Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno promesso sul palco de Linkiesta Festival che la federazione tra Azione e Italia Viva si farà. Ma come si costruisce concretamente il partito liberale riformista ed europeista che in Italia manca da sempre? Per l’eurodeputato Sandro Gozi, interventuo nell’incontro moderato da Lidia Baratta si deve replicare il modello vincente di En Marche! di Emmanuel Macron: «Dobbiamo organizzare una mobilitazione capillare sul territorio. Fare iniziative porta a porta, nei mercati, nelle piazze per chiedere alle persone che futuro vogliono. Le elezioni europee sono l’occasione fatta su misura per noi perché non ci sarà la logica del voto utile e delle alleanze forzate. Dobbiamo mettere in difficoltà gli altri partiti con la radicalità e la fermezza delle nostre proposte. È una asticella alta, ma raggiungibile. Possono succedere tante cose, anche perché il governo Meloni ha già iniziato male la sua esperienza europea. Dobbiamo superare la logica di commentare ciò che fanno gli altri. Dobbiamo superare il Partito democratico e Forza Italia aprendo la nostra proposta a tutti».
Ma quale sarà la struttura di questo nuovo partito che verrà? I circoli del Partito democratico? I meet up del primo Movimento 5 stelle? Come si cala questo progetto europeo nella realtà italiana? Per Lisa Noja, coordinatrice Italia Viva serve non funzionano più le vecchie forme di partecipazione della Prima Repubblica né il metodo del non-coinvolgimento della Seconda Repubblica in cui l’incontro fisico è diventato inesistente. «Dobbiamo trovare una formula nuova che tenga insieme gradazioni diverse di partecipazione. Alcune persone vogliono far parte della vita del partito in maniera totalizzante, invece tanti altri cittadini preferiscono concentrarsi solo su tematiche a loro più care. Penso soprattutto ai giovani».
Prima però serve una comunità politica che condivida una identità chiara: «Non possiamo essere solo la somma di proposte specifiche perché sarebbe un progetto riduttivo. Oltre all’europeismo che ci caratterizza dobbiamo far capire che la tutela delle persone più fragili passa anche dalla crescita economica. E che non esistono solo i diritti ma anche i doveri. Milano raccoglie in sé questi tre elementi. Non possiamo identificarci solo su ciò che non vogliamo».
Alcuni passi avanti sono stati fatti per unire le comunità politiche di Azione e Italia Viva, per esempio il coordinamento comune di Italia Viva-Azione nei territori per accogliere in un unico luogo i nuovi iscritti. Per Giulia Pastorella, deputata di Azione serve tempo per consolidare questa amalgama politica, ma si parte da una base comune: il metodo di fare politica.«Lo noto nel lavoro che stiamo iniziando a fare Parlamento. Sia Azione che Italia Viva hanno un atteggiamento riformista e propositivo. A differenza di altri partiti non critichiamo e basta, facciamo anche proposte concrete».
Ascoltare i problemi e consolidare una rete di persone e temi è fondamentale secondo Alessia Cappello, assessore dello Sviluppo economico a Milano, che ha spiegato come le elezioni amministrative nel capoluogo milanese siano state il laboratorio vincente di questa intesa tra i due partiti ben prima che Calenda e Renzi decidessero di correre insieme alle elezioni nazionali: «Non dobbiamo ragionare con ideologie, ma seguendo la concretezza. Non importa da quale partito si provenga, è essenziale avere una idea comune su come cambiare il nostro Paese in futuro».
«Gli elettori di Italia Viva e Azione pensano le stesse cose. La vera domanda è perché non ci siamo uniti prima o perché siamo stati divisi finora. Io ho fatto il sottosegretario di Carlo Calenda nel governo di Matteo Renzi e vi assicuro che la pensano allo stesso modo. Certo, ci sono differenze caratteriali: uno preferisce organizzare uffici studi con migliaia di documenti per elaborare proposte, con l’altro magari non si sa a che ora verrà convocato la riunione dei parlamentari, ma è capace fuori di tirare fuori l’idea geniale che cambia una stagione politico. La sfida è unire questa parte artistica e ingegneristica di fare politica. Ma vi assicuro che in Parlamento io non penso alle differenze coi miei colleghi di Azione perché siamo concentrati a lavorare sui temi» spiega Ivan Scalfarotto, senatore di Azione-Italia Viva.
Per Scalfarotto però i due partiti non hanno una posizione comune su tutti i temi, sopratutto quelli identitari. Ed è questo il terreno politico su cui bisognerà lavorare, discutendo e trovando una sintesi comune: «Io ho presentato in Parlamento una proposta sul matrimonio egualitario, ma non sono convinto che tutti i colleghi del mio gruppo la voteranno. Oppure: abbiamo la stessa posizione sull’emergenza dei suicidi in carcere?. Dobbiamo avere il coraggio di mettere il cuore oltre l’ostacolo e abbracciare battaglie identitarie forti, come quella sul tema della condanna al fascismo».