Il quadro politico della Polonia, che dal 2015 vede al potere il partito di destra radicale di Legge e Giustizia, potrebbe cambiare dopo le elezioni legislative del 2023. La media aggregata degli ultimi quattordici sondaggi realizzati è chiara e stima che solamente una coalizione tra i tre principali partiti dell’opposizione potrà raggiungere la maggioranza dei seggi. Si tratta dei conservatori moderati di Piattaforma Civica, dei centristi di Polonia 2050 e dei progressisti di Lewica.
Diritto e Giustizia (PiS), alleata con il movimento Confederazione, è vicina, ma non troppo, con il trentasei per cento dei voti. Il partito soffre a causa di un fisiologico calo dei consensi, dei crescenti costi energetici, dell’inflazione in aumento e dell’incapacità di proporre nuovi temi elettorali. Per non soccombere dovrà escogitare nuove strategie, come l’annunciato raddoppio del salario minimo entro il 2024.
Il 25 ottobre 2021 è ufficialmente tornato in campo l’ex Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, scelto dal novantasette per cento degli iscritti a Piattaforma Civica come nuovo leader del principale schieramento di opposizione al governo sovranista. Tusk, già Presidente del Partito Popolare Europeo e primo ministro dal 2007, era l’unico candidato ma la sua elezione ha visto un’alta affluenza.
Il suo obiettivo è quello di coalizzare le forze europeiste per le elezioni del 2023, anche se Piattaforma Civica è già alleata con altre forze più piccole di ispirazione liberale, social-democratica e verde. Tusk intende incoraggiare le propensioni europeiste esistenti contro il conservatorismo nazionalista e gli atteggiamenti ostili nei confronti dell’Ue e ha criticato il partito governativo per l’indebolimento della Polonia e i conflitti con i Paesi confinanti e con Bruxelles.
I partiti progressisti Alleanza della sinistra democratica, Razem (insieme) e Wiosna (primavera) hanno unito le forze e formato, nel 2019, una coalizione chiamata Lewica (Sinistra). Si è trattato di un nuovo inizio per questa area che, negli ultimi decenni, ha vissuto una storia travagliata. L’Alleanza della Sinistra Democratica, dopo aver governato tra il 1993 e il 1997 e tra il 2001 e il 2005, ha subìto una grave crisi a causa di scandali di corruzione.
I suoi elettori, nostalgici del comunismo e anziani, sono progressivamente scomparsi per ragioni anagrafiche e ha potuto conservare solo un piccolo bacino di nostalgici. Il suo monopolio è stato insidiato da Razem, che la ha criticata per le politiche liberiste e per l’atlantismo di quando era al potere mentre nel febbraio 2019 si è aggiunta Wiosna, guidata dal carismatico Robert Biedron, rivelatasi un fuoco di paglia.
Polonia 2050, fondata nel 2021 dal conduttore televisivo conservatore Szymon Hołownia, punta sulla rottura del duopolio politico tra Diritto e Giustizia e Piattaforma Civica che ha dominato la politica polacca per buona parte degli ultimi due decenni. Holownia, che ha iniziato come reporter politico per poi condurre per dieci anni Poland’s Got Talent, ha sfruttato il suo status di celebrità per costruire un movimento politico, simile a quello del Presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy, che gli consentisse di esporre le sue opinioni conservatrici.
Tutto ciò gli ha consentito di guadagnare spazio alla sinistra dei nazionalisti e alla destra della maggior parte dei partiti di opposizione. Non mancano alcuni spunti diversi come la lotta al cambiamento climatico, la necessità di diminuire la dipendenza polacca dal carbone e il potenziamento dell’educazione pubblica.
Jaroslaw Kaczynski, storico leader e fondatore di Diritto e Giustizia che pur non ricoprendo alcun ruolo statale ufficiale esercita un considerevole potere dietro le quinte, ha recentemente accusato la Commissione Europea «di non aver rispettato i propri obblighi nei confronti della Polonia» e di aver provato a creare «un caos totale» a Varsavia. Kaczynski ha poi affermato, come ricordato dal Financial Times, che qualora i nazionalisti e sovranisti vincano le prossime elezioni parlamentari bisognerà ristrutturare i rapporti con l’Unione europea.
Le parole di Kaczynski fanno seguito a quanto annunciato dalla presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, secondo la quale Varsavia potrebbe non ricevere la sua tranche del Recovery Fund perché Bruxelles non è soddisfatta dell’adozione delle raccomandazioni sul sistema giudiziario. Per l’organizzazione Freedom House, che monitora il rispetto dei diritti civili e politici assegnando a ciascun Paese un punteggio che va da zero (valore più basso) a cento (valore più alto), la coalizione guidata da Diritto e Giustizia ha implementato misure che hanno accresciuto l’influenza politica sulle istituzioni statali e hanno danneggiato i progressi della democrazia in Polonia.
Gli ultimi anni hanno visto un aumento della retorica nazionalista e discriminatoria e il punteggio assegnato alla Polonia, pari a ottantuno punti nel 2021, è in costante decremento. I media pubblici sono stati purgati di personalità indipendenti e il canale statale Tvp promuove messaggi filogovernativi e scredita l’opposizione. Le leggi vengono approvate dal governo senza reali opportunità di dibattito o emendamento.
Il primo ministro Mateusz Morawiecki è stato accusato di dipendere dai diktat di Jarosław Kaczyński e quindi di essere incapace di decisioni politiche autonome. Morawiecki, secondo il German Marshall Fund, starebbe perdendo il controllo del proprio partito e avrebbe bisogno di riaffermare le sue credenziali di destra per evitare le critiche da parte di chi lo ritiene un opportunista e una minaccia alla purezza ideologica del partito.
Il Capo di Stato Andrzej Duda, reinventatosi “peacemaker” e atlantista, rappresenta invece un’eccezione all’interno della classe politica polacca per l’impegno nel perseguire unità e cooperazione e nell’aiutare l’Ucraina a difendersi dalla minaccia della Russia. Si tratta di una visione opposta rispetto a quella di Kaczynski, convinto della superiorità degli Stati nazione rispetto all’ordine liberale e ammiratore di Donald Trump, Marine Le Pen e Viktor Orban.