«Sinceramente, data la gravità del momento internazionale e l’importanza delle decisioni da assumere per il futuro del nostro Paese, pensavo di dover dedicare il mio tempo a cose più importanti che a rettificare interpretazioni distorte e francamente ridicole del mio pensiero. Forse tutto questo si potrebbe evitare semplicemente se si mettessero da parte alcune pessime abitudini, come carpire e registrare di nascosto brani di conversazioni private».
Silvio Berlusconi risponde così in un’intervista al Corriere il giorno dopo la diffusione dell’audio di La Presse in cui attribuisce al presidente ucraino Zelensky le colpe dell’aggressione russa del 24 febbraio 2022. Una riscrittura della storia della guerra in salsa putiniana deflagrata nella maggioranza di centrodestra, portando Giorgia Meloni a un comunicato durissimo in cui si dice: «L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo».
E mentre oggi cominciano le consultazioni al Quirinale per la formazione dell’esecutivo, consultazioni in cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si presenteranno insieme, Berlusconi prova a gettare acqua sul fuoco, precisa la sua posizione atlantista, ritratta, ma ricorda anche a Giorgia Meloni che Forza Italia è essenziale per fare il governo.
«Il tutto è fuori contesto, è stato diffuso senza conoscere il senso globale delle mie parole, con il solo scopo di diffondere calunnie e disinformazione», dice il Cavaliere riguardo al suo audio rubato, prendendosela con chi vorrebbe – secondo lui – metterlo in difficoltà. E si difende dicendo di non aver «nessuna interpretazione assolutoria all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Al contrario, ribadisco per l’ennesima – e spero ultima – volta che la mia posizione coincide assolutamente con quella del governo italiano, dell’Unione europea, dell’Alleanza atlantica, dei nostri alleati americani, ed è di netta condanna dell’attacco militare contro uno Stato libero e sovrano. L’ho ripetuto in decine di dichiarazioni, Forza Italia si è sempre espressa in questo senso con le parole e soprattutto con i voti nel Parlamento italiano e in quello europeo. Se hanno un valore gli atti politici e istituzionali, e non i pettegolezzi, non vi dovrebbero essere dubbi. Voglio aggiungere, a ulteriore chiarimento, che non rinnego affatto i miei passati rapporti di amicizia con Vladimir Putin, che hanno portato a risultati importanti, sempre conseguiti in pieno accordo con i nostri alleati dell’Occidente, come il trattato del 2002 a Pratica di Mare che mise fine dopo oltre cinquant’anni di angosce alla Guerra Fredda e il mio intervento nel 2008 per evitare l’invasione russa della Georgia. Ma oggi le circostanze sono cambiate. Le affermazioni che mi sono state carpite si riferivano a questo e – come ho già avuto occasione di spiegare – si riferivano a notizie che mi sono state date da fonti autorevoli e che ho riferito nel corso di un ragionamento più ampio. Ragionamento che si concludeva con la condanna dell’invasione russa e con l’auspicio di una soluzione negoziata, che ponga fine a questo massacro e che tuteli i diritti del popolo ucraino».
Poi assicura che «andremo alle consultazioni al Quirinale con gli alleati del centrodestra e proporremo il nome di Giorgia Meloni, in coerenza con il risultato elettorale». E «non parlerei di dissidi, ma di normali discussioni fra forze politiche alleate, leali, ma diverse fra loro».
Ma non rinuncia all’ipotesi del dicastero della Giustizia: «Mi pare che una figura di alto profilo istituzionale come l’ex presidente del Senato possa dare le più adeguate garanzie per un incarico delicato come quello di ministro della Giustizia».
E rivendica pari dignità di trattamento rispetto alla Lega nella rappresentanza nell’esecutivo: «Ritengo sia una necessità addirittura ovvia, sempre sulla base delle indicazioni dell’elettorato, che hanno dato alla Lega e a Forza Italia un numero di voti quasi identico. Forza Italia è già stata penalizzata, rispetto a questa percentuale, nella distribuzione dei collegi uninominali, che hanno portato a 20 deputati e a 10 senatori in meno rispetto alla Lega. Per questo non abbiamo espresso né la presidenza del Senato né quella della Camera. Di tutto questo naturalmente si dovrà tenere conto». Con un’ultima stoccata finale: «Il centrodestra è fatto di tre forze politiche, ognuna delle quali è numericamente e politicamente essenziale alla vita del futuro governo».
Anche Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia ed ex sottosegretario alla Difesa, eletto vicepresidente della Camera, assicura sulla Stampa che il governo potrà partire nelle prossime ore, «ma non si deve chiudere in qualsiasi modo, bisogna farlo bene. La rigidità si deve trasformare in capacità di dialogo», precisa. «Questa fase è come una volata nel ciclismo. Si sgomita, ci sono magari delle scorrettezze: ma l’obiettivo è comune, tagliare il traguardo insieme».
Secondo Mulè, Giorgia Meloni sarebbe troppo rigida, «come se non si volesse aprire un confronto. Berlusconi si faceva concavo e convesso, una qualità che un leader di coalizione deve avere. La verità è una: senza Forza Italia il governo non vive». La richiesta è la stessa di Berlusconi: «Pari dignità con la Lega. E riconoscimento della storia del partito, che su alcuni temi, come Giustizia e Sviluppo economico, fonda la sua esistenza».