Le recenti esternazioni di Silvio Berlusconi, che al posto di Giorgia Meloni non avrebbe incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in quanto “colpevole” del conflitto ucraino («bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbas e questo non sarebbe avvenuto») non hanno causato imbarazzo solo all’interno del governo italiano, ma anche nel Partito popolare europeo (Ppe), il gruppo in cui rientra Forza Italia a livello europeo.
Antonio Tajani, ministro degli Esteri ed esponente di Forza Italia e di solito non particolarmente incline a discostarsi da Berlusconi, ha subito affermato come il governo italiano sia dalla parte dell’Ucraina e in linea con i partner europei e occidentali, mentre Palazzo Chigi ha diramato una nota in cui si discostava, di fatto, dalle parole del leader di Forza Italia. Persino Matteo Salvini, noto per i suoi legami con la Russia e Vladimir Putin, ha preferito schivare le domande di diversi giornalisti sul tema, nei giorni scorsi.
In effetti, i toni più eloquenti si sono avuti proprio all’interno del gruppo parlamentare europeo del Ppe. L’ufficio stampa di Roberta Metsola, al vertice del Parlamento europeo proprio in quota Popolari, ha fatto sapere come la presidente «non condivida le parole» di Berlusconi, mentre il capo del partito, Manfred Weber, ha preferito non rispondere a ogni domanda in merito.
Non sono mancati giudizi più drastici: Riho Terras, ad esempio, deputato estone, ha scritto su Twitter come le parole di Berlusconi siano «vagheggiamenti di un vecchio che dovrebbe ritirarsi», in quanto «non in grado di comprendere fatti semplici» come l’aggressione russa all’Ucraina. Interrogato ulteriormente dalla testata Politico, ha aggiunto che le dichiarazioni dell’ex Presidente del Consiglio si spiegano solo in due modi: «O è demenza senile, o è corrotto da Putin».
Ieri sera, infine, il Ppe ha diramato una nota in cui, come gruppo, sconfessa le parole di Berlusconi e riafferma la sua linea pro-Ucraina e di opposizione all’invasione russa.
Non è la prima volta, negli ultimi mesi, in cui Berlusconi e Forza Italia diventano osservati speciali all’interno del Partito popolare europeo. Già in estate, durante la campagna elettorale, diversi esponenti avevano sollevato dubbi di opportunità sulla partecipazione di Forza Italia a una coalizione (e a un governo) di estrema destra, contro cui i Popolari a Bruxelles portano avanti una strategia di contenimento definita «cordone sanitario»: tutti i gruppi parlamentari, infatti, evitano di negoziare con l’estrema destra sui dossier o sulle nomine parlamentari.
Sebbene la situazione negli Stati membri possa essere diversa, è chiaro che il caso italiano crei qualche imbarazzo nel Partito, e quando ad agosto Manfred Weber ha fatto il suo endorsement per il centrodestra italiano, dichiarando come la presenza di Forza Italia nella coalizione fosse una «garanzia» per la tenuta pro-Europa di tutta la coalizione e per l’eventuale governo, è stato oggetto di diverse critiche interne.
Lo scorso ottobre, inoltre, alcuni eurodeputati tedeschi appartenenti ai gruppi Socialisti&Democratici, Verdi e Renew Europe (liberali) avevano nuovamente incalzato Weber, affermando come le posizioni di Giorgia Meloni non fossero «in linea con i valori europei» e chiedendo di espellere Forza Italia dai Popolari.
Le esternazioni di Berlusconi rientrano, dunque, in un contesto di rapporti molto tesi tra il suo partito e l’insieme dei Popolari a Bruxelles. È significativo, tuttavia, che se nei casi precedenti il problema era sollevato dalla sua adesione al governo, in quest’ultimo caso, paradossalmente, la causa scatenante sta nel suo essersi discostato da Giorgia Meloni, che finora si è attenuta alla linea Ue e Nato di supporto all’Ucraina nonostante nel suo governo vi siano diverse forze (come la Lega di Salvini) che hanno storici rapporti con Putin.
Se, però, la partecipazione di Forza Italia al governo Meloni indispettiva soprattutto i Popolari dei Paesi più grandi (e spesso fondatori) dell’Ue, come la Germania, stavolta le parole di Berlusconi sono invise soprattutto al blocco orientale, formato da Paesi entrati nell’Unione più di recente e caratterizzati in molti casi da un sentimento antirusso dettato da ragioni storiche e culturali. Questi Stati, molto favorevoli al supporto all’Ucraina, rappresentano congiuntamente una parte rilevante del gruppo parlamentare del Ppe, e la cosa potrebbe svolgere un ruolo determinante nella percezione di Forza Italia all’interno del partito.
In effetti, se le esternazioni di Berlusconi alimentano imbarazzo e conflittualità nel governo, minando la credibilità italiana nel supporto all’Ucraina (e non solo), gli effetti sui rapporti di Forza Italia all’interno dei Popolari potrebbero vedersi nelle prossime settimane.
È evidente, però, che la presenza di Forza Italia sta diventando sempre di più una questione problematica all’interno del Ppe: se è vero che le rimostranze arrivano da Paesi e partiti diversi e per ragioni a volte molto differenti tra di loro, non è detto che in futuro, se gli sviluppi dovessero permetterlo, questi in futuro non si trovino uniti, ponendo seri problemi tanto a Forza Italia che al presidente dei Popolari Manfred Weber, che a quel punto si troverebbe a dover risolvere un conflitto interno sull’identità stessa del suo gruppo parlamentare.