«Questo atto barbaro e brutale dell’esercito americano che calpesta la sovranità della Cina ha suscitato la forte indignazione degli aviatori della Nuova Cina». Era il maggio del 1974. Lo storico premier rivoluzionario cinese, Zhou Enlai, diede un ordine preciso: «Abbattetelo a tutti i costi». L’oggetto da abbattere era un pallone aerostatico degli Stati uniti, che entrò nello spazio aereo cinese dalla regione autonoma dello Xinjiang per poi attraversare fino a est il Paese, sino allo Hebei.
Un episodio che rischiò di rallentare ulteriormente il processo di disgelo avviato da Henry Kissinger e Richard Nixon qualche anno prima, messo in pausa anche a causa del Watergate.
Quasi cinquant’anni dopo, un altro pallone aerostatico ha di fatto sgonfiato i tentativi di dialogo tra Washington e Pechino, portando alla cancellazione dell’attesa visita del segretario di Stato Antony Blinken in terra cinese e aprendo a scenari insidiosi sui rapporti bilaterali. Non solo e non tanto a livello politico-diplomatico, quanto a livello militare-strategico.
Questa volta il pallone aerostatico era di fabbricazione cinese e ha sorvolato i cieli americani, compresi quelli soprastanti il Montana, sede di una delle tre basi con missili balistici intercontinentali a propulsione nucleare dell’esercito a stelle e strisce. Prima di essere abbattuto sull’Atlantico per ordine del presidente Joe Biden.
La vicenda si inserisce in una gamma di azioni ben più ampia da parte della Cina, che rispetto a quel 1974 è drasticamente cambiata, diventando la seconda potenza mondiale e il primo rivale individuato da Casa Bianca e Pentagono. Secondo le informazioni degli ultimi giorni, presunti palloni spia cinesi sono stati avvistati in diverse occasioni durante l’amministrazione del presidente Donald Trump e nella prima parte dell’amministrazione Biden. Spesso nei pressi di aree particolarmente sensibili: Texas, Florida, ma soprattutto Guam e Hawaii. Si tratta in questi ultimi due casi delle sedi delle principali basi militari americane nel Pacifico, cioè quello che è diventato il principale terreno di competizione strategica tra le due potenze.
Altri palloni sono stati osservati in passato vicino a Norfolk (Virginia) e Coronado (California), nei cui porti stazionano alcune portaerei americane. Stavolta, però, si sarebbe deciso di abbattere l’aerostato perché le sue dimensioni sarebbero state maggiori, così come maggiore sarebbe stato il suo tempo di percorrenza nello spazio aereo degli Stati Uniti. Anche se a Pechino sono convinti che si sia deciso di rendere pubblico l’incidente per far saltare il dialogo. Stessa lettura che viene data alla visita di Pelosi a Taiwan in un momento nel quale le squadre di Biden e Xi Jinping lavoravano alacremente per ristabilire una connessione.
Ma a che cosa servono davvero questi palloni, che la Cina continua a sostenere si occupano di ricerche meteorologiche? Il Pentagono è sicuro che vengano utilizzati per ottenere informazioni su luoghi strategici in Paesi o territori considerati sensibili dal Partito comunista.
A marzo 2022, per esempio, furono osservati diversi palloni aerostatici cinesi sopra Taiwan. Alcuni in sull’aeroporto di Songshan, nel centro di Taipei, dove pochi mesi dopo sarebbe poi atterrata Nancy Pelosi. Anche in quel caso si parlò di ricerca meteorologica e le autorità taiwanesi decisero di non adottare contromisure perché venne ritenuto che la presenza degli aerostati non recava minacce alla popolazione. Altri avvistamenti anche sopra Giappone, India e Vietnam. Tutti Paesi del vicinato asiatico coi quali la Cina ha aperte dispute territoriali irrisolte e che, soprattutto nel caso di Nuova Delhi, hanno anche di recente portato a scontri violenti.
