Il passato che non passaI polacchi rischiano di regredire perché dimenticano cosa li ha portati al successo economico

Le riforme capitaliste hanno trascinato il paese fuori dal pantano sovietico, ma l’attuale governo guidato dal partito “Diritto e Giustizia” ha interrotto le privatizzazioni e segue una politica statalista di redistribuzione che ricorda lo stile comunista

Reiseuhu, Unsplash

 

Settembre mi ha portato a Varsavia (Polonia) e poi ad Hanoi (Vietnam), due luoghi che hanno in comune molto di più di quando le persone credano. Fanno parte di due paesi che hanno sofferto terribili guerre, la Polonia dal 1939 al 1945, il Vietnam dal 1955 al 1975, in cui milioni di persone sono morte e le due nazioni ne sono uscite devastate. Dopo le guerre, inizialmente non avevano speranze di recuperare e ricostruire la loro economia a causa dell’economia pianificata di stampo socialista, che ha portato soltanto miseria, povertà e inflazione galoppante. In entrambi i paesi, i comunisti al governo inizialmente provarono a riformare il sistema esistente fino a quando le persone non capirono che solo l’introduzione del diritto di proprietà privata e l’economia di mercato potevano risollevare le loro sorti. Nessuno paese paragonabile a Polonia e Vietnam ha guadagnato tanti punti nell’Index of Economic Freedom come in questi due Stati. Nei decenni più recenti, la vita delle persone comuni qui è sensibilmente migliorata.

Vita quotidiana nel socialismo

Ogni volta che viaggio all’interno di un paese, per prima cosa studio la sua storia per capirlo meglio. Ecco perché in Polonia ho iniziato con l’incontrare Alicja Wancerz-Gluza, co-fondatrice del Karta Center, un archivio storico non-governativo. Alicja inizialmente era attiva nel sindacato di Solidarnosc e successivamente si è unita al movimento anticomunista. Il 4 gennaio 1982, insieme a suo marito e a un piccolo gruppo di amici, ha fondato il giornale clandestino Karta. Con il passare del tempo, il giornale, scritto con una macchina da scrivere e ciclostilato, era diventato una casa editrice che pubblicava giornali e libri illegali.

Oggi l’archivio di Karta possiede 5.000 libri e brochure, circa 35.000 numeri di giornali, 300 poster e 1000 cartoline del movimento anticomunista. La collezione include anche la più grande raccolta di documenti provenienti dal sindacato di Solidarnosc, e Alicja mi ha mostrato orgogliosamente un documento dell’UNESCO in cui si certifica che questa collezione fa parte del patrimonio mondiale archivistico del programma “The Memory of the World”, insieme alle tavole di legno su cui i lavoratori che parteciparono allo sciopero dell’agosto 1980 del porto di Gdansk scrissero le loro 21 richieste. Karta raccoglie anche 6000 interviste (incluse 1000 testimonianze di ex-prigionieri dei gulag sovietici) e circa 400.000 fotografie.

Durante la nostra conversazione, Alicja mi ha spiegato la realtà della vita quotidiana nell’economia pianificata socialista. Mi ha mostrato le pile di tessere che i polacchi dovevano usare per comprare il cibo e altri prodotti razionati. Le prime tessere, del 1976, erano per lo zucchero, ma per tutti i tipi di prodotti, come carne, burro, detersivi, sapone, sigarette, benzina e pure le scarpe sono state in circolazione fino alla fine degli anni Ottanta. Le tessere erano numerate e poteva ad esempio essere annunciato che si potevano comprare i materiali scolastici o gli assorbenti con la tessera numero 3. Era una vera tragedia se qualcuno perdeva una delle proprie tessere.

Alicja mi ha detto: «È stata un’occasione veramente speciale quando ho ricevuto la tessera che mi permetteva di comprare delle calze a rete bianche per il mio matrimonio. Mi è stato anche dato un certificato che attestava la possibilità di comprare anelli d’oro dal gioielliere perché ci stavamo sposando. Però non avevamo i soldi e in ogni caso non volevamo degli anelli. C’erano delle tessere speciali per ogni occasione, per esempio per un funerale potevi ricevere la tessera per le calze a rete nere».

Ma solamente perché avevi le tessere non voleva dire che potevi andare in giro a comprare il prodotto. Spesso dovevi rimanere in fila per ore prima di avere quello che cercavi. Le persone si scambiavano anche le tessere a seconda delle necessità. Per esempio, una tessera per la vodka (agli adulti era permessa una bottiglia al mese) poteva essere scambiata con una tessera per il caffè.

Per i bambini c’erano tessere per il latte in polvere e dolci. Per comprare degli arredi, una lavatrice o la televisione le persone dovevano stare nelle “kolejkach społecznych” (code sociali). Succedeva che le persone dovevano stare in fila per ore ogni giorno, per uno o due mesi. I membri della famiglia aspettavano in coda e poi si davano il cambio con un altro familiare. Ogni due ore venivano chiamati i nomi, e se qualcuno non c’era perdeva il posto in fila: tutto il tempo speso ad aspettare era così buttato.

