IpogeoPrende il via la stagione del tartufo bianco

La grande siccità di quest’estate ha condizionato la raccolta del tartufo bianco che si prevede migliore rispetto a quello dello scorso anno anche se non sarà un’annata particolarmente produttiva

Foto Andrea Piacquadio - Pexels

Con l’inaugurazione della Fiera Internazionale del Tartufo bianco di Alba si è ufficialmente aperta la stagione di raccolta del tartufo bianco, quello più apprezzato e ricercato tra tutte le tipologie commestibili.

Se il luogo d’elezione è il Piemonte, da settembre a dicembre è possibile trovare il  Tuber Magnatum Pico anche nei boschi di Emilia Romagna, Toscana, Marche e Molise.

Considerato il diamante della gastronomia, il tartufo bianco è protagonista dei menu autunnali e si caratterizza per il suo aroma, penetrante ma gradevole; si assapora completamente consumato a crudo, tagliato con l’apposito affetta tartufi in lamelle sottilissime a completamento del piatto e per la sua personalità dirompente nobilita i piatti più semplici della tradizione italiana, dalle tagliatelle al burro al risotto al Parmigiano, fino al dessert come suggeriscono alcune preparazioni creative ideate dai grandi chef stellati.

Per consentire ai ristoratori di mostrare alla clientela i tartufi in tutta la loro magnificenza e garantire un prodotto sempre fresco, Appennino Food Group ha ideato la “Teca Ipogea”, un’innovativa soluzione B2B realizzata con tecnologie avanzate e un sistema di emanazione di umidità che ricrea perfettamente il micro-habitat del bosco, consentendo così al tartufo di vivere e mantenersi come se fosse in natura, rispettandone al massimo le caratteristiche, la consistenza e l’essenza.

Nata nel 1985 dalla passione di Luigi Dattilo, presidente e fondatore, Appennino Food Group lavora ogni anno circa 40 tonnellate di tartufi accuratamente selezionati. Da un paio d’anni, inoltre, l’azienda è promotrice del progetto “Tartufo tutto l’anno”, pensato appositamente per fare food education raccontando tutta le varietà di tartufi presenti in natura. Perché, ricorda Dattilo «Non bisogna mai dimenticare che l’impiego del tartufo è un’arte: occorre rispettarlo e usarlo in modo corretto».

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