Il Pentagono è convinto del possibile utilizzo militare anche perché ricorda che nel 2018 i media di Stato cinesi avevano comunicato che un pallone ad alta quota aveva testato missili ipersonici. Nel 2019, invece, in televisione apparve un documentario che testimoniava la capacità dell’esercito cinese di abbattere i palloni-spia che entravano nel suo spazio aereo.
I palloni sarebbero gestiti dalla Forza di supporto strategico, un braccio relativamente nuovo dell’esercito cinese che si occupa di sorveglianza elettronica e operazioni informatiche, nato con l’ammodernamento delle forze armate cinesi che hanno notevolmente espanso le loro capacità di intelligence, dai satelliti spaziali ai cavi sottomarini.
Eppure, la versione ufficiale cinese parla di «reazione eccessiva» degli Stati Uniti. Il motivo è che si continua a perorare l’ipotesi della ricerca meteorologica. Non a caso, nei giorni dopo l’abbattimento è stata operata una sostituzione a capo del centro di meteorologia nazionale. Non sono state fornite spiegazioni per il demansionamento di Zhuang Guotai, ma il messaggio è chiaro: l’incidente non arrecava minacce agli Stati Uniti ma noi prendiamo provvedimenti per dimostrare che non è avvenuto per nostra volontà.
Via d’uscita non colta da Washington, consapevole che la fusione tra civile e militare in Cina è molto diffusa e le differenze sono difficilmente scrutabili. Una fusione che contribuisce a un grande ammodernamento delle forze armate. Proprio di recente, un team guidato dal ricercatore Zhang Xiaoyuan dell’Istituto di meccanica dell’Accademia delle scienze cinese, ha affermato di aver sviluppato un generatore in grado di trasformare il gas caldo (che si muove a velocità ipersoniche) in un’intensa corrente elettrica capace di alimentare armi futuristiche. Secondo il South China Morning Post, l’elettricità prodotta potrebbe essere utilizzata per caricare armi laser o a microonde, cannoni a rotaia o altri armamenti a energia pulsata.
Washington sembra peraltro voler utilizzare l’argomento della violazione della sua sovranità per alzare il pressing su chi in Europa o in Asia vuole mantenere aperto con Pechino non solo il canale di dialogo diplomatico, ma anche quello tecnologico. O, nella migliore delle ipotesi, cercherà di utilizzare l’incidente come leva negoziale nella ripresa delle comunicazioni con la Cina. Su cui evidentemente, ascoltando il discorso per lo Stato dell’Unione, Joe Biden è convinto che Xi sia in grande difficoltà e voglia migliorare i rapporti con l’occidente nonostante tutto. Affermazioni che a Pechino hanno bollato come «altamente irresponsabili», a dimostrazione che la reazione di fronte all’incidente è stata ben diversa rispetto a quella avuta in un recente caso simile.
Lo scorso settembre, un drone civile cinese venne abbattuto dall’esercito taiwanese mentre si aggirava sulle basi militari dei due isolotti di Kinmen, a pochi chilometri di mare dalla metropoli cinese di Xiamen. Erano le settimane successive alle esercitazioni militari senza precedenti sullo Stretto. Qualcuno temette che l’episodio potesse portare a un’escalation. Così non fu. Pechino tenne un volume molto basso e le incursioni di droni si interruppero.
Stavolta, invece, dopo il rammarico iniziale si è passati alla controffensiva. Il portavoce della Difesa cinese, Tan Kefei, ha dichiarato che la Cina «si riserva il diritto di prendere le misure necessarie per affrontare situazioni simili».
Il pensiero corre subito alle numerose manovre aeree e navali americane nei pressi delle due zone a più alta tensione del Pacifico: lo Stretto di Taiwan e il mar Cinese meridionale. Già lo scorso dicembre, un aereo da ricognizione statunitense ha rischiato di scontrarsi con un caccia cinese sul mar Cinese meridionale. Dando vita ad accuse incrociate. Il rischio, secondo alcuni analisti, è che le possibilità di un incidente aumentino. Nonostante, dietro le accuse incrociate, in molti sono convinti permanga la volontà di dialogo. E, vista la gestione della vicenda del pallone, il timore è che un incidente più grave possa portare a conseguenze imprevedibili.