Più confusioneAl congresso di Più Europa la scelta è tra un ex senatore dipietrista e un ex sindaco grillino

Il partito si vanta di essere una forza di ispirazione liberal-radicale e garantista, ma internamente l’ago della bilancia a favore di Bonino è Stefano Pedica, ex senatore dipietrista e giustizialista. L’alternativa è l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti

Il prossimo fine settimana dovrebbe tenersi una tappa decisiva del percorso congressuale di Più Europa, con l’elezione online da parte di tutti gli iscritti dell’assemblea dei duecentocinquanta delegati, che il 26 febbraio dovranno eleggere il nuovo segretario e stabilire la linea politica del partito.

Per paradosso, l’ago della bilancia potrebbe essere un ex senatore dipietrista, Stefano Pedica, che dalla sua roccaforte laziale è accreditato di circa trecento voti congressuali e ha ribadito il sostegno al segretario uscente Benedetto Della Vedova.

Per capire però bene il quadro della situazione, occorre fare un passo indietro. Il terzo Congresso di Più Europa si tiene adesso non in base a una scadenza statutaria, ma a un “incidente” giudiziario.

Nel maggio scorso il Tribunale di Roma aveva sospeso gli esiti del secondo Congresso, tenutosi a luglio 2021, accogliendo il ricorso di due dirigenti (Alexander Schuster e Elvis Colla) che avevano contestato irregolarità nella convocazione dell’assise e nella composizione della platea congressuale.

In sede cautelare il Tribunale aveva quindi congelato gli organi eletti dal Congresso, sulla base di una manifesta irregolarità delle procedure di convocazione, rinviando al giudizio di merito l’esame sulla regolarità delle iscrizioni contestate, cioè effettuate a pacchetto da uno stesso mezzo di pagamento.

Lo stesso problema che si era già verificato nel primo congresso, passato alla storia come quello dei “pullman di Tabacci” con pacchetti di iscrizioni pagate direttamente dal conto del Centro Democratico e portati in gruppo a votare a Milano da varie regioni del Sud Italia.

Di fronte al rischio di non potere deliberare la partecipazione alle elezioni politiche, convocate anticipatamente nell’estate del 2022, Più Europa propose (e i ricorrenti accettarono) una transazione, che, oltre a un corrispettivo economico di centomila euro, prevedeva l’immediata convocazione di un congresso con diverse e migliori condizioni di trasparenza. I ricorrenti, in sede di transazione, si impegnarono a restituire settantamila euro a Più Europa nel caso l’accordo fosse stato concretamente rispettato.

Così arriviamo all’oggi. Ad essere ufficialmente in campo c’è al momento un solo candidato segretario, l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che era stato capolista di Più Europa alle europee del 2019 ma fino a pochi mesi fa non era mai stato iscritto al partito, quasi un elemento esterno (sulla falsariga di quanto accaduto con Elly Schlein nel Partito democratico). Nel suo passato c’è il  Movimento 5 stelle (tra il 2009 e il 2016), con cui ha vinto le amministrative a Parma prima di conquistare alle urne la rielezione con una lista civica.

La sua candidatura è alternativa a quella ancora coperta del fronte boniniano, che potrebbe essere quella del segretario uscente Della Vedova o dell’altro deputato di Più Europa, Riccardo Magi, che aveva rotto con Emma Bonino ai tempi del Governo Conte II, a cui aveva votato con Tabacci la fiducia contro l’indicazione della leader storica e della Direzione di Più Europa. Magi però a differenza di Tabacci non era uscito dal partito, si è riappacificato con Bonino e ha ottenuto la rielezione nel 2022 nel collegio sicuro di Torino centro con la coalizione di sinistra.

Il candidato coperto del fronte boniniano è già di per sé una notizia: l’alone di mistero tra Della Vedova e Magi, nessuno dei due ufficialmente candidato, è un po’ il gioco delle parti, un po’, forse, il preludio a uno scontro interno. Il tutto nel silenzio della stessa diretta interessata Emma Bonino, che non ha ancora mai scoperto le carte.

Gli iscritti a Più Europa nel 2022 sono circa quattromilacinquecento. Di questi quasi i due terzi si sono iscritti nell’ultimo mese utile (dicembre), a congresso già convocato. Come per i precedenti congressi, vi sono moltissime iscrizioni contestate. Non in assoluto, ma relativamente al totale, che come detto è rappresentato da poche migliaia di iscritti.

Lo Statuto di Più Europa prevede che ciascuna iscrizione per essere considerata valida debba “essere versata personalmente da ciascun Associato alla tesoreria di Più Europa, essendo escluse le iscrizioni collettive” (art. 5.2). La quota di iscrizione è di cinquanta euro, ridotti a venticinque per gli under 25 anni.

