VORREI (MA NON POSSO) CAMBIARE LAVORO
Un lavoro non basta più. Desideriamo un «bel lavoro». Che ci soddisfi, che abbia un senso e con un capo in grado di riconoscere il valore di quello che facciamo. Certo, conta anche lo stipendio. Ma lavorare non è più solo un’occasione per guadagnare soldi. Ammesso, poi, che quei soldi siano sufficienti.
Sogni e speranze Su Linkiesta abbiamo fatto un’interessante chiacchierata con Alfonso Fuggetta, docente di informatica al Politecnico di Milano, che ha scritto il libro “Un bel lavoro. Ridare significato e valore a ciò che facciamo” (Egea), in cui passa in rassegna le dieci caratteristiche che fanno di un lavoro un «bel lavoro». Dal dinamismo alla possibilità di imparare, dal metodo al riconoscimento, non solo economico.
- Sembra uno sfizio di troppo per un Paese come l’Italia che soffre di skill mismtach e salari bassi. Dove da un lato c’è chi non trova lavoratori e dall’altro c’è invece chi non trova un lavoro ma lo vorrebbe. Diviso tra chi si può permettere gli scrupoli valoriali sull’azienda con cui fare il colloquio e chi invece considera un miraggio anche solo un contrattino di pochi mesi.
«La mia generazione cercava un modo per essere indipendente e si accettava di tutto piuttosto che non fare niente. Oggi si cerca di più la soddisfazione personale, anche per via del benessere generale accresciuto», dice Fuggetta. Ma non tutti «possono permettersi il bel lavoro, accettando offerte anche se non sono ben pagate o in linea con le proprie aspettative».
Il bel lavoro che non c’è Bisogna capire però come si combina questa spinta al «bel lavoro» delle nuove generazioni con il debole tessuto produttivo italiano, fatto di troppe piccole imprese che fondano la propria sopravvivenza giocando proprio al ribasso sulla qualità e il costo del lavoro.
«In Italia abbiamo aziende mediamente troppo piccole e, in generale, non si innova a sufficienza e di conseguenza si producono pochi lavori di qualità», dice Fuggetta. Il problema è che «dal punto di vista manageriale continuiamo a pensare che l’unica strategia sia quella di ridurre i costi. La produttività e la sopravvivenza di molte aziende viene fatta dipendere dalla compressione dei costi e non dalla qualità del lavoro».
Eterne startup Eppure troppe aziende italiane funzionano proprio così, come se fossero eterne startup, dove tutti lavorano oltre misura. «Nel livello “initial” di un’azienda, tutto funziona senza processo e senza una struttura organica. Si basa tutto sull’impegno e la buona volontà delle persone», spiega Fuggetta. «Questo livello non a caso è anche detto “heroic”, con la gente che si fa il mazzo per far funzionare le cose».
Siamo lavoratori, non eroi, dice Fuggetta. «Non dobbiamo essere quelli che si fanno il mazzo, dobbiamo essere dei professionisti in un’azienda organizzata. Il che richiede investimenti, tempo, competenze, capacità, voglia di cambiare. È questo quello che ci blocca. Magari le aziende vanno bene, poi chiedi “Come siete organizzati?” e si scopre che stanno in piedi solo grazie a stipendi bassi, contratti irregolari e iperlavoro dei dipendenti».
La fuga Forse è per questo che, davanti al desolante panorama italiano, come fenomeno contrario si affievolisce sempre più l’identificazione con il lavoro.
- Secondo i nuovi dati Censis, per il 64 per cento del campione il lavoro serve solo per avere uno stipendio. Lo pensa, in particolare, il 69,7% dei giovani. E questa percezione è inversamente proporzionale al titolo di studio e quindi alla qualità del lavoro stesso.
- Non è un caso che il 46,7 per cento del campione cambierebbe lavoro se potesse. Se il mercato fosse aperto e dinamico e ci fossero più occasioni da giocarsi. Di questi, oltre il 50,4% è composto da giovani, il 45,8% da adulti e solo il 6,3% da anziani.
Insofferenti Un’irrequietezza diffusa verso il proprio lavoro che, con intensità diversa, coinvolge i tanti e diversi protagonisti del lavoro in Italia. Le ragioni sono molteplici, tra carriere poco stimolanti, retribuzioni poco gratificanti, ridotta rilevanza della qualifica e, anche, paure sulla instabilità della propria occupazione.
«Solo una potente ri-motivazione al lavoro, da ricostruire con opportune scelte nelle aziende, potrà fronteggiare la perdita di priorità del lavoro nelle gerarchie soggettive delle persone», scrive il Censis.
MIA O IL NUOVO REDDITO DI CITTADINANZA
Dovrebbe chiamarsi Mia, ovvero Misura di inclusione attiva. Il nuovo reddito di cittadinanza del governo Meloni sarebbe in dirittura d’arrivo. Nel giro di un paio di settimane, la ministra del Lavoro Marina Calderone dovrebbe portarlo in consiglio dei ministri.
Come funzionerà:
- Dovrebbe essere abbassata la soglia Isee e modificata la scala di equivalenza che oggi penalizza le famiglie numerose.
- Per i non occupabili, non dovrebbe cambiare moltissimo.
- Per gli occupabili l’assegno potrebbe scendere a 375 euro.
- Gli occupabili devono sottoscrivere un patto personalizzato nei centri per l’impiego. Calderone lo ha chiamato “patto di attivazione digitale”, perché si parla ancora una volta della creazione di una piattaforma nazionale per incrociare domanda e offerta di lavoro.
- La riforma, oltre ai centri pubblici, coinvolgerà le agenzie private del lavoro che incasseranno un incentivo per ogni persona occupabile per la quale riusciranno a ottenere un contratto, anche a termine o part time. Basterà rifiutare una offerta congrua per decadere dalla prestazione. L’ offerta verrà ritenuta congrua se in linea con la profilazione della persona occupabile e se la sede di lavoro sarà nell’ambito della provincia di residenza del beneficiario o delle province confinanti.
- Per scoraggiare il fenomeno dei percettori del sussidio che lavorano in nero, la norma introdotta con l’ultima legge di bilancio che consente ai titolari del reddito di cumulare l’assegno con redditi da lavoro stagionale o intermittente fino a 3mila euro l’anno verrà estesa a tutti i tipi di lavoro dipendente.
I quattro mori In questo disegno, un ruolo cruciale dovrebbe avercelo ancora una volta l’Anpal, Agenzia nazionale politiche attive del lavoro. La ministra Calderone ha cancellato per decreto il cda dell’agenzia a soli otto mesi dalla nomina di Cristina Tajani (Pd) alla presidenza. Al suo posto, c’è in pole position il concittadino e amico della ministra Massimo Temussi, indicato pure da Fratelli d’Italia come possibile candidato di centrodestra alle prossime regionali in Sardegna. I sindacati hanno chiesto un incontro urgente a Calderone.
- Intanto Il Fatto Quotidiano ha fatto pure un’indagine sugli studi universitari della ministra.
IL POLSO DEL PAESE
Dove sono finiti i giovani Il 2023 parte con l’arretramento del lavoro per i giovani italiani. I dati Istat di gennaio dicono infatti che, a fronte di un aumento complessivo degli occupati di 35mila unità, per gli under 35 in un mese si contano 39mila posti in meno. Su questi dati incidono molto anche le dinamiche demografiche: secondo i dati Censis, tra il 2012 e il 2022 gli occupati fino a 34 anni sono diminuiti del 7,6% tra la forza lavoro. Aumentano i contratti stabili, diminuiscono quelli a termine, ma potrebbe essere anche per effetto dell’uscita dalla cassa integrazione.
- In Italia mancano quattro lavoratori su dieci: così si perdono 15 miliardi di Pil.
Cercasi stranieri Secondo gli imprenditori italiani, servirebbero almeno 200mila lavoratori stranieri. Tanti ne hanno chiesti in occasione del decreto flussi 2021. Il ministro Lollobrigida ha parlato addirittura di 500mila (a patto che prima gli stranieri siano disposti a studiare lingua e costumi italiani). Il governo prepara un decreto flussi per 100mila regolarizzazioni, ma non basteranno.
Crescita Nel quarto trimestre 2022, il Prodotto interno lordo è diminuito dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti ed è cresciuto dell’1,4% confrontandolo con lo stesso periodo del 2021. Conta il rallentamento dei consumi.
CONTRATTI
Allo sportello I bancari non hanno più un solo contratto. I modelli di business diversi chiedono modelli organizzativi su misura. È così che è nata la revoca da parte di Intesa Sanpaolo del mandato per la rappresentanza sindacale all’Abi, per gestire in autonomia la propria partecipazione alla contrattazione. L’adesione all’associazione resta però confermata. Il contratto dei bancari, dopo due rinvii, scadrà il prossimo 30 aprile.
Previsioni grigie Si è tenuto il primo incontro tra il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e i sindacati sulla questione dei rinnovi contrattuali. Ma la legge di bilancio non ha stanziato risorse, se non per l’indennità di vacanza contrattuale. Il ministro ha parlato di 450mila nuove assunzioni entro il 2025.
RISPARMI
Il nuovo collocamento del Btp Italia prende il via oggi, lunedì 6 marzo, in uno scenario di mercato diverso dall’emissione dello scorso novembre. L’ultima rilevazione dell’Istat indica che a febbraio l’inflazione in Italia si è attestata al 9,2%, un livello elevato ma più basso dall’11,8% di ottobre. Se i prezzi rallenteranno, nel tempo quindi renderà meno di quanto appaia oggi. È previsto un premio fedeltà dell’8 per mille per coloro che lo acquistano all’emissione e lo detengono fino a scadenza, il 14 marzo 2028.
- Fino a mercoledì il collocamento è riservato ai risparmiatori individuali, mentre da giovedì ci sarà spazio per gli istituzionali.
QUESTIONI APERTE
Duello sulla rete Il consiglio straordinario di Cdp ha approvato la proposta non vincolante per rilevare la rete di Telecom Italia, mettendo sul piatto 10,3 miliardi di capitale, per una valutazione che valorizza l’infrastruttura 18 miliardi, due in meno dell’offerta di Kkr ma le condizioni sarebbero considerate migliorative. La proposta è stata avanzata insieme al fondo australiano Macquarie, che detiene anche anche il 40% della rete rivale di Open Fiber, dove il restante 60% è in mano alla stessa Cdp.
- La proposta di Kkr sarebbe subito efficace, mentre quella della Cdp dovrebbe passare dal via libera dell’Antitrust Ue, che richiede tempi lunghi.
Mattone Il Superbonus e gli altri bonus edilizi hanno peggiorato più del previsto i conti pubblici negli ultimi tre anni. L’Istat ha stimato che il rapporto tra deficit e Pil è stato nel 2022 dell’8 per cento, contro il 5,6 previsto. La decisione di Eurostat di considerare i crediti dei bonus come «pagabili» è una boccata d’aria per il Paese, che potrà investire più risorse nei prossimi anni. Con il rischio, però, di peggiorare ulteriormente lo stato dei conti pubblici.
- Secondo Giorgetti, il Superbonus era ormai una droga per l’economia italiana ma ora va trovata una soluzione sui crediti incagliati. Banche e assicurazioni si sfilano dall’invito del governo di assorbire 19 miliardi di crediti da cedere.
Spiagge Resta da risolvere anche la questione delle concessioni balneari dopo i rilievi di Mattarella sul rinvio delle gare. In Europa, Spagna e Portogallo si sono attirate, come l’Italia, una procedura d’infrazione, ma nel resto dell’Unione si sono messe in moto le riforme per recepire la Direttiva Bolkestein e le gare si fanno.
Pnrr Domani sono previste le audizioni di Fitto e Giorgetti anche per approfondire il passaggio di competenze sul Piano nazionale di ripresa e resilienza dal Mef a Palazzo Chigi.
Sulla ciminiera Quattro operai si sono asserragliati a cento metri di altezza sulla ciminiera dell’impianto Kss della Portovesme srl a Portoscuso, nel Sulcis, temendo per la perdita dei posti di lavoro a causa dell’aumento del costo dell’energia. Dopo quattro giorni, hanno deciso di interrompere la protesta. Un vertice al Mise si è chiuso con l’indicazione di una road map per individuare una soluzione strutturale. Ma sono vent’anni che la politica prende in giro il Sulcis.
COSE DI LAVORO
Senza voce L’Associazione nazionale dei doppiatori ha prolungato lo sciopero indetto il 21 febbraio fino al 7 marzo. Si richiede sia il rinnovo del contratto collettivo, fermo al 2008, sia una regolamentazione dei ritmi di lavoro. In più, si fa riferimento alla «minaccia» dell’intelligenza artificiale: «Le voci italiane di tanti famosi attori stranieri come Julia Roberts o Leonardo Di Caprio possono essere riprodotte».
Accade nel 2023 Joe Biden ha presentato un piano per contrastare lo sfruttamento del lavoro minorile negli Stati Uniti. La decisione è stata presa in seguito all’aumento degli abusi che coinvolgono soprattutto gli immigrati. Nel 2022 il dipartimento del lavoro ha registrato una crescita del 69 per cento dei minori sfruttati rispetto al 2018: le aziende coinvolte sono state 835, che hanno fatto lavorare illegalmente più di 3.800 minori.
Dimmi chi sei Con il boom del lavoro ibrido, i datori di lavoro ricorrono sempre più ai test della personalità, che misurano il modo in cui i dipendenti pensano e si sentono in azienda. Ma i test non sono sempre aggiornati, racconta il New York Times.
Che ne pensate?
Per oggi è tutto.
Buona settimana,
Lidia Baratta
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