Il price cap sul gas, in una versione molto soft, potrà vedere la luce insieme al nuovo indice che sostituirà il Ttf, il principale mercato del gas in Europa con sede ad Amsterdam. Non sarà un Recovery plan dell’energia, come alcuni auspicavano, ma almeno è un passo comune per contrastare la crisi del gas.
Il piano in macropunti varato qualche giorno fa dalla Commissione Europea, sarà presentato come bozza al Consiglio dal presidente Charles Michel, per essere valutato dai capi di Stato e di Governo dei 27. Dopodiché, il secondo banco di prova, sarà la riunione dei ministri dell’Energia che si terrà il 25 ottobre in Lussemburgo.
La partita infatti non è ancora chiusa, in particolare sulla proposta del price cap dinamico i “falchi” del Nord Europa cederanno assai a fatica. E la prospettiva di un nuovo scontro al vertice del Consiglio europeo di oggi e domani (20-21 ottobre) è dietro l’angolo. La differenza, però, adesso, è che la Commissione è schierata dalla parte dei favorevoli al price cap.
Il punto più importante del progetto prevede l’introduzione di un nuovo meccanismo di riferimento per stabilire il prezzo del gas, diverso dal prezzo che si definisce sul Ttf, la Borsa di scambio del gas di Amsterdam.
Si è deciso di sostituire il Ttf, con un nuovo indice, che sia più rappresentativo della realtà del mercato attuale, in cui le forniture non arrivano quasi più tramite gasdotto, ma tramite Gnl.
Per avere un nuovo parametro ci vorranno diversi mesi. I tecnici dell’ACER (Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia), sono già al lavoro per averlo pronto entro marzo 2023, in tempo per la nuova stagione di riempimento degli stoccaggi.
Queste decisioni della Commissione avevano avuto un impatto sul mercato di Amsterdam già da inizio settimana, facendo scendere significativamente il prezzo del gas. Lunedì la quotazione aveva perso il 10 per cento in un solo giorno, arrivando a quota 123 euro per megawattora, e martedì era scesa ancora a 117 euro, ai minimi da giugno. Si tratta di un valore certamente alto se paragonato a quelli di un anno fa, ma decisamente inferiore rispetto al massimo di agosto, quando aveva superato la soglia dei 300 euro.
In attesa dell’attuazione del cambio di indice, la Commissione suggerisce di affrontare l’emergenza con un limite dinamico al prezzo, l’altro cardine del piano Ue. Si tratta di una misura temporanea e di ultima istanza, da attivare se i prezzi dovessero andare di nuovo fuori controllo. Secondo la proposta dell’Ue, se attivato, il tetto potrà restare in vigore per un periodo non superiore ai tre mesi.
Il price cap dinamico si scosta dalle iniziali proposte di tetto sul prezzo del gas in quanto non si tratta di un limite massimo del gas che congela lo scambio naturale tra domanda offerta, fissando un prezzo massimo oltre il quale non si può scambiare. Piuttosto si tratta dell’introduzione di una “forbice” entro il quale il prezzo può oscillare con un valore centrale dato da un indice per il prezzo del gas.
Questo sistema va a limitare le oscillazioni del prezzo del gas, oltre che agli aumenti dei prezzi e le speculazioni di quest’ultimo. In poche parole, questo sistema, dato un indice del prezzo del gas, si determina un range con un prezzo minimo e uno massimo.
Il price cap dinamico sembra la chiave per mettere d’accordo tutti gli stati in UE con diverse necessità e diversi ruoli nell’Unione. L’idea di un Price Cap Standard aveva infatti già visto la forte opposizione di Germania e Olanda in primis.
I rischi sono principalmente a livello geo-politico. Mosca infatti sta da giorni minacciando un blocco totale dell’export di gas naturale in Europa, che secondo recenti stime ad oggi potrebbe essere diventato il 10% del totale consumato.
L’avvertimento arriva da Alexei Miller, il CEO di Gazprom, che ha recentemente ha dichiarato che l’introduzione di un Price Cap porterebbe a una “violazione delle attuali condizioni del contratto, implicando una cessazione delle forniture”.
In questo momento, fa sapere l’Ue, le forniture di emergenza di gas sono quasi al completo, nello specifico al 92%, e vanno protette. La situazione, almeno per questo inverno e sotto controllo. Per questo un coordinamento comune è necessario. Le divisioni sono un lusso che non possiamo permetterci. Sulla crisi energetica dobbiamo intensificare le nostre linee di azione con urgenza massima” ha scritto in un tweet il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
Altra importante decisione presa è stata quella dell’acquisto comune di gas a livello Europeo. La partecipazione sarà obbligatoria per i Paesi membri almeno fino al 15% del volume totale di riempimento degli stock. Sarà centrale per accaparrarsi forniture di gas competitive a livello mondiale e scongiurare una gara tra i governi sul mercato. Anche l’industria è invitata a prendervi parte.
Come era stato già annunciato resta l’obiettivo di tagliare i consumi. Nel piano RePowerEu si prevede un taglio del 15 per cento del gas che dovrebbe diventare obbligatorio tramite l’attivazione dello stato di allerta europeo, se le circostanze lo richiederanno. Non è escluso che il target venga rivisto al rialzo. Tuttavia sarà permesso ai Paesi di dirottare i fondi di coesione della programmazione 2014-2020 non ancora impegnati, fino a un massimo di 40 miliardi, per la crisi energetica e il caro bollette.
Inoltre Bruxelles prevede regole automatiche di solidarietà che si applicheranno quando non c’è un accordo bilaterale in atto tra i Paesi e di estendere l’obbligo di dare aiuto ai Paesi non collegati con gli impianti di Gnl.