«Uno schiaffo a 2022 anni di cristianità». Così il vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano, intervistato dal quotidiano La Stampa, definisce l’indifferenza generale vero il bambino di venti giorni arrivato morto sulle nostre coste, nelle stesse ore in cui si consuma lo scontro diplomatico tra Italia e Francia sui migranti. «Non c’è nessun compiacimento nel vedere l’Italia presa a schiaffi da una nazione amica» dice Provenzano, «ma avevamo capito fin da subito in quei giorni, nel porto di Catania, che si stava mettendo in campo un’operazione inutilmente crudele e dannosa che macchiava di infamia il nostro Paese di fronte alla comunità internazionale».
In un primo momento sembra poter esserci collaborazione tra i due paesi sull’accoglienza della Ocean Viking a Marsiglia, uno scenario deragliato dopo pochissimo, con il richiamo all’Italia da parte della Francia di rispettare le norme internazionali. Una crisi che secondo Provenzano è più grave di quella causata dalla visita di Luigi Di Maio, allora vicepremier del governo Conte 1, ai gilet gialli: «Siamo stati noi, già dal governo successivo, a ricollocare l’Italia tra i protagonisti in Europa. Temevamo che il governo Meloni, che sembra ormai il governo Salvini, ci riportasse indietro facendoci scivolare verso Visegrad. Nessuno però credeva avvenisse in due settimane».
La Francia, continua Provenzano, è un partner fondamentale sull’energia, sulla governance dell’Europa e su una riforma della gestione migratoria europea. Salvini e Meloni, dice, stanno disfando il lavoro culminato a giugno con l’accordo sui ricollocamenti volontari, oggi saltato: «Il mancato sbarco di 240 persone ci costerà il mancato ricollocamento di 3500. Sono nazionalisti che vanno contro gli interessi nazionali».
Secondo il vicesegretario Pd non è vero che il governo non è pronto a far fronte a queste situazioni: «C’è una strategia ben precisa: utilizzano questi provvedimenti simbolici come armi di distrazione di massa rispetto ai problemi del Paese e le urgenze alle quali non riescono a dare risposte. A Catania ho visto l’Italia scadere al grado zero dei diritti».
La questione prioritaria, per Provenzano, è invece quella dei salari, del recupero del potere d’acquisto perso con l’inflazione. «E mentre annunciano il taglio degli ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza, fanno un favore agli evasori e alle mafie alzando il tetto del contante».
L’opposizione è sicuramente frammentata, con il Movimento 5 Stelle che non si è pronunciato finché i naufraghi non sono sbarcati. Uno scenario di «incapacità della minoranza di fare fronte comune anche davanti a casi enormi» che preoccupa molto l’ex ministro per il Sud. Il silenzio di Conte «è stato eloquente. Capisco l’imbarazzo di un premier che ha firmato i decreti Salvini e ricordo la fatica che abbiamo fatto noi per modificarli, ma di fronte a quello che è accaduto a Catania, se dichiari di collocarti nel capo progressista, non puoi tacere. Progressisti non ci si inventa, di certo non lo si può fare a giorni alterni sulla base di meri calcoli elettorali».
Sulla posizione del Pd rispetto all’immigrazione pesano ancora gli accordi con la guardia costiera libica, eredità della gestione Minniti: «Ma è dall’ottobre 2019 che chiediamo la revisione del memorandum con la Libia, quest’anno abbiamo votato contro il rifinanziamento della guardia costiera libica e appena è iniziata questa legislatura abbiamo chiesto al governo di fermare il rinnovo tacito, ma il governo non ha risposto».