ForzalavoroL’esperimento austriaco sul lavoro garantito, la manovra ai tempi supplementari e il boom degli scioperi per i salari

Nella newsletter di questa settimana: l’esperimento nella cittadina di Gramatneusiedl che offre ai disoccupati un posto sovvenzionato nel settore privato o in una non profit; gli emendamenti al ddl bilancio, la pagella europea in arrivo e le proteste dei sindacati; il decretone “salva Pnrr” e i nuovi rialzi dei tassi della Bce. Ma anche le agitazioni dei lavoratori, dalla Bce al New York Times, e lo “Strikemas” in Gran Bretagna. Ascolta il podcast!

(Unsplash)

COSA SUCCEDE SE IL LAVORO VIENE GARANTITO
Nel 1931, tre ricercatori dell’Università di Vienna si trasferirono a Marienthal, una cittadina a una ventina di chilometri di distanza, per studiare gli effetti della disoccupazione di lunga durata. Due anni prima, il sistema bancario austriaco era crollato. E il principale datore di lavoro della città, una fabbrica tessile, aveva chiuso, licenziando centinaia di lavoratori.

Gli effetti della disoccupazione I ricercatori scoprirono che Marienthal era cambiata del tutto. A partire dalle abitudini dei cittadini. Si consumavano soprattutto pane e caffè, quest’ultimo “allungato” con fichi tostati o cicoria per durare più a lungo. Cavoli e patate sparivano regolarmente dai campi dei contadini. La squadra di wrestling della città non poteva più schierare un peso massimo. E al di là delle privazioni materiali, dominavano apatia e disperazione. I libri presi in prestito dalla biblioteca erano sempre meno, le liti domestiche e l’alcolismo aumentavano.

  • Lo studio, pubblicato nel 1933 con il titolo “I disoccupati di Marienthal”, mostra come l’occupazione fornisce molto più di un reddito. E la scomparsa del lavoro può portare a depressione, ansia, dipendenze e turbolenze interpersonali.

90 anni dopo Marienthal esiste ancora, anche se, nel corso del ventesimo secolo, è stata incorporata da un villaggio vicino chiamato Gramatneusiedl. E nell’autunno del 2020, l’agenzia pubblica per l’impiego austriaca ha deciso di lanciare proprio qui un programma di Garanzia Lavoro, che offre ai disoccupati un posto sovvenzionato nel settore privato o in un’organizzazione non profit. Se lo studio originale voleva indagare come la disoccupazione colpiva le persone, l’attuale esperimento, studiato da economisti di Oxford e sociologi dell’Università di Vienna, pone la domanda opposta: cosa succede quando qualcuno che vuole un lavoro dignitoso può ottenerlo?

Come funziona Nick Romeo, giornalista del New Yorker, è andato a Gramatneusiedl per capire cosa sta succedendo. Finora 112 persone hanno utilizzato la Garanzia Lavoro; almeno altre cinquanta dovrebbero farlo prima del 2024, quando il programma si concluderà. I partecipanti completano un corso di formazione di otto settimane, poi ricevono un’offerta di lavoro; sono liberi di rifiutarlo senza perdere l’indennità di disoccupazione, ma finora tutti quelli a cui è stato offerto un lavoro hanno scelto di accettare.

  • Alcuni hanno proposto di avviare un laboratorio di falegnameria, che ora restaura vecchi mobili e costruisce nuovi pezzi; altri hanno chiesto di fare lavori per la manutenzione del verde pubblico. Gli stipendi sono fissati in modo che ognuno guadagni almeno quanto prima percepiva in sussidi di disoccupazione (un anno di disoccupazione – tra pagamenti, sussidi e tasse perdute – costa al governo austriaco in media trentamila euro. Ogni lavoro garantito costa in media circa 29.800 euro).

