Sonia Boyce è un’artista con la valigia sempre in mano. Quando la incontro, alla Apalazzo Gallery di Brescia, è appena arrivata da Venezia. La mostra Feeling Her Way, con cui – prima artista nera donna – ha rappresentato la Gran Bretagna all’ultima Biennale d’Arte, le è valsa il Leone d’Oro. L’esposizione era una sorta di ampliamento di “Devotional”, un progetto semestrale nato nel 1999 su invito dell’organizzazione benefica Liverpool Black Sisters, al culmine del quale sarebbe stata creata un’opera d’arte.
Trattandosi di Liverpool, città dalla lunga tradizione musicale (non solo per i Beatles), le è venuto spontaneo pensare a un progetto sonoro. «Nella prima riunione ci siamo seduti tutti in cerchio e ho detto: “Qualcuno può nominarmi una cantante britannica nera che ama?”», ricorda Boyce. Dopo molti «ehm» e «uhm», finalmente sono stati fatti alcuni nomi.
Alla fine del semestre ne erano stati raccolti quarantasei, che sono saliti a circa trecentocinquanta in questi ultimi vent’anni e oltre. L’elenco va da Shirley Bassey a Cleo Laine, Joan Armatrading e Sade. Per Boyce si tratta di una sorta di racconto alternativo – femminile, nero – delle vicende culturali che hanno intrecciato la Gran Bretagna e i Caraibi, l’America e l’Africa. Il punto è come queste artiste non riescano a essere protagoniste della narrativa storica ufficiale, finendo spesso con il venire dimenticate.
Sonia Boyce, che fino al 25 febbraio 2023 alla Apalazzo Gallery presenta la mostra The Disorderly, è convinta che i quadri non nascano sui muri dei musei e che sia sempre una scelta arbitraria quella di cosa esporre e cosa invece lasciare nei magazzini. Per questo tra il 2015 e il 2018 ha lavorato a un progetto intitolato “Black Artists and Modernism” e culminato in un’esposizione alla Manchester Art Gallery. In quell’occasione ha scoperto oltre duemila opere di artisti britannici di origine africana, caraibica, asiatica e mediorientale conservate nei magazzini di trenta musei del Regno Unito. Le opere sono state acquistate nel corso del Novecento e mai esposte.
Di questo e molto altro parla la mostra The Disorderly a Brescia. C’è l’installazione video “Crop Over”, dedicata all’omonimo festival delle Barbados e alle sue origini risalenti al 1780, quando i lavoratori delle piantagioni annunciavano la fine della raccolta dello zucchero con musiche e danze. C’è il film “Ain’t Misbehavin’” con l’artista queer Lasana Shabazz e uno degli “Objects of Obsession” di Sonia Boyce: il dipinto Othello, “The Moor of Venice” (1826) di James Northcote, raffigurante il primo attore nero a interpretare un ruolo shakespeariano. Scopriamo anche che si tratta della prima opera d’arte acquistata dalla Manchester Art Gallery nel XIX secolo.
Ci sono infine le carte da parati realizzate dall’artista, un motivo ricorrente nella pratica di Boyce: «Da bambina – come molti, ne sono certa – ho spesso immaginato che la carta da parati avesse una vita propria, che fosse come entrare in un mondo narrativo di tipo folk», racconta. Chissà che non abbia la stessa sensazione anche il pubblico che visita la mostra.