Africa ed Europa non sono mai state vicine come lo sono oggi. Lo dimostra l’African European Youth Conference tenutasi a Torino il 22 e il 23 ottobre di quest’anno. Un evento patrocinato dall’Unione Europea e organizzato da giovani attivisti sia africani che europei, con l’intento di promuovere le relazioni giovanili tra i due continenti. Il progetto ha un nome evocativo, si chiama «Y-Idea», un acronimo che sta per Youth Intra-Dialogue on Europe and Africa, e che sintetizza bene il loro intento, ovvero quello di mettere in circolazione le idee tra i giovani.
Sorto grazie al lavoro dei volontari di One Hour for Europe – organizzazione giovanile pan-europea che promuove diversi progetti di dialogo tra le persone e le istituzioni europee – il progetto Y-Idea ha come obiettivo quello di creare una narrativa euro-africana comune, armonizzando e costruire sinergie tra le diverse associazioni giovanili che coinvolgono persone di diverse nazionalità, al fine di raccogliere le istanze più urgenti che verranno poi proposte direttamente a decision makers e politici.
La conferenza di Torino ha offerto l’opportunità a molti di esprimersi sui temi che gli stavano più a cuore, passando i microfoni anche ai più giovani. Come ha spiegato a Linkiesta Carola Gritella, portavoce di Y-Idea e tra i fondatori di One Hour for Europe: «Abbiamo ottenuto un riscontro forte dopo la African European Youth Conference di Torino che ci ha permesso di entrare in contatto con esperti di alto livello e realtà già esistenti che includeremo nei nostri futuri progetti».
A muovere questa serie di eventi c’è la consapevolezza dei giovani attivisti, sia europei che africani, che l’Africa sia un Paese sempre più importante sulla scena internazionale. Per questo motivo le istituzioni europee dovrebbero guardare al continente africano come un partner alla pari, indispensabile alleato nelle istanze multilaterali.
«Non vogliamo che l’Africa diventi, per l’ennesima volta, il terreno di scontro tra le superpotenze di turno», ha detto Gritella. «Dobbiamo innanzitutto cercare possibilità di cooperazione che mirino alla realizzazione di condizioni di vita migliori in Africa, con al centro gli africani e sempre cooperando con essi». Per questo motivo «prediligiamo sempre la creazione di ponti, dovunque possibile», ha concluso l’attivista.
Secondo i giovani volontari di questo progetto, l’assistenzialismo che ha caratterizzato per molti anni le relazioni tra Europa e Africa deve lasciare il posto a scelte maggiormente condivise, sia in campo economico che in quello sociale. «La proposta principale è quella di rafforzare il partenariato tra i due continenti, lavorando in primis dal basso, coi giovani e la società civile in primo piano», ha detto Gritella. tutto questo,«con l’obiettivo di far arrivare la voce dei giovani ai leader dell’Ue e dell’Unione dei Paesi africani (Au)».
Tra le proposte più interessanti emerse durante i dibattiti a Torino, fa sapere Omayma Brahmi, una delle organizzatrici dell’evento, c’è stata quella di «creare una sorta di spazio Schengen in Africa per poter permettere anche ai giovani di studiare ovunque vogliano abbattendo gli ostacoli burocratici».
Y-Idea è composto da dieci sottogruppi di volontari ognuno dei quali sviluppa il dialogo giovanile su diverse tematiche, lavorando anche in diverse lingue come l’inglese e francese. Ad unire tutti i team di discussione c’è una domanda fondamentale che guida in generale la ricerca e l’operato di Y-Idea: «Come possiamo migliorare le future relazioni tra Unione Africana e Unione Europea?».
I gruppi tematici sono formati da persone provenienti da background ed esperienze di vita differenti per dialogare su problemi condivisi, evidenziando punti di vista anche contrastanti tra loro. Questo perché, secondo lo spirito del progetto, il valore dell’eterogeneità del gruppo è in grado di arricchire il dibattito, producendo proficue critiche, raccomandazioni e istanze da indirizzare a politici sia europei che africani.
I temi discussi nei vari panel che si sono susseguiti alla conferenza di Torino sono stati davvero molti: pace, sicurezza, diritti umani, risorse naturali, finanza e sviluppo, istituzioni e governance, ma le questioni che hanno acceso di più gli animi sono state senza dubbio quelle che riguardano migrazione e ambiente.
Gritella ha ricordato che «I cambiamenti climatici colpiscono in misura maggiore la fascia tropicale ed il Sud del mondo, forzando così le popolazioni ad emigrare. Il nesso tra la lotta ai cambiamenti climatici e il fenomeno migratorio è quindi evidente». In questa direzione si muove la proposta del gruppo di aumentare «le possibilità d’immigrazione legale, inclusi i corridoi umanitari, anche per chi scappa dai disastri ambientali (non solo dalle guerre), e dall’altro lato, ovviamente, l’idea di implementare una lotta seria ed integrata al riscaldamento globale con una particolare attenzione alle riparazioni climatiche».
Per questo motivo Y-Idea, tra le altre molte iniziative, si è occupata anche di misurare l’efficacia della cooperazione climatica per il continente africano. Un team internazionale di giovani ricercatori con sede in Europa e Africa, produrrà i primi risultati tra un anno su questo tema. Questa ricerca, secondo le intenzioni degli autori, fungerà da punto di riferimento per le organizzazioni che desiderano ottenere informazioni su come diversi Paesi utilizzano il proprio budget per contrastare i cambiamenti climatici e su cosa può essere migliorato nei programmi ambientali.