Chi fa i lavori che nessuno vuole fare? I critici dei programmi come Garanzia Lavoro sostengono però che così si rende più facile rifiutare un lavoro che non piace. Un partecipante al programma sulla trentina racconta che, mentre riceveva l’indennità di disoccupazione, gli era stato offerto un impiego come pulitore di bagni in una stazione di servizio. Aveva deciso che non voleva quel tipo di lavoro e aveva invece accettato l’impiego nel laboratorio di falegnameria tramite il programma. La domanda che si pongono i critici è: se a tutti fosse garantito un lavoro ragionevolmente piacevole, adatto ai propri interessi e bisogni e pagato con un salario minimo, chi farebbe il lavoro sporco e difficile? I datori di lavoro austriaci, come quelli americani, hanno attualmente difficoltà ad assumere persone per svolgere lavori pesanti e spesso mal pagati.

Contaminazione positiva Lukas Lehner e Maximilian Kasy, economisti di Oxford che stanno valutando i dati di Gramatneusiedl, sostengono che la concorrenza con il settore privato è invece una buona cosa perché i datori di lavoro vengono spinti a migliorare le condizioni offerte per attrarre personale. «Avere la sicurezza del reddito di base o un lavoro garantito migliora le tue opportunità. Se il tuo capo è violento, o non rispetta i tuoi orari, o ti sta molestando, hai la possibilità di dire di no», spiegano.

Lavorare fa bene Lo studio del programma ha mostrato che su un’ampia gamma di dimensioni – sintomi di ansia o depressione, senso di inclusione sociale, sicurezza finanziaria ecc. – i miglioramenti nella vita dei partecipanti sono statisticamente significativi. Le persone scelgono volontariamente il programma e si sentono meglio. E molti dei partecipanti poi sono passati dal programma ad altri impieghi privati, rientrando così nel mercato del lavoro. Chi lavorava nell’emporio di scarpe, ad esempio, è ora un facility manager per un’azienda privata di logistica e trasporti. Chi era impiegato nella falegnameria è un direttore di ristorante.

Effetti collaterali E ci sono poi altri benefici alla società. La disoccupazione e la disperazione non sono certo le uniche cause dell’estremismo politico, ma secondo gli studiosi c’è più di una correlazione. All’inizio del ventesimo secolo, prima della chiusura della fabbrica tessile, la cittadina di Marienthal era animata da musicisti con violini e fisarmoniche, abitanti del villaggio che facevano picnic, cappelli a cilindro e file di giovani in uniforme da wrestling. Dopo la crisi, arrivò il nazismo. E dove dominavano povertà, alcolismo e depressione, prevalsero parate, folle in fermento e drappeggi con la svastica.

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MANOVRA AL RUSH FINALE
Si apre una settimana decisiva per la manovra di bilancio 2023 del governo Meloni, che la maggioranza vorrebbe approvare alla Camera entro il 23 dicembre per poi trasferirla al Senato il 26. Terminata la selezione di 450 emendamenti: 200 della maggioranza, 250 dell’opposizione, molti dei quali riguardano lavoro, pensioni e sanità. Le proposte di modifica, che riguardano fondi per circa 400 milioni, verranno votate in Commissione Bilancio da giovedì 15 a domenica 18. I tempi sono strettissimi e i nodi da sciogliere – soprattutto nella maggioranza – ancora molti, a partire da quello sulle pensioni. Il testo è atteso in aula a Montecitorio dal 20 dicembre.

  • Un emendamento di maggioranza prevede l’abrogazione della cosiddetta “18 App”, il bonus di 500 euro per i consumi culturali dei giovani che dovrebbe poi essere sostituita da una nuova “Carta Cultura”.
  • Punto interrogativo sulle modifiche al Superbonus, su cui oggi è prevista una riunione di maggioranza con i tecnici.

Pagella europea Nel frattempo, arriverà probabilmente mercoledì 14 il parere della Commissione Ue sul documento programmatico di bilancio. Quanto al rialzo a 60 euro della soglia minima oltre la quale gli esercenti non possono rifiutare il pagamento con il Pos, il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha ricordato che «c’è da anni un invito della Commissione europea a diffondere i pagamenti e la fatturazione elettronica».

Le proteste Da oggi fino a venerdì 16 dicembre parte la mobilitazione regionale di Cgil e Uil (senza la Cisl) contro le misure previste dal ddl bilancio. Sabato 17 il Partito democratico scenderà in piazza contro la manovra.

