Dominio giorgianoIl malumore di Berlusconi e Salvini per lo strapotere politico di Meloni

Se Fratelli d'Italia dovesse stravincere le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, gli alleati potrebbero iniziare un lavorìo di logoramento e di interdizione con esiti politici molto pericolosi per la Presidente del Consiglio

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Nel centrodestra il “dominio giorgiano” sta diventando un problema. Quindi Giorgia Meloni domenica prossima non deve vincere troppo. Dopo aver offeso l’opposizione, rischia di umiliare gli alleati. L’eccesso di forza della presidente del Consiglio può non essere una buona notizia per il quadro politico e dunque, paradossalmente, nemmeno per lei, soprattutto se usasse male questa sua forza.

È la grande paura dei centristi del centrodestra, Silvio Berlusconi in primo luogo. Lei già si sentiva fortissima, ora dopo la Donzell&Delmastro story è convinta di avere il Paese dalla sua parte e davanti a sé un’autostrada per le sue riforme – Time is on my side, cantavano gli Stones. 

Il comizio di domenica è stata un’autocelebrazione per la quale la presidente del Consiglio ha riesumato lo slang romanesco – «Nun te preoccupà», ha detto a chi dalla platea la invitava a non chinare la testa.

Figuriamoci. Alla convention per Francesco Rocca ha totalmente oscurato gli altri, Rocca compreso, proprio come accadeva a Silvio Berlusconi ai bei tempi: i discorsi di Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi sono stati solo inutili antipasti prima del discorsone della presidente del Consiglio, un’ora. 

I centristi, e anche il Salvini missing, soffrono questo strapotere di Meloni e della sua Corte dei Miracoli uscita dal sottosuolo della politica per comandare il Paese e gli appare sempre più evidente il cul-de-sac in cui si sono cacciati, ridotti a portare la croce mentre lei gli succhia il sangue elettorale. Già, questo è il terrore di Berlusconi e Salvini, di apprendere il prossimo lunedì pomeriggio che il centrodestra ha preso sì Lombardia e Lazio ma soprattutto è lei, Giorgia, ad avere dato scacco matto innanzitutto a loro. 

Se vincerà troppo in termini di voti si squilibreranno i rapporti nel centrodestra. Pensiamo a che cosa significherebbe per Salvini vedersi surclassare da Fratelli d’Italia nella terra leghista per definizione, la Lombardia: un colpo psicologico e politico rilevantissimo. E il Cavaliere che secondo Repubblica avrebbe preferito votare per Letizia Moratti non ha proprio nulla da guadagnare dalla espansione degli ex missini. Ma è soprattutto la posizione dell’ex Capitano a essere ormai insostenibile, per uno come lui: travestirsi da moderato nella necessità di differenziarsi in qualche modo dai “bravi ragazzi” meloniani. 

Siccome non si può mutar pelle con un colpo di bacchetta magica ecco che l’effetto è la totale irrilevanza del vicepremier, diventato persino meno visibile dell’altro vice, Antonio Tajani, che almeno ha più know how in fatto di moderatismo e soprattutto maggiore potere sui telegiornali così da comparire in ogni pastone. Però è tutta robetta, è la presidente del Consiglio l’unica giocatrice in campo. 

È chiaro che Berlusconi così non può andare avanti, e quando dice a qualcuno che «così si va troppo a destra» evidentemente non nutre una preoccupazione di tipo ideale ma molto concreta, relativa alla super-Giorgia che, mutatis mutandis, rischia di assomigliare a quello che la Democrazia Cristiana aveva rispetto alle briciole che lasciava agli alleati. 

Le conseguenze del dominio giorgiano sul quadro politico dunque è destinato a far fibrillare gli alleati, che dopo le amministrative potrebbero cominciare un lavorìo se non di logoramento quantomeno di interdizione rispetto a Fratelli d’Italia; mentre nel campo dell’opposizione è possibile, per non dire probabile, che infonda nuovo ossigeno al Partito democratico verosimilmente bonacciniano in chiave anti-destra; con l’ulteriore conseguenza di una radicalizzazione destra-sinistra che potrebbe togliere spazio politico a un Terzo Polo che cerca di trovare una sua strada tra la disponibilità al confronto (rilanciata da Carlo Calenda con la proposta di una Bicamerale sull’insieme della grandi riforme costituzionali) e la fermezza contro le fughe anti-istituzionali alla Donzelli coperti dalla presidente del Consiglio. 

Insomma, il dominio giorgiano non porterà una tregua nella situazione politica. Al contrario, sarà la miccia di nuovi conflitti.