ForzalavoroGli effetti dell’inflazione sulle scelte di lavoro e la riforma fantasma del reddito di cittadinanza

Nella newsletter di questa settimana: sette italiani su dieci cercano una soluzione per far fronte ai prezzi in aumento lavorando di più o posticipando il pensionamento; l’autocertificazione degli occupabili e il coinvolgimento delle agenzie private per trovare loro un lavoro; il tavolo delle pensioni; il primo sciopero di Ita Airways e le disuguaglianze tra dipendenti pubblici e privati nello smart working. Ascolta il podcast!

GLI EFFETTI DELL’INFLAZIONE SUL LAVORO
Lavoriamo di più, facciamo doppi lavori. E lo stipendio, con l’inflazione al 10%, sembra comunque non bastare. Ebbene sì, l’aumento dei prezzi comincia a influenzare le nostre scelte professionali.

Superlavoro Sette italiani su dieci hanno già iniziato a cercare una soluzione. Secondo il Workmonitor di Randstad, il 26% ha aumentato le ore di lavoro, il 22% ha iniziato un secondo lavoro, il 17% sta pensando di cercare un altro impiego pagato meglio e il 15% sta valutando di posticipare il pensionamento.

Ma quale Great Resignation E anche sulla propensione alle dimissioni sembra esserci ora una frenata. Oggi, tra incertezze economiche e inflazione, sembrerebbe meno facile di prima che qualcuno lasci una carriera che non soddisfa certi desiderata. Il rimbalzo economico post Covid, che aveva portato i lavoratori a spostarsi più facilmente da un’azienda a un’altra alla ricerca di un posto migliore e magari più flessibile con gli orari, ormai sembra un ricordo. Nella fascia 18-24 anni ha lasciato il lavoro per insufficiente flessibilità il 13% in meno dello scorso anno.

Certezze L’incertezza economica ci rende meno esigenti, forse. Qualche mese fa si era detto che il mercato del lavoro era nelle mani dei lavoratori. Con il senno di poi e le bollette di oggi, questa affermazione appare un tantino esagerata. E in mezzo alla tempesta, si cerca di più un approdo sicuro. Il 66% dei lavoratori non accetterebbe un’offerta se non fosse un lavoro sicuro con un inquadramento come dipendente. Il 60% rifiuterebbe un impiego se non offrisse uno stipendio più elevato. Ma resta comunque la centralità della conciliazione con la vita privata: il 58% non accetterebbe un lavoro se influisse negativamente sull’equilibrio vita-lavoro, il 48% se non sentisse senso di appartenenza.

Chiedere un aumento Proprio per via dell’inflazione che erode i (già bassi) salari italiani, dal report emerge come i lavoratori non si considerano però adeguatamente retribuiti: il 37% afferma che lo stipendio non garantisce di vivere come vorrebbe. Il 5% in più rispetto ad un anno fa. Il 44% vorrebbe un aumento di stipendio periodico, il 37% un aumento anche al di fuori della consueta periodicità.

Straordinari Ma c’è anche l’altro lato della medaglia. Secondi i dati di Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), un lavoratore dipendente su sei (15,9%) fa straordinari non retribuiti. Un dato preoccupante, se consideriamo che gli straordinari interessano sei occupati su dieci (60%). Le motivazioni sono di vario tipo: nella maggior parte dei casi (51,2%) si fanno ore in più per carichi di lavoro eccessivi o carenza di personale, nel 18,4% per guadagnare di più. C’è poi un 8,1% che dichiara di non potersi rifiutare.

Lavoro antisociale Il problema degli straordinari, tuttavia, si inscrive nel più generale tema della regolazione dei tempi di vita e di lavoro che vede emergere un dato allarmante: circa la metà degli occupati svolge la propria attività in orari che si potrebbero definire antisociali. Nello specifico, il 18,6% dei dipendenti lavora sia di notte che nei festivi (circa 3,2 milioni di persone), il 9,1% anche il sabato e i festivi (ma non la notte), mentre il 19,3% anche la notte (ma non di sabato o festivi).