Agili In vista della scadenza del 31 dicembre, il governo è orientato a prorogare per il 2023 il diritto allo smart working per i lavoratori fragili e quelli con figli fino a 14 anni. Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha detto che lo smart working deve restare anche negli uffici pubblici, ma accompagnato da una misurazione dei risultati.

 

FRONTE PNRR
Paolo Gentiloni ha detto che la Commissione Ue è aperta a modifiche sugli investimenti del Pnrr, ma sulle riforme non ci sarà flessibilità.

Decretone in arrivo Per ricevere i prossimi assegni sarà cruciale la riforma sulla concorrenza, di cui nessuno più parla. Il governo avrebbe pensato a un escamotage: se le norme non saranno pronte entro il 31 dicembre, finiranno nel decretone “salva Pnrr” che il ministro Raffaele Fitto ha già preparato per garantire il raggiungimento dei 26 obiettivi rimasti sui 55 da realizzare entro il 2022. Nel provvedimento sarebbe previsto anche l’azzeramento delle unità di missione del piano, attive nei ministeri, che finora hanno fatto registrare ritardi.

 

RIECCO IL MES
Dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca, l’Italia è l’ultimo Paese a non aver ratificato la riforma del Mes, il nuovo fondo europeo Salva Stati. Il governo ora deve decidere se bocciare la ratifica, strappando con Bruxelles, oppure rimangiarsi promesse e slogan in nome del pragmatismo per evitare di finire nel mirino europeo su dossier assai più scottanti, a partire dalla legge di bilancio e dal Pnrr. L’ultima decisione spetta a Giorgia Meloni.

 

POLITICA ECONOMICA
Federal Reserve, Banca centrale europea e Banca d’Inghilterra questa settimana rendono note le ultime decisioni del 2022 di politica monetaria per contrastare l’inflazione. Dall’Eurotower, che si riunisce giovedì 15 dicembre, ci si aspetta un aumento dei tassi di interesse di 50 punti base. Il capo economista della Bce, Philip Lane, ha spiegato che il ciclo di rialzi continuerà ma con incrementi più piccoli. Da Francoforte arriverà anche un piano di Quantitative tighthening nel 2023, con una stretta su bilancio e portafogli di bond.

 

EMERGENZE INDUSTRIALI
Conti e ritardi
 Il cda di Tim di giovedì 15 dicembre ha in programma di cooptare Massimo Sarmi al posto di Frank Cadoret in quota Vivendi. Il giorno prima si terrà anche un Comitato rischi che deve fare il punto sulla situazione finanziaria della società, che continua a bruciare cassa, e i ritardi sui lavori per i sette lotti del Pnrr che l’azienda si è aggiudicata. Tramontato il “Progetto Minerva” di Fratelli d’Italia sulla rete unica, il fondo Kkr starebbe pensando di lanciare un’offerta per la rete del gruppo in partnership con lo Stato.

Ci siamo? Entra nel vivo la privatizzazione dell’ex Alitalia. Lufthansa vuole un ingresso in due tappe per minimizzare l’esborso economico e i rischi. Prenderebbe una quota di minoranza oggi e una seconda quota, eventualmente, nei prossimi anni. Perde sempre più quota, intanto, l’ipotesi di un coinvolgimento di Ferrovie dello Stato nell’azionariato della nuova Ita.

Acciaio di Stato Gli azionisti di Acciaierie d’Italia si rivedranno venerdì 16 dicembre, dopo la doppia fumata nera per decidere sulla governance societaria, con un intervento anticipato dello Stato nell’ex Ilva. La società è controllata da ArcelorMittal per il 62% e da Invitalia, controllata del Mef, per il restante 38%. Il governo nei giorni scorsi ha chiarito però la sua posizione: no alla statalizzazione.

