«Morire per Danzica?» fu il titolo di un editoriale apparso il 4 maggio del 1939 sul periodico francese L’Œuvre. Con questa domanda sibillina, l’autore, il deputato socialista e pacifista Marcel Déat, scoraggiava l’opinione pubblica del proprio Paese a sostenere un’eventuale difesa armata della città Polacca, all’epoca sotto scacco della Germania di Hitler per via del suo ambito sbocco marittimo.
Pochi mesi dopo, Danzica sarebbe stata invasa dalla Germania nazista. Circa un anno dopo, Déat sarebbe stato ministro sotto Vichy, il governo collaborazionista che si schierò al fianco di Hitler dopo l’invasione tedesca della Francia. Quanto alla guerra che devastò il Vecchio Continente, sappiamo tutti come andò.
Oggi il contesto Europeo è ben diverso, ma la Polonia continua a essere un luogo strategicamente centrale per i suoi destini. Nei rapporti internazionali il paese assume un ruolo chiave nella risposta europea alla guerra condotta dalla Russia, non solo facendo da pungolo con i vicini tedeschi perché aumentino il sostegno militare all’Ucraina, ma anche supportando attivamente la proposta di adesione all’Unione europea del governo ucraino, probabilmente forte della propria memoria storica e dei benefici che l’integrazione europea può portare alla ripartenza di un paese ex sovietico.
Guardando invece a quanto accade nella politica domestica, la Polonia diventa un luogo cruciale per l’Unione europea rispetto alle sfide che il suo governo pone allo Stato di diritto, dalla questione dell’indipendenza della magistratura a quella dell’aborto, per citare alcuni dei nodi su cui il Parlamento Europeo e la Corte Giustizia Europea sono intervenuti negli ultimi anni per stigmatizzare le leggi polacche.
Eppure si tratta anche di un Paese che può contare su una vivace società civile, con decine di proposte per affrontare aspetti vitali della democrazia liberale e dell’accertamento dei diritti individuali: proprio sul diritto delle donne a un accesso sicuro all’aborto, messo in dicussione da una legge liberticida, la rete civica Women Strike in Polland ha raccolto più di duecentomila firme.
È dal contrasto tra l’inadeguatezza del governo e dalle spinte propulsive della società civile polacca, prende le mosse la scelta di Eumans, movimento Paneuropeo di iniziativa popolare fondato da Marco Cappato, e dell’organizzazione European Alternatives, di tenere in Polonia, a Danzica, un «summit dei cittadini», dopo che Eumans aveva già tenuto a Varsavia il suo Congresso lo scorso anno.
Certo non è una novità che esistano pezzi di società civile molto più avanti delle classi dirigenti rispetto alla capacità di attivarsi per difendere o conquistare diritti e riforme nell’interesse collettivo, come la realtà polacca dimostra.
Ma la vera sfida che il Summit Civico al via dal 17 al 19 marzo vuole raccogliere sotto il titolo “Democrazia, Ecologia e Libertà. Oltre i Confini: per un piano di governo paneuropeo”, è quella di innescare questa dinamica a livello continentale: lanciare dunque sulle grandi urgenze del nostro tempo una grande mobilitazione civica per dimostrare che a fronte dell’immobilismo di un processo di integrazione europea ormai ingessato da troppi decenni, esiste invece un popolo europeo in grado di attivarsi e chiedere vere politiche transanzionali, che produrrebbero un vero salto di qualità per le istituzioni dell’Unione europea.
E così, ad esempio, chi parteciperà al summit di Danzica, discuterà di un pacchetto di iniziative popolari paneuropee che va dall’introduzione di un reddito di base in tutta Europa, all’introduzione di una carbon tax finanziata dalla riduzione delle tasse sul lavoro, all’inserimento di nuovi diritti fondamentali su aborto ed eutanasia; a una proposta di riforma degli strumenti di democrazia stessa a livello europeo, con investimenti nella direzione di maggiore partecipazione civica come l’introduzione di un referendum a livello paneuropeo e il ricorso a nuove assemblee civiche estratti a sorte paneuropee, un metodo che sta dimostrando come cittadini informati, a confronto con esperti, possano spesso proporre riforme coraggiose che la classe politica, schiacciata sul consenso a breve termine, non ha più la forza di realizzare.
Lo strumento attorno al quale la gran parte di queste campagne si strutturerà è quello dell’Iniziativa dei Cittadini Europei: un milione di firme in sette Paesi membri per portare alla Commissione e al Parlamento europeo indicazioni e proposte chiedendo un intervento legislativo in merito.
Il dibattito del summit, aperto alla partecipazione di chiunque anche da remoto, porterà alla definizione del pacchetto di proposte, buona parte delle quali vedranno iniziare la raccolta firme nel prossimo maggio.
«Morire per Danzica?», fu il titolo di un articolo che fece dibattere l’opinione pubblica europea sul destino infelice della città Polacca, preludio di una guerra sciagurata che avrebbe segnato l’intera Europa.
E se invece, ottantaquattro anni dopo, proprio da Danzica arrivasse una nuova spinta vitale per la democrazia europea?