  • Ma se da un lato c’è chi lavora troppo, con quelli che fanno più di un lavoro che sono aumentati, dall’altro c’è una sempre maggiore consistente quota di sottoccupati, ovvero di occupati che vorrebbero lavorare un maggior numero di ore rispetto a quelle effettivamente svolte. Una condizione più presente tra le donne e tra i lavoratori con bassi titoli di studio, tra i quali si concentra maggiormente il part time involontario. Che vuol dire anche stipendi più bassi e potere d’acquisto ridotto.

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ABBIAMO ABOLITO IL REDDITO DI CITTADINANZA (CIT.)
A un mese e mezzo dal varo della legge di bilancio, l’annunciata riforma del reddito di cittadinanza ancora non si è vista. La guerra del governo Meloni ai «divanisti» tutti bonus e sussidi è rimasta sulla carta. L’unica certezza è che gli occupabili tra cinque mesi perderanno il sussidio.

Cosa era previsto Dal 1 gennaio esiste l’obbligo per gli occupabili di frequentare un corso di formazione o riqualificazione professionale di sei mesi, pena la decadenza dal beneficio.

Il vuoto A oggi però non si è costruito nessun piano formativo, neanche per i più giovani percettori del reddito fino a 29 anni. Non è stato stabilito il sistema di controllo dell’obbligo della formazione da parte delle regioni, né quali debbano essere i requisiti dell’offerta di lavoro che – se rifiutata – comporta la decadenza dell’assegno. Insomma, al momento è tutto come prima del governo Meloni. Con oltre 400mila famiglie e 7-800mila individui in attesa.

Censimento A Palazzo Chigi sanno che i centri per l’impiego non funzionano e infatti stanno pensando di rivolgersi alle agenzie private del lavoro. Il 60% dei percettori del reddito ritenuti occupabili non è stato neanche preso in carica. Quindi il piano sembrerebbe quello di inviare ai percettori un modulo web da compilare con titolo di studio, esperienze lavorative e situazione familiare. Questi dati saranno poi condivisi con le agenzie private e incrociati con le offerte di lavoro e formazione disponibili. Una sorta di autocertificazione per definire la propria occupabilità, alla faccia di analisi delle competenze e affini.

In fuga Intanto, la stretta sul reddito decisa dal governo Draghi prima (che aveva portato da tre a due le offerte di lavoro rifiutabili) e poi rafforzata da Meloni con l’ultima legge di bilancio, sembra già aver ottenuto un primo effetto: le famiglie beneficiarie del sussidio a dicembre 2022 erano 200mila in meno rispetto a un anno fa. Ma trarre conclusioni dall’andamento di un solo mese potrebbe rivelarsi azzardato, anche perché ad esempio è stato firmato solo lo scorso 24 gennaio (!) il protocollo tra Inps e ministero della Giustizia per la verifica dell’eventuale stato detentivo dei richiedenti del reddito.

 

QUESTIONI APERTE
Fine lavoro A giovani e donne è dedicato il primo tavolo tecnico sulla riforma delle pensioni che il governo ha convocato per oggi 13 febbraio. I sindacati chiedono di introdurre una pensione di garanzia e una un’uscita flessibile a partire da 62 anni per le donne.

Male la prima Si terrà martedì 28 febbraio il primo sciopero del personale di Ita Airways, dopo la clamorosa rottura di venerdì sera al tavolo del ministero del Lavoro dove non è stato raggiunto l’accordo sugli aumenti contrattuali del personale della compagnia. Un accordo che, fino a poche ore prima, sembrava a portata di mano.

Insolventi Entrerà nel vivo la settimana prossima la discussione in Commissione Industria del Senato per la conversione in legge del decreto salva-Ilva. Oltre 140 aziende dell’indotto sono state messe fuori dallo stabilimento da novembre e da allora attendono non solo di rientrare ma anche di essere pagate. La somma mancante è di circa 100 milioni di euro.

