebbe a costare 3-4 miliardi, senza bisogno di fare ricorso a un ulteriore scostamento di bilancio, e avrebbe un effetto immediato».
E continua a ripetere, nonostante i diversi pareri contrari, che servirà un «tagliando» per il Pnrr. «Le materie prime sono schizzate alle stelle e le gare vanno deserte. Inoltre il Pnrr è stato scritto prima della guerra in Ucraina, e non considera l’emergenza energetica».
Sulla legge 194 sul diritto di aborto, spiega che non vuole abolirla, né modificarla. «Cosa voglio fare? La parte sulla prevenzione è stata applicata poco. Ecco, se una donna si trova a dover abortire per ragioni economiche e vorrebbe non farlo, io la voglio aiutare a mettere al mondo il bambino, che diritto stiamo togliendo? Stiamo aggiungendo un diritto: quello alla piena autodeterminazione delle donne».
Poi sull’autonomia delle regioni chiesta dalla Lega sposta la palla più in là: «Avrebbe un impatto migliore se ci fosse anche una riforma presidenziale, perché c’è un tema di equilibrio tra i poteri dello Stato. Dopodiché tutti i temi della perequazione sono previsti costituzionalmente e sono molto chiari nella mia testa, ma credo che il modo migliore sarebbe fare una riforma complessiva che aiuterebbe a tenere un equilibrio».