Era inoltre difficile avere un telefono. È sempre Alicja a parlare: «Nel mio quartiere, nel 1986, c’era una sola cabina telefonica per tutte le strade del distretto nuovo. Era un telefono pubblico, nessuno nel mio quartiere aveva un telefono privato». I suoi genitori si trasferirono negli appartamenti della cooperativa nel 1960 e immediatamente fecero richiesta per una linea telefonica. Il telefono venne collegato 13 anni dopo, nel 1973, lo fecero così “velocemente” solo perché suo padre era membro del Partito dei lavoratori uniti polacchi. Le chiamate internazionali si potevano fare solo nell’ufficio postale e le persone dovevano prendere appuntamento con diverse ore di anticipo. Ed è stato ancora una volta solo perché il padre di Alicja era nel partito che hanno ricevuto una tessera speciale per una macchina, una FIAT 126. Però ha dovuto aspettare fino al 1980 per ricevere la macchina.

Le persone dovevano aspettare per tutto, anche per gli appartamenti. Alicja ricorda: «Quando il mio futuro marito aveva 5 anni, i suoi genitori cominciarono a pagare una cooperativa così da avere il diritto di comprare un piccolo appartamento 25 anni dopo. I miei genitori hanno cominciato a risparmiare più tardi perché prima risparmiavano per mia sorella». Venticinque anni dopo, quando lei aveva 29 anni e suo marito 30, sono stati in grado di unire i loro diritti, ricevuti dopo molti anni di risparmi, per trasferirsi in un piccolo appartamento di tre stanze, che comunque doveva essere pagato e per il quale si sono indebitati.

Destra e sinistra non significano molto in Polonia

Oggi la Polonia è un paese con un economia di successo. Ma ci sono anche degli sviluppi negativi. Adam Szlakpka, leader del partito liberale Nowoczesna, è preoccupato per quanto sta avvenendo. Il suo partito collabora con diversi partiti, incluso quello a cui appartiene l’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

I termini “sinistra” e “destra” hanno dei significati molto diversi in Polonia rispetto agli altri paesi dell’Europa occidentale. Szlakpka crede che l’80% dei 130 deputati della Coalizione Civica di cui il suo partito fa parte siano per il libero mercato, mentre il partito al governo (Diritto e Giustizia) sia molto statalista. Quest’ultimo è considerato di destra, ma coloro che in Polonia credono nell’economia di mercato e con i quali ho parlato lo considerano come un partito socialista, perché crede nella redistribuzione, nelle nazionalizzazioni e in uno Stato forte e ramificato.

Questi chiarimenti sono stati per me importanti, perché nell’indagine sull’economia di mercato che ho commissionato a Ipsos MORI e che è stata realizzata in 27 paesi, tra cui la Polonia, i risultati in quest’ultimo paese sono stati per me di difficile lettura. In quasi tutti i paesi indagati, gli intervistati classificavano come di sinistra i critici dell’economia di mercato e del capitalismo. In Polonia, invece, la situazione era parzialmente diversa.

Ricordo di aver chiamato Thomas Petersen, che è il mio contatto presso Ipsos MORI ed è sicuramente il massimo esperto di sondaggi d’opinione in Germania, per dirgli: «Ho seri dubbi riguardo i dati della Polonia. Tutto sommato sono plausibili ma qualcosa deve essere andato storto nella classificazione destra-sinistra, magari c’è stato un errore di programmazione». Petersen ha così chiesto a Ipsos MORI di ricontrollare tutto meticolosamente – la traduzione del questionario, la programmazione, etc. – ma non c’erano dubbi, i dati erano giusti. Ancora non ero però convinto. Solo dopo la conversazione con Szlakpka mi sono rassicurato: «Quello che vale per l’Europa occidentale certamente non vale qua. Nel nostro paese gli ex-comunisti sono più favorevoli al libero mercato dei membri del partito che ci governa, che sono considerati di destra». Il partito Diritto e Giustizia unisce nazionalismo e anti-capitalismo, e ha avuto particolarmente successo tra gli elettori dicendo che la privatizzazione delle imprese statali è un modo di svendere il paese ai capitalisti stranieri.

Diritto e Giustizia ha fermato il processo di privatizzazione dell’economia, che invece era stato portato avanti dalla sinistra. Per che viene dalla Germania come me, che pensa che gli anti-capitalisti stiano a sinistra e i favorevoli al capitalismo a destra, la realtà polacca crea un po’ di disorientamento. Sì, ogni tanto bisogna recarsi in un paese in cui è stato sottoposto il sondaggio per capirne i risultati.

Il giorno dopo ho incontrato Tomasz Wroblewski dall’Istituto Warsar Enterprise, che promuove l’economia di mercato e sostiene le piccole e medie imprese in Polonia. È molto critico con l’UE: all’inizio, dice, ha avuto un ruolo importante per la Polonia, ma adesso si sta muovendo sempre di più nella direzione di un interventismo statale e della restrizione della libertà economica.

