La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni sarà a Kyjiv nelle prossime ore. Secondo Reuters, potrebbe essere oggi lunedì 20 febbraio il giorno della visita al presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
In ogni caso, l’incontro ci sarà prima dell’anniversario dell’invasione russa del 24 febbraio. E in quell’occasione – scrive Repubblica – Meloni potrebbe aprire sull’invio di cinque caccia militari a Kyjiv. Ma a patto di non essere i primi della lista dei contributori, per ragioni di opportunità politica, e di dare l’impressione di essere quasi costretti a seguire l’onda lunga degli alleati, capitanati in questa fase dalla Gran Bretagna che spinge i partner verso un nuovo passo.
Non sarà l’Italia a mettersi alla testa della battaglia per inviare i caccia a Kyjiv, insomma. Intanto per la diversità di vedute nella maggioranza. E anche perché l’esecutivo è consapevole dei dubbi diffusi nell’opinione pubblica italiana sulla prosecuzione del conflitto.
Ci sono due modi con cui Roma può favorire il processo di condivisione degli aerei militari con l’aviazione ucraina. O non dirà di no all’eventuale invio da parte del Regno Unito di una pattuglia di qualche decina di Typhoon già destinati alla dismissione nei prossimi due anni. Il Typhoon è prodotto da un consorzio del quale fanno parte Gran Bretagna, Spagna, Germania e Italia. Per la consegna a terzi, serve il consenso di tutti i partner: Roma non si metterà di traverso.
Ma se altri Paesi dovessero davvero procedere con le prime spedizioni, allora l’Italia potrebbe accodarsi. Escluso che conceda i propri Eurofighter, la punta di diamante della nostra aeronautica e il modello più avanzato mai realizzato in Europa. Difficile anche che dia via libera agli F-35. Semmai, il governo Meloni si orienterà sugli Amx realizzati da un consorzio composto da Italia e Brasile, oppure sui Tornado.
Prima dell’invio, ovviamente servirà l’addestramento dei piloti ucraini, su cui gli alleati di Zelensky (Regno Unito in primis) dovranno investire nei prossimi mesi.
Nel frattempo, Meloni ragiona anche sulla ricostruzione. La premier sa bene che la corsa per la ricostruzione post-bellica è già partita e che un ruolo preminente sarà giocato dagli Stati Uniti. In Europa, tuttavia, l’Italia si trova ad avere la Francia come principale antagonista.
Per bruciare sul tempo Macron, la leader di Fratelli d’Italia intende lanciare nelle prossime ore l’idea di una conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina nel nostro Paese. È uno degli argomenti di cui parlerà col presidente ucraino. In questa chiave va letta la recente missione a Kyjiv del ministro per lo Sviluppo economico Adolfo Urso e del presidente di Confindustria Carlo Bonomi.
Focalizzarsi sul nodo della ricostruzione permette a Meloni anche di coprirsi sul fronte interno, ossia quello degli alleati di maggioranza: è il modo per bilanciare il sostegno bellico con un’azione che accontenti Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, da sempre critici sul sostegno all’Ucraina.