Nell’ambito dell’inchiesta sulle sospette tangenti dal Qatar al Parlamento europeo, la giustizia belga ha convalidato l’arresto della vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili, dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri, dell’assistente parlamentare Francesco Giorgi e di Niccolò Figà-Talamanca della ong “No Peace Without Justice”. La casa dell’eurodeputato socialista Marc Tarabella è stata perquisita alla presenza della presidente del Parlamento Ue Roberto Metsola. Ma la tela di quello che tutti chiamano ormai “Qatargate” sembrerebbe essere ancora più larga, coinvolgendo almeno altri quattro italiani che – pur non essendo indagati – hanno visto mettere i sigilli ai propri uffici di Strasburgo, scrive Repubblica.
I magistrati belgi ormai parlano di una “Italian Connection”. I sigilli sono stati così posti all’ufficio di Federica Garbagnati, al momento assistente dell’eurodeputata Alessandra Moretti. Che, pur avendo compiuto un viaggio a Doha per incontrare il ministro del Lavoro, ha precisato di aver sempre votato sul Qatar secondo le indicazioni del suo gruppo. Garbagnati, però, in passato collaborava proprio con Antonio Panzeri.
Il secondo che ha visto il proprio ufficio sigillato è Giuseppe Meroni, anche lui con un passato da assistente di Panzeri e ora alle dipendenze di Lara Comi, neo eletta di Forza Italia.
La terza è Donatella Rostagno, esperta di Medio Oriente e mondo arabo, già collaboratrice di Panzeri e ora dell’europarlamentare belga di origine italiana, Maria Arena. E soprattutto componente del Board della Ong “Fight Impunity”, fondata sempre da Panzeri e ora sotto i fari della procura.
Infine c’è un quarto nome, quello di Davide Zoggia. Ex deputato italiano, un fedelissimo di Pierluigi Bersani e responsabile organizzativo del Pd durante la segreteria Epifani. A lui hanno sequestrato il telefonino. Zoggia è nello staff di Pietro Bartolo ma anche in quello del capogruppo Dem, Brando Benifei. Tutti questi parlamentari non sono stati assolutamente toccati dalle indagini.
Secondo quanto risulta a La Stampa da fonti parlamentari, ci sarebbero invece altri tre eurodeputati coinvolti nell’inchiesta, anche se nessuno di loro è stato oggetto di provvedimenti giudiziari. In assenza di flagranza, i membri dell’Eurocamera godono dell’immunità, che può essere revocata solo dall’Aula. Se le informazioni fossero confermate, l’autorità giudiziaria dovrà chiedere l’autorizzazione al Parlamento. Ma al momento non risulta che siano arrivate richieste in tal senso all’istituzione. «Il Parlamento europeo e la presidente stanno collaborando attivamente e pienamente con le autorità giudiziarie per favorire il corso della giustizia», si è limitato a far sapere il portavoce della presidente, Juri Laas.
Ieri, dopo la convalida dei quattro arresti, sono stati rilasciati su cauzione il capo del sindacato mondiale, Luca Visentini, e il padre di Eva Kaili. La procura belga ora è alla caccia di altri soldi, mettendo nel mirino i conti offshore.
Gli eventuali sviluppi dell’inchiesta arriveranno nel bel mezzo dell’ultima seduta plenaria di quest’anno, che da stasera si riunisce a Strasburgo. Al di là degli aspetti giudiziari, ci saranno sicuramente ripercussioni di tipo istituzionale e politico. Il gruppo dei socialisti-democratici chiederà di destituire dall’incarico di vicepresidente l’eurodeputata Kaili, alla quale Metsola ha già tolto tutte le deleghe. Poi ci saranno inevitabilmente conseguenze politiche perché l’Aula intende chiedere un dibattito sulla vicenda, con i gruppi di destra che sono già sul piede di guerra, pronti a scatenarsi contro i socialisti-democratici. Infine verranno congelati tutti i dossier legislativi legati al Qatar, in particolare quello che prevede la liberalizzazione dei visti per i cittadini. La plenaria avrebbe dovuto dare il via libera al mandato negoziale approvato dalla commissione Libe e invece rimanderà il documento in commissione, con la richiesta di tenere in stand by la parte relativa a Doha e di andare avanti invece con l’iter per Oman, Kuwait ed Ecuador.