Pesi e contrappesiIl presidenzialismo non è adatto all’Italia, dice Gaetano Azzariti

Il costituzionalista della Sapienza boccia la riforma annunciata da Giorgia Meloni: «bisogna evitare giochi da apprendisti stregoni e preservare il ruolo di garanzia del Capo dello Stato»

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«Il presidenzialismo non è un sistema adatto all’Italia, bisogna evitare giochi da apprendisti stregoni, e preservare il ruolo di garanzia attribuito al capo dello Stato». A dirlo è Gaetano Azzariti, costituzionalista e docente alla facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, intervistato da Alessandro Di Matteo per La Stampa.

Secondo Azzariti, non c’è un modello istituzionale migliore dell’altro, un modello superiore che va bene sempre: va sempre valutato in base al contesto nel quale deve essere adottato. «Non voglio lanciare grandi allarmi, ma mi faccia usare una metafora – dice il costituzionalista nell’intervista – vogliamo raggiungere Parigi e poi magari ci troviamo a Mosca». Insomma, il presidenzialismo o il semi-presidenzialismo rischierebbero di far somigliare l’Italia più alla Russia che alla Francia.

Il modello francese, tra l’altro, è stato apprezzato sia a destra che a sinistra in Italia, a partire da Massimo D’Alema, nonostante una sinistra storicamente legata al parlamentarismo, per allontanare lo spettro dell’accentramento eccessivo di potere, dell’uomo-forte-troppo-forte.

Azzariti adotta una linea di intransigenza totale, smentendo anche l’ipotesi che il presidenzialismo possa riavvicinare gli elettori alla politica: «Oggi le ipotesi presidenzialiste in Italia sono più temibili che non in passato. Non dico che il presidenzialismo sia un male in sé, ma dipende dal contesto all’interno del quale si applica. Faccio un esempio: normalmente ci si richiama gli Stati Uniti e alla Francia, che sono certamente democrazie. Però ci sono due altri esempi di sistemi presidenziali o semi-presidenziali che non vengono mai richiamati: la Turchia e Federazione russa. Il presidenzialismo non è un male in sé dunque, ma neanche un bene in sé. Si può attuare una forma sana di presidenzialismo solo dove sono forti i contrappesi, i checks and balances. Gli Stati Uniti possono avere un presidente eletto perché hanno forti contrappesi, il Congresso non ci mette un minuto a dissentire dal presidente della Repubblica. Io chiedo: in Italia abbiamo questi contrappesi? Se la risposta è no, come io penso, questo dovrebbe essere un motivo fondamentale per evitare il presidenzialismo. Che qui porterebbe rischi di autocrazia, mi faccia dire questa parola».

È pur vero, però, che l’Italia ha storicamente un problema di stabilità dei governi, dopotutto solo nella scorsa legislatura ce ne sono stati tre diversi. E la legislatura si è anche chiusa in leggero anticipo. Il presidenzialismo potrebbe – con i giusti provvedimenti – provare a risolvere questa criticità, o almeno questa sarebbe l’intenzione.

Non secondo Azzariti. O meglio, ci sarebbero strade migliori: «Abbiamo biblioteche intere sulla razionalizzazione del parlamentarismo», dice il costituzionalista. «Spesso si parla della stabilità dei governi e si richiama la Germania: è un sistema che ci può ispirare. Tenuto fermo che il presidente del Consiglio deve godere della fiducia delle Camere, possiamo discutere di tante misure: la sfiducia costruttiva, l’elezione parlamentare del primo ministro prima della nomina dei governi, l’eventuale revoca dei singoli ministri attribuita direttamente al presidente del Consiglio… Tutte insieme forse sarebbero eccessive, ma possono garantire una maggiore stabilità dei governi. E io dico che dovrebbero essere anche accompagnata a una rivitalizzazione del ruolo del Parlamento e a una sua maggiore autonomia del governo. Sono gli equilibri tra governo e parlamento che devono essere rinsaldati».

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