La sperimentazione è paradigmatica per Betony Vernon. Unire la passione nei confronti della moda e degli accessori a quella per l’erotismo è infatti audace perfino in un tempo come questo, dove osare sta diventando quasi normale. Betony Vernon è tante cose: collaboratrice con marchi come Valentino, Jean Paul Gaultier, Missoni, Gianfranco Ferré, Alexander Wang e Fornasetti; giornalista per testate come Vogue, Icon, Purple, Vanity Fair, Flaunt, Numéro, Wallpaper, Elle e il New York Times; autrice di bestseller, come “La bibbia del boudoir”, pubblicato da Rizzoli nel 2013.
Adesso il suo ultimo lavoro, chiamato “Paradise Found” (Rizzoli, 2022), è pronto per la trasformazione. Non è un romanzo, ma nemmeno una biografia, un saggio o un testo fotografico. La definizione più appropriata sarebbe forse quella di «strumento di piacere, o di benessere», come ha giustamente scritto l’autrice Michele Heuze: «Betony Vernon firma un’estetica del benessere, una sofisticata interazione all’altro e soprattutto a sé stessi».
La sua infatti è una descrizione evocativa e poetica di gioielli artigianali, che lei dispone con la perizia della sua professione di designer, e l’eloquenza della sua patria nativa, l’America. Questi gioielli rappresentano una costellazione sensuale, assolvono alla loro funzione di oggetti votati al piacere, alla persona, alla donna soprattutto. Sono strumenti di estasi. Indicandoceli, suggerendoceli, Betony Vernon conduce, pagina dopo pagina, immagine dopo immagine, all’interno di una terra proibita e improvvisamente eccitante.
Insieme al supporto di maestri della fotografia e dell’illustrazione come Douglas Kirkland ed Ellen von Unwerth a Nick Knight e David Downton, Jeff Burton, François Berthoud e molti altri, contempliamo la sfilata di catene e polsini sado-chic, un’attività che non ristagna mai nella passività. Anzi, l’obiettivo di Betony è proprio sconfinare nella fantasia attiva, partecipata, orchestrata da lei stessa. I gioielli sono realizzati in Italia utilizzando materiali naturali e durevoli come oro, argento, pelle di marmo e legno. Le sue opere viaggiano già per il mondo, dal Victoria and Albert Museum di Londra alla Triennale di Milano al MUDAC di Losanna, dove nel 2012 è stata esposta la sua Origin Chair, una scultura multifunzionale scolpita nel marmo del Monte Altissima.