La polemica sull’intervento di Volodymyr Zelensky a Sanremo ha superato qualsiasi limite di logica e di umanità. Mentre il presidente dell’Ucraina raccoglieva applausi in tutta Europa, suscitando emozioni forti dalla Westminster Hall di Londra all’Aula del Parlamento Europeo di Bruxelles, in Italia c’era chi spiega che la guerra non c’entra niente con il festival della canzone, probabilmente nel timore che Zelensky potesse fare, in diretta tra i fiori sanremesi, l’elenco delle armi che servono all’Ucraina per proteggersi da un’altra invasione russa oppure che facesse vedere i video delle vittime dell’invasione barbarica russa, o chissà cos’altro. Sembrava che la voce degli ucraini fosse stata negata su quel palco, con l’eccezione di una lettera del presidente letta da Amadeus.
Sembrava, ma poi ci ha pensato Tananai con una dolcissima canzone d’amore, Tango, accompagnata da un video che in un solo giorno ha raccolto 750 mila visualizzazioni e che ha fatto assumere un significato del tutto diverso rispetto a una semplice canzone d’amore.
«Amore tra le palazzine a fuoco / la tua voce riconosco / noi non siamo come loro», incanta il ritornello. A non essere come loro sono una coppia di ucraini, Olha e Maksym Rastieriaiev, della regione di Kropyvnyts’kyy in Ucraina. Olha e Maksym quasi da un anno vivono nel cellulare uno dell’altro a causa dell’aggressione russa. Una delle tante storie d’amore nella guerra e la nuova realtà che tutti gli ucraini si sono trovati a vivere dopo il 24 febbraio 2022.
Linkiesta ha contattato Olha per farsi raccontare la loro storia, la loro «notte in cui ti ho conosciuta». Maksym Rastieriaiev, marito di Olha, è un militare di professione, già difensore dell’Ucraina durante la prima invasione russa nel Donbas nel 2014, dove ha trascorso un anno e mezzo al fronte.
Nel febbraio del 2022, l’invasione russa è stata più ampia, più feroce e più crudele. Maksym è stato chiamato alla fine di febbraio a riprendere il servizio e Olha è rimasta da sola a casa con la loro quattordicenne figlia Liza. Alla fine di aprile, la paura ha fatto mettere in moto Olha e sua figlia verso la Toscana e, alla fine di agosto, sono arrivate a Milano, dove Olha ha trovato un lavoro, una sistemazione e la scuola per la figlia.
Nel video montato dalla squadra di Tananai si vedono le scene della comunità ucraina che a Milano si raduna in piazza Duomo ogni sera e ogni fine settimana non solo per ricordare ai cittadini e ai turisti la grande tragedia che vivono gli ucraini ogni giorno, ma anche per stare un po’ tutti insieme. Lontani da casa, in un paese dove non si conoscono né la lingua né le regole, ritrovarsi in piazza Duomo è una specie di terapia di gruppo necessaria a superare ancora un altro giorno, il giorno che la connessione sul fronte si ristabilisca, il giorno che arriva un messaggio, qualsiasi messaggio, come segno di un altro giorno da sopravvissuti.
Una delle produttrici del video di Tananai è nata a Kyjiv, così la storia di Olha e Maksym è arrivata a Tananai ed è nato un testo molto più profondo di un semplice amore vissuto a distanza.
Olha nel frattempo ha lasciato tutte le cose che ha saputo mettere in piedi a Milano ed è tornata a casa sua, perché il marito e l’Ucraina le mancavano tanto, troppo, proprio perché quel lunedì in cui finalmente suo marito tornerà sembra non arrivare mai.
Dopo sette mesi di vita attaccata a un filo telefonico, dopo la gioia della liberazione di Kherson cui ha preso parte Maksym, finalmente Olha ha rivisto Maksym per due giorni. È dovuta andare fino alla più grande città vicina alla linea del fronte, ma è pronta a tutto pur di abbracciare suo marito: «lo so quanto ti manco / Ma chissà perché Dio / Ci pesta come un tango».
La comunità ucraina in Italia ha ringraziato Tananai e la sua squadra per aver dato forma alle emozioni degli ucraini. Su YouTube, Twitter e Instagram, i commenti pullulano di cuori gialloblù che si fondono negli sms con il codice 06 assegnato a Tananai nella terza serata del festival di Sanremo. Tananai ha buone prospettive per la serata finale, gli ucraini sicuramente non smetteranno di dargli sostegno. Sono, siamo, alquanto tenaci nel perseguire gli obiettivi giusti.
La storia di Olha e Maksym è la tenera illustrazione di una vita bruscamente interrotta, una condizione che tutti gli ucraini vivono ogni giorno ormai da un anno: «È un anno che mi hai perso / E quel che sono non volevo esserlo».
Nella polemica pompata dalla propaganda russa sull’escalation, sugli ucraini guerrafondai che non vogliono fermarsi né cedere alla Russia le proprie terre, sugli ucraini che chiedono solo più e più armi, l’amore di Olha e Maksym restituisce il volto umano a un intero popolo che ogni giorno combatte insieme e unito per far arrivare quel lunedì.