La Commissione di garanzia congressuale, che è curiosamente presieduta da un senatore di un altro partito, cioè Carlo Cottarelli, è orientata a considerare valide fino a tre iscrizioni effettuate dallo stesso mezzo di pagamento, sulla base del presupposto che è ragionevole pensare che alcune persone (ad esempio i coniugi o i genitori e i figli), abbiano e usino mezzi di pagamento comuni. Si tratta della stessa regola in vigore per il tesseramento del Partito democratico.

In ogni caso, anche considerando valide le iscrizioni effettuate fino a tre dallo stesso mezzo di pagamento, nel database degli iscritti di Più Europa rimangono circa quattrocentocinquanta iscrizioni effettuate dalla stessa carta di credito o conto bancario a pacchetti superiori a tre. La Commissione di garanzia dovrebbe decidere su queste – presumibilmente annullandole – entro giovedì al massimo, perché domenica 12 e lunedì 13 febbraio saranno eletti i delegati congressuali e per allora dovrà essere chiaro chi può votare e chi no.

La consistenza e l’equilibrio degli schieramenti in campo è bene rappresentata dai risultati della raccolta firme sulle liste per l’elezione dei delegati congressuali. Una delle liste presentate, quella dei cosiddetti “non allineati”, non ha raccolto le centotrenta firme necessarie per partecipare alla competizione. Ne rimangono in gioco sei, tre da una parte e tre dall’altra.

Sul fronte pizzarottiano c’è la lista Energie Nuove (capolista Piercamillo Falasca, già vicesegretario di Della Vedova) che ha raccolto 819 firme, la lista Scossa Liberale (capolista Giulio Del Balzo, attuale presidente dell’Assemblea Nazionale) con 351 firme ed Europa in Comune (capolista Valerio Federico, già Tesoriere e membro della Direzione) con 193 firme.

Sul fronte boniniano c’è la lista di Della Vedova, Next Generation +Eu, con cinquecentodieci firme, quella di Magi, ImMAGIna PiùEuropa, con cinquecentonovanta firme e la lista Territori Diritti e Libertà di Pedica, con centoquarantaquattro firme. Hanno firmato per le liste circa duemilaseicento iscritti, circa il cinquantacinque per cento del totale.

Se il fronte pizzarottiano, in lieve vantaggio sul piano delle firme raccolte, appare, nelle sue articolazioni interne, più autonomista rispetto al Partito democratico (seppur disposto al dialogo, almeno con Stefano Bonaccini in caso di elezioni, come ha spiegato lo stesso Pizzarotti) e più terzopolista e liberaldemocratico, quello boniniano è certamente legato a un rapporto preferenziale con il Partito democratico e, anche in questo, potrebbe contare l’influenza dell’ex senatore dipietrista Pedica, che dopo la militanza nell’Italia dei Valori e prima dell’approdo a Più Europa, aveva passato alcuni anni da dirigente locale del Partito democratico laziale.

Se ancora una volta quindi il congresso di Più Europa è destinato ad alimentare polemiche sul “tesserificio” interno, questa volta a decidere le sorti di un partito dichiaratamente garantista potrebbe essere un ex Torquemada giustizialista, diventato signore delle tessere piùeuropeiste del Lazio. Se così fosse per la terza volta il Congresso di questa forza di ispirazione liberal-radicale vedrebbe un protagonista che c’entra assai poco con quella storia.

Nel primo congresso il vecchio navigatore trasversale Bruno Tabacci, nel secondo il globetrotter politico siciliano Fabrizio Ferrandelli (nel frattempo passato ad Azione) e adesso, con un peso specifico inferiore, ma potenzialmente decisivo, l’ex demo-dipietrista Stefano Pedica.

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Nota dell’ufficio stampa di +Europa del 9 febbraio:

«Su “Linkiesta.it” del 8 febbraio 2023 è apparso un articolo dal titolo dal titolo “Più confusione. Al congresso di Più Europa la scelta è tra un ex senatore dipietrista e un ex sindaco grillino”, che contiene affermazioni inveritiere e lesive della reputazione del movimento politico “+Europa”. Non corrisponde al vero che «nel maggio scorso il Tribunale di Roma aveva sospeso gli esiti del secondo Congresso, tenutosi a luglio 2021 … » e che lo stesso giudice «aveva quindi congelato gli organi eletti dal Congresso».

L’ordinanza del tribunale si limitava a sospendere l’efficacia di due delibere assembleari, mentre gli organi sociali di +Europa sono stati nominati all’esito di un congresso le cui delibere non sono state sospese, né annullate dal giudice e dunque sono in carica e nel pieno delle loro funzioni.