Spiaggiati Con un combinato disposto di tre emendamenti al decreto Milleproroghe, le commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato hanno approvato un’ulteriore proroga di un anno delle attuali concessioni balneari, quindi fino al 31 dicembre 2024, data che può slittare fino al 31 dicembre 2025 per i Comuni alle prese con un contenzioso. La Commissione europea ha già ricordato l’esigenza di assicurare la concorrenza. E per il Consiglio di Stato le concessioni allungate sono «illegittime».

Figli e figliastri Sempre nel decreto Milleproroghe, è stato esteso lo smart working semplificato ma con differenze tra pubblico e privato. Per i lavoratori degli enti pubblici, con un emendamento della Lega viene estesa al 30 giugno la possibilità di lavoro agile generalizzato per i fragili. Solo per i privati, un emendamento del Pd estende la stessa opzione pure ai genitori di figli fino a 14 anni.

 

NUMERI & MERCATI
Niente recessione tecnica L’Ue eviterà la recessione. Le previsioni economiche della Commissione dicono che nel 2023 la crescita per i 27 sarà dello 0,8 per cento e dello 0,9 per l’area Euro. Fino allo scorso autunno la stima si fermava rispettivamente allo 0,5 e allo 0,6 per cento. Anche l’Italia compie un bel balzo in avanti: il Pil crescerà quest’anno dello 0,8 per cento, prima la previsione si fermava a +0,3.

Che pacco! Il settore del cartone ondulato, esploso con l’ecommerce, è stato manipolato a danno dei concorrenti più piccoli. L’Antitrust ha comminato multe milionarie per trentaquattro aziende coinvolte, confermate dal Tar e dal Consiglio di Stato. E ora le aziende danneggiate chiedono risarcimenti record, con una stima da 1,5 a 2,5 miliardi di euro.

Dati falsati Nella “Mappa dei rischi 2023” di Sace, si cercano di quantificare i danni delle sanzioni occidentali sull’economia russa, nonostante i dati ufficiali del Cremlino siano tutt’altro che trasparenti. Un indicatore utile è l’andamento delle importazioni dall’estero, che si sono ridotte di un quarto rispetto a prima dell’invasione ucraina. Improbabile invece che la disoccupazione sia al 4 per cento, così come i dati su redditi e spesa al dettagli.

 

COSE DI LAVORO
Tute blu Dal 16 al 18 febbraio si tiene il 28esimo congresso nazionale della Fiom a Padova dove, salvo sorprese, sarà confermato segretario Michele De Palma.

Assumeteli In Spagna Amazon dovrà assumere i corrieri come dipendenti. Lo ha deciso il 2 febbraio il tribunale del lavoro di Madrid, secondo cui i fattorini sono autonomi solo in apparenza. L’Unión General de Trabajadores (Ugt) ha fatto notare che la sentenza di Madrid è arrivata lo stesso giorno in cui il Parlamento europeo ha approvato l’avvio dei negoziati tra Bruxelles e i governi dell’Ue sulla direttiva che vuole regolamentare lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali.

Zoom per sempre In Germania la Siemens ha annunciato che, dopo l’assemblea degli azionisti di quest’anno, anche nei prossimi anni ci sarà solo una versione online. Più della metà delle quaranta principali aziende tedesche prevede anche quest’anno assemblee degli azionisti interamente virtuali. Il pericolo – si legge sui giornali – è che questo confronto, spesso anche occasione di manifestazioni di lavoratori o ambientalisti, con il trasloco online possa venire meno.

Creativi e stakanovisti Mitsui, una delle più importanti società giapponesi, ha comunicato ai propri dipendenti di sentirsi liberi di fare qualunque altro lavoro che permetta di guadagnare di più e avere tempo per coltivare le passioni e creare una carriera parallela. L’obiettivo è non perdere quei lavoratori che sempre più chiedono condizioni flessibili e che non si accontentano dello stakanovismo da ufficio. Prima della Mitsui, altre aziende giapponesi hanno aperto a lavori extra per i propri dipendenti.

Che ne pensate?

 

Per oggi è tutto.

Buona settimana,

Lidia Baratta

 

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