«Non abbiamo mai chiesto niente al governo, né provato delle forzature con la maggioranza. Stiamo facendo un lavoro mantenendo un’assoluta distanza, anche dai posti che spettano all’opposizione. Tantomeno pensiamo di entrare in maggioranza». Il leader del Terzo Polo Carlo Calenda lo ripete in un’intervista alla Stampa dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni per presentare alla premier la «contromanovra» con una serie di proposte migliorative. Un ruolo all’opposizione distinto da quello del Pd e del Movimento Cinque stelle, «evitando i no pregiudiziali e proponendo invece delle alternative serie». Il che non significa entrare in maggioranza. Calenda lo precisa più volte: «Fiducia, appoggio esterno, stampella: sono tutte sciocchezze. Noi vogliamo ricostruire un centro riformista e abbiamo una visione del Paese agli antipodi rispetto a quella del governo».
Intanto la visita della delegazione di Azione e Italia Viva ha irritato Forza Italia, che li ha accusati di aver montato un’operazione mediatica. «Se è un’operazione mediatica perché abbiamo scritto 25 pagine di documento super dettagliato? Bastava una chiacchierata», risponde Calenda. «Penso piuttosto che Forza Italia abbia un problema. Vuole sabotare il governo di cui fa parte. Non lo trovo lodevole come intento». E aggiunge: «Sono stati votati ed eletti per lavorare in coalizione. Non puoi fare finta e poi iniziare a segare le gambe della sedia. Questo è il motivo di fastidio dei vari Ronzulli, Gasparri e Mulè. Sono in un partito sgonfiato che vive di polemiche interne al governo». Il Terzo Polo, specifica Calenda, ha «solo dato un contributo su alcuni pezzi della legge di bilancio. Il loro nervosismo tradisce il fatto che si stanno effettivamente distinguendo in questo ruolo di sabotatori».
«Sono rimasto piacevolmente sorpreso. L’ho trovata molto preparata», commenta Calenda riferendosi a Meloni. «Mi ha sorpreso che fosse così preparata sulle nostre proposte. Siamo entrati nel merito, parlando per più di un’ora e mezza, anche insieme ai ministri Giorgetti e Urso: un confronto serio di cui ringrazio il governo».
E ci sono delle aperture «su molte proposte. A proposito degli interventi sull’energia, ho chiesto un tetto nazionale al prezzo dell’energia e del gas, con uno scontro del 50%, a saldi invariati. Impresa 4.0, poi, è da rifare aggiungendo i beni ambientali, e sulla riforma del reddito di cittadinanza abbiamo spiegato che si dovrebbe riportare a una gestione da parte dei Comuni, come era il Reddito di inclusione. Ha detto che valuterà l’idea di rimettere in piedi la struttura “Italia Sicura” (che al tempo prevedeva anche una spesa per la messa in sicurezza del comune di Casamicciola) che è stata stupidamente smantellata da Conte. Ho suggerito di mettere dentro Italia Sicura anche le reti idriche, per unificarle. Ultimo punto: serve un intervento di emergenza sulla sanità, perché sotto i 6 miliardi spesa il sistema non regge».
E dopo il primo incontro, potrebbe essercene un altro. «Abbiamo deciso che seguiranno degli approfondimenti tecnici. Invieremo il nostro centro studi e il legislativo. Io sarò presente sul tema dell’energia».
Quanto al giudizio sulla manovra, resta il parere negativo di Calenda: «È ancora la manovra di Salvini. Dal Pos in poi, sono tutte bandierine elettorali della Lega». E in più «favorisce gli evasori».
Calenda poi ricorda pure di aver proposto «al Pd di lavorare insieme sulla manovra, gli ho anche inviato la nostra proposta, ma non hanno mai risposto. Preferiscono fare a gara con i Cinque stelle a chi va in piazza per primo. Alla fine produrranno solo un sacco di blocchi del traffico per dire la stessa cosa, cioè niente, tranne che la manovra non gli piace, e lo fanno in tre giorni diversi: solo su Marte. Ma gli italiani non ci pagano per dire sempre di no su tutto, troppo facile così».
E niente pregiudizi: «Sul salario minimo, ad esempio, sono favorevole e siamo disponibili a votare la risoluzione di M5S e Pd».