La Polonia accoglie i rifugiati della Bielorussia

La Polonia è spesso criticata dalle altre nazioni per la sua politica sui migranti. La Polonia ha però accolto molti rifugiati ucraini, e ha anche accettato rifugiati bielorussi. Guardando il numero di richieste di soggiorno in Polonia così come i permessi di lavoro temporanei, dal 2019 i bielorussi sono il secondo gruppo di migranti dopo gli ucraini.

Ho incontrato sei imprenditori bielorussi che sono scappati dal loro paese dopo che il dittatore Lukashenko ha vinto le elezioni presidenziali dell’agosto 2020 grazie a diversi brogli; un esito che ha provocato un’ondata di proteste di massa. Più di 33.000 persone vennero arrestate e più di 250 ferite durante le proteste. Alexey era un top manager di diverse compagnie basate a Minsk prima di unirsi alle proteste. Era chiaro anche lui che sarebbe stato arrestato se non fosse scappato. In Polonia ha fondato una organizzazione che supporta le famiglie dei prigionieri politici bielorussi. Con le sue competenze linguistiche e imprenditoriali non ha dubbi che avrà successo anche in Polonia.

Anche prima degli avvenimenti del 2020, Serg, un altro imprenditore che ho incontrato, ha più volte considerato di emigrare, ma la soppressione brutale delle proteste è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e anche lui se n’è andato in Polonia. Non riesce a capire perché qualcuno voglia ancora vivere nel paese in cui governa Lukashenko. Serg è stato un manager per più di vent’anni e oggi ha un’attività a Varsavia con cui finanzia start-up. Prima di spostarsi in Polonia ha vissuto in Danimarca: «A Copenaghen ho incontrato molte persone felici, anche in Polonia ce ne sono, ma non come in Danimarca. In Bielorussia si vedono invece tante persone tristi e con poca voglia di ridere». La sua visione rispecchia i risultati del World Happiness Index: la Danimarca è seconda, la Polonia 48esima e per la Bielorussia non ci sono dati …

Mikhail è un esperto di sistemi d’allarme e di sicurezza. È emigrato dalla Bielorussia verso la Polonia nel novembre 2021. Vuole costruire la sua azienda di successo qua prima di espandersi in altri paesi europei, come l’Italia. È ottimista perché i polacchi apprezzano i bielorussi per come lavorano. Molte compagnie polacche non sono sufficientemente efficienti, dice, e lui spera di approfittarne. La domanda per i sistemi di sicurezza è enorme dappertutto, anche in Polonia.

Prima del mio viaggio credevo che a molti polacchi non piacessero i russi per questioni storiche. Dopotutto, come i tedeschi, i russi hanno più volte invaso e diviso la loro nazione. Oggi però ho imparato che i polacchi fanno una chiara distinzione tra russi e bielorussi. Tutti mi dicono che hanno stima dei bielorussi.

Il grande riformatore Balcerowicz

Nel mio ultimo giorno in Polonia ho incontrato il leggendario Leszek Balcerowicz, l’uomo a cui la Polonia deve la maggior parte del suo successo economico. È stato due volte ministro delle finanze e successivamente governatore della banca centrale; prima ha combattuto l’inflazione e ha stabilizzato il paese, poi ha introdotto le riforme che hanno permesso di far diventare la Polonia uno dei paesi con più successo economico al mondo negli ultimi decenni.

L’intuizione più importante di Balcerowicz, e il motivo per cui le sue riforme ebbero così tanto successo, fu che le riforme graduali non avrebbero aiutato il paese. Solo riforme rapide e radicali in tutti i settori potevano migliorare la situazione. Balcerowicz, a differenza di molti altri economisti, possedeva anche un’acuta intelligenza politica e seppe sfruttare il momento.

Balcerowicz è il fondatore e presidente di FOR (Civil Development Forum), che promuove l’economia di mercato. Balcerowicz è preoccupato per il futuro del suo paese. Invece di continuare con le riforme che lui ha iniziato, il partito al potere dal 2015 sta seguendo politiche che sono le più stataliste realizzate dai governi che si sono succeduti dalla fine del comunismo. Le riforme che sono state attuate in passato sono adesso criticate, con i nazionalisti che criticano le privatizzazioni e dipingono un’immagine distorta della storia polacca.

La colpa dei problemi che la Polonia attraversava negli anni Novanta non viene data ai comunisti che hanno portato il paese alla rovina ma alle riforme. Però, nota Balcerowicz, le persone nel 1990 sapevano quanto erano importanti le riforme e quanto è migliorata la loro situazione. Altrimenti lui non avrebbe vinto le elezioni del 1997 con il suo partito.

Durante la nostra conversazione, ho capito quello che avevo già intuito leggendo i suoi libri: non è il tipico economista teorico. Infatti, per lui, un economista teorico è una contraddizione, perché gli economisti devono lavorare nella e con la realtà. Questo mi ha ricordato quello che diceva Marx: «Finora i filosofi hanno interpretato il mondo in diversi modi. Il punto, però, è cambiarlo». Balcerowicz ha trasformato la Polonia come Margaret Thatcher ha trasformato il Regno Unito. Per me è uno dei più grandi economisti riformisti del ventesimo secolo. Spero che le persone in Polonia non dimentichino che sono state le riforme pro-mercato a mettere il paese sulla via della prosperità.

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