Il futuro di Priolo Dopo il decreto legge che ha deciso l’amministrazione fiduciaria delle raffinerie siciliane Isab Lukoil, il ministero delle Imprese e Made in Italy ha confermato che sono in corso interlocuzioni con varie aziende nazionali e internazionali interessate all’acquisizione. Da tempo è noto l’interessamento del fondo Usa Crossbridge. Ma nelle ultime ore è spuntata anche una cordata che fa riferimento a un uomo d’affari del Qatar, Ghanim Bin Saad Al Saad, insieme ad alcuni investitori italiani, presentata al governo italiano da un team di consulenti di cui fa parte anche l’ex primo ministro Massimo D’Alema. Il governo è pronto ad applicare il golden power.

Orizzonti cupi Mentre anche il secondo bando di gara per Piaggio Aero si è concluso senza un nulla di fatto, per Ansaldo Energia l’impegno di Cdp a procedere con l’aumento di capitale rende il quadro meno preoccupante. Ma resta il problema per cui, senza una nuova commessa, da febbraio l’azienda di troverà con uno scarico di 200mila ore.

Quasi rottura Oggi la Fiom Cgil decide come procedere nelle trattative con Stellantis sul rinnovo del contratto. Lo scoglio sono le norme che limitano il diritto di sciopero e le relative sanzioni. Si prospetta la mobilitazione. Con gli altri sindacati il confronto procede, ma non è stato ancora affrontato l’aumento dei salari.

 

NUMERI
E io pago Secondo i calcoli dell’economista Bruno Anastasia, il 55% dell’Irpef viene dai lavoratori dipendenti, il 30% dai pensionati e il 12% dagli autonomi. Se nei primi due casi il gettito è salito negli ultimi vent’anni, per i lavoratori indipendenti è calato di 6-7 punti. C’entra pandemia, certo, che però ha travolto tutti. C’è altro: la flat tax al 15% ha eroso almeno 2 miliardi all’anno. E ora che il governo Meloni ha alzato la soglia dai 65mila agli 85 mila euro di reddito, si rischia di portare via altre entrate.

Evasori Secondo il report della Commissione Ue sull’evasione dell’Iva in Europa, l’Italia è al primo posto nel Vecchio Continente con un costo annuo di 26,2 miliardi. In termini percentuali, vuol dire che in Italia oltre un quinto dell’Iva dovuta non viene pagata.

Prospettive Secondo il report dell’Istat sulle prospettive per l’economia italiana nel 2022-2023, il Pil italiano crescerà a ritmi ancora sostenuti nel 2022 (+3,9%) per poi rallentare significativamente nel 2023 (+0,4%).

  • Domani arriva il dato sulla produzione industriale italiana, venerdì il tasso di inflazione.

 

COSE DI LAVORO
Qui Francoforte Alla Banca centrale europea i lavoratori sono sul piede di guerra. Il sindacato dei dipendenti è insoddisfatto per la proposta del management di incrementare i salari solo del 4,07% nel 2023 quando le previsioni di inflazione al momento sono pari al 7,5%.

La prima volta dal 1978 Giornalisti, fotografi e grafici del New York Times, circa 1.100 persone, hanno scioperato per chiedere il rinnovo del contratto scaduto nel 2021. La vertenza sindacale su aumenti salariali e lavoro flessibile si trascina da mesi.

Niente controlli In Italia oggi scioperano gli ispettori del lavoro a causa del mancato adeguamento degli stipendi a quelli degli altri ministeriali.

Natale in bilico In Gran Bretagna è nata una nuova parola, Strikemas: fusione tra «strike», sciopero, e «Christmas», Natale. Perché nel Regno Unito, a dicembre, scioperano tutti, dalle ferrovie alla sanità, dalle poste ai funzionari di frontiera negli aeroporti, con il coinvolgimento di un milione di lavoratori che chiedono l’aumento dei salari. Il governo raccomanda di non mettersi in viaggio in treno nelle festività. E i militari sono stati chiamati a sostituire i lavoratori in sciopero per garantire il controllo dei passaporti in aeroporto. Ma c’è chi segnala che «non è giusto» chiedere alle forze armate di sacrificare il Natale.

Che ne pensate?

Per oggi è tutto.

Buona settimana,
Lidia Baratta

 

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