Punire le atrocitàIl tribunale dell’Aia è pronto a condannare la Russia per i crimini di guerra

Secondo le fonti del New York Times, il Cremlino dovrà presto rispondere degli attacchi deliberati alle infrastrutture civili e delle migliaia di bimbi e ragazzi deportati nei campi di “rieducazione”

AP Photo/Darko Vojinovic

L’imputazione è crimini di guerra. Il Tribunale penale internazionale è (finalmente) pronto ad aprire due casi contro i russi coinvolti nelle atrocità commesse in Ucraina. Per i responsabili sarà spiccato un mandato d’arresto. Il Cremlino dovrà rispondere delle deportazioni di bambini e adolescenti, costretti alla «rieducazione», e di aver deliberatamente bombardato le infrastrutture civili dell’Ucraina. Lo rivela il New York Times, da fonti interne alla Corte con sede all’Aia, in Olanda.

La svolta arriva dopo mesi di lavoro sul campo da parte di una squadra investigativa speciale, incaricata di raccogliere le prove. Se quanto scrive il giornale americano sarà confermato, il procuratore capo Karim Khan dovrà prima sottoporre le accuse ai magistrati in una sorta di udienza preliminare, che verificherà ci siano le basi per emettere gli ordini di cattura. Alla richiesta di una conferma, l’ufficio del magistrato ha risposto così al Times: «Non discutiamo pubblicamente i dettagli sulle indagini in corso».

Un’ipotesi è che venga incriminato il mandante dell’invasione, Vladimir Putin. La Corte, infatti, non riconosce l’immunità ai capi di Stato nei casi su crimini di guerra, contro l’umanità o genocidio. La possibilità e i tempi di un processo restano però un’incognita, perché il tribunale richiede la presenza dell’imputato e non è verosimile che la Russia consegni i suoi comandanti e ufficiali.

Da mesi, le indagini internazionali e quelle ucraina hanno documentato i crimini di guerra delle truppe della Federazione. Solo Kyjiv, attraverso il magistrato Andriy Kostin, ne ha denunciati più di sessantacinquemila dall’inizio del conflitto. Per la prima accusa, la rieducazione coatta, sono state le stesse autorità russe ad ammettere l’esistenza del programma, che spacciano per una missione umanitaria. È accertato il trasferimento illegale di più di seimila minorenni in quarantatré strutture, ma secondo gli ucraini in totale i rapiti sarebbero oltre sedicimila.

Anche nel secondo caso, è la cronaca degli scorsi mesi a inchiodare i comandi militari. La scriteriata guerra totale contro la popolazione ucraina ha colpito acquedotti e centrali elettriche, che non sono considerati – né considerabili – obiettivi bellici leciti. In particolare, l’amministrazione americana disporrebbe di materiale secretato, ma non è ancora certo se o quando la Casa Bianca accetterà di trasmetterlo ai giudici (per non aprire un precedente, pare, per le presunte violazioni degli Stati Uniti nei teatri di guerra dell’ultimo trentennio).

In passato, ci sono voluti mesi prima che la revisione delle accuse si traducesse nei mandati d’arresto. Kyjiv non fa (ancora) parte del Tribunale, ma le è riconosciuta giurisdizione sul suo territorio. Più di quaranta Paesi hanno chiesto all’Aja di intervenire. La situazione in Ucraina, dove centinaia di cittadini della nazione in armi continuano a morire per respingere gli attacchi brutali e ostentatamente irrispettosi del diritto internazionale della Russia, dovrebbe essere un incentivo a sveltire le lungaggini